Riccardo Polizzy Carbonelli, alias Roberto Ferri e il mestiere dell’attore

Incontro ravvicinato con il personaggio forse più controverso di Un Posto al Sole

riccardo-polizzy-carbonelliRiccardo Polizzy Carbonelli ha interpretato a lungo il cattivo per antonomasia sulla scena di Un Posto al Sole. Da oltre 10 anni è Roberto Ferri, imprenditore deciso e senza scrupoli che ha attraversato vicende estreme che lo hanno fatto cambiare a seconda della situazione, ma hanno lasciato inalterata un’indole complessa e tendente al male più che al bene. Ha avuto un amore altalenante con Eleonora Palladini, dopo la sua morte si è legato a Marina. Attualmente è il marito di Greta che ha conquistato sostenendola in un periodo di cecità. Ha due figli, con entrambi i rapporti sono piuttosto complicati, il maggiore è Filippo, il più piccolo Sandro. Per amor loro Ferri ha deciso di cambiare.

Inizierà ad essere come il figlio Filippo, paladino della giustizia sociale?

Sostiene Filippo in questa sua avventura, sebbene non perde la sua malizia. Ferri è un cattivo che si redime, poi torna a mostrare lati oscuri.

Come è invece Riccardo?

A me piace l’uomo che si ravvede. La parte più bella di Roberto Ferri è quella che mostra dopo  aver profuso grande cattiveria, quando si ravvede. Ma non per l’eternità. Mi piacciono le persone che si pongono dei dubbi, cercano delle soluzioni per migliorare sia caratterialmente sia dal punto di vista lavorativo. C’è chi non ha mai dubbi, come alcuni personaggi…Ma è un po’ stolto, diventa un’icona.

È difficile interpretare il ruolo del cattivo per tanto tempo?

È chiaro che in 10 anni mi sono capitate cose che ci vorrebbero quattro vite per vivere: rapimenti, sequestri, stupri, sparatorie, la perdita della memoria. La serialità permette di creare delle onde, dei cambiamenti, quello che avviene nella vita. E come nella vita ci sono momenti di stanchezza: bisogna amare tantissimo questo lavoro per rinnovarsi sempre.

Ferri si redime soprattutto per i figli?

Soprattutto in questo periodo sì, vuole lasciare qualcosa di sé ai figli perché si è reso conto che il combattere sempre, avere tanti nemici toglie energia alle cose più importanti. Lui ce la metterà tutta per mantenere questo patto, ma avrà poi nuove situazioni che lo faranno irrigidire. 

È sempre così sdoppiato tra Marina e Greta?

Sono due donne importanti: una che fa parte del passato, anche quello più negativo di Ferri, Greta rappresenta un po’ il riscatto di un uomo non più giovane. Ma questo non fa la differenza visto che siamo abituati anche ad altro, infatti i due hanno solo 10, 15 anni di differenza.

Roberto Ferri è stato quello che è stato più vicino a Greta  quando era cieca… Questo significa che l’amore cambia le persone?

Io ho sempre sostenuto che Roberto Ferri fosse interessato anche quando sosteneva Greta. Io penso che l’amore possa cambiare le persone, ma bisogna predisporsi all’ ascolto dell’altro, perché se non c’è ascolto non c’è ripensamento o crescita.

Come è stato lavorare a Napoli? 

È stato piuttosto un ritorno alle origini. Tutte le cose più importanti della mia vita hanno a che fare con Napoli. Ho fatto il militare a Caserta. Negli ultimi anni mio nonno materno fece il direttore di banca a Caserta, perciò ricordo i miei primi natali a Napoli e meravigliosi Capodanni con i botti e i fuochi.   

Come è il rapporto con gli altri attori?

Poiché sono arrivato anni fa ho subito socializzato con gli attori della “prima repubblica”, quella dei primi meravigliosi 5 anni. Devo molto agli apripista: Patrizio Rispo, Marzio Honorato, Maurizio Aiello, Gianguido Baldi, Adele Pandolfi, tutte persone senza le quali non avremmo avuto questo successo. Come tutti i condomini il rapporto è civile, cordiale e garbato se non c’è una grande simpatia, mentre ci frequentiamo molto di più con le persone con cui recitiamo, con quelli di età ed esperienza simili. Ci sono dei giovani che arrivano e pensano di andare in scena senza studiare e questo non mi piace e talvolta rende difficile il lavoro degli altri attori. Io studio ancora molto. Interpretare senza studiare  può essere un punto di arrivo per professionisti che hanno lavorato per anni con il metodo tradizionale di imparare a memoria la parte e lavorarci a casa, non certo per chi è alle prime armi.

Alessandra del Giudice 

9 gennaio 2012

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