Da attore a regista di Un posto al sole

Francesco Vitiello racconta la sua carriera professionale.

francesco-vitielloDa Un posto al sole ad Un posto al sole, passando per il teatro, il cinema e il video. Francesco Vitiello ha scelto di non restare incollato al simpatico personaggio di Diego che pure gli ha dato la fama e di realizzare il suo sogno: passare dall’altra parte della camera. La fiction di Rai 3 per lui è una palestra, intanto con la web serie Soma si è aggiudicato prestigiosi premi internazionali e sogna il cinema.

Come sei entrato nel mondo di Un posto al sole?

Fu una coincidenza, io e mio fratello avevamo già fatto delle pubblicità così l’agente che ci seguiva ci invitò a partecipare al provino per Un posto al sole, ci disse anche che cercavano ragazzi più grandi di me così io che avevo 13 anni accompagnai mio fratello maggiore. Ma il responsabile casting di allora, Peter Cottino insistette che facessi anche io il provino e mi prese.
Io ho studiato teatro fin da piccolo perché mia madre aveva la vocazione per il teatro e anche se lei non lavorava in quest’ambito ha provato a trasferirci la sua passione.

Cosa ti ha dato Un posto al sole?

Un posto al sole dà la possibilità enorme di sperimentare situazioni diversissime e diversi aspetti del personaggio che interpreti. Lui cresce con te, tu lo coltivi e ti coltiva, ti nutre. Inoltre essendo una fiction low cost legata a tempi di produzione veloci, la rapidità a cui si è costretti a girare ti permette di riuscire a trovare le sfumature in modo molto veloce, anticipando le richieste del regista. Questo è anche il suo limite: proprio per il tempo, raramente si riesce andare in profondità nei personaggi. La fiction ti abitua a fermarti al primo strato di una ricerca più profonda, cosa che invece il teatro e cinema richiedono.

E’ per questo che ne sei uscito?

La prima volta sono andato via per scelta dopo 1 anno, la seconda volta per un problema di salute. Ma non sono tornato indietro sui miei passi perché volevo fare altre esperienze anche formative: infatti dopo essere andato via ho frequentato la Scuola di teatro diretta da Carlo Cerciello e ho avuto l’opportunità di lavorare in teatro con Benedetto Sicca che in Frateme mi ha scortato alla ricerca profonda del personaggio.
Allo stesso tempo volevo dare una forma alla mia antica passione per la scrittura e la regia e poiché in fondo sono pigro ho capito che non posso fare tutto e devo concentrare le energie.

Come sei passato dall’altra parte della camera?

Il primo corto l’ho girato a 17 anni, certo se lo guardo adesso mi sembra poco professionale (scherza Francesco). Erano anni che pensavo di mettere insieme un gruppo di scrittura e regia per la realizzazione di corti: lavorare insieme è molto stimolante.
Quando recitavo in Un posto al sole ho incontrato Fabio Paladini, e Dario Sardelli appena usciti dal centro sperimentale Rai, venuti per uno stage di scrittura seriale nella fiction. Abbiamo iniziato a lavorare insieme e ci siamo testati, a noi si è aggiunto Davide Devenuto e tutti insieme abbiamo provato a realizzare una web serie. Da questo nasce “Soma” un triller fantascientifico Sci-fi per il web in 4 episodi. Con Soma è nata anche la nostra casa di produzione Malatestafilm. (http://www.webseriestv.it/soma-la-serie)

Soma è un prodotto molto apprezzato dalla critica…

Soma affronta il tema ecologista, è ambientato a Roma e nel Sannio. Abbiamo avuto grande interesse del pubblico con oltre centomila visualizzazioni, ma la soddisfazione più grande è arrivata con i premi internazionali che ci hanno conferito. Al festival LAWebFest di Los Angeles, Soma è stata, unica italiana, tra le dieci serie selezionate tra quasi duecento per la Grand Prize Selection ed ha collezionato quattro riconoscimenti nella sua categoria: regia, produzione, colonna sonora e sound design. Inoltre abbiamo vinto il REMI Award al Worldfest di Houston in Texas, un importante festival del cinema indipendente.

Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Stiamo lavorando alla seconda stagione di Soma, con più episodi, più brevi e a un’altra serie web che prende spunto da personaggi che vivono solo attraverso i social network. La sfida è quella di riuscire a fare prodotti di qualità e allo stesso tempo avere la stessa viralità che hanno i video commerciali. In Italia si fanno tante belle cose, ma non c’è innovazione, i temi affrontati sono sempre gli stessi. All’estero c’è più libertà di trattare argomenti e temi che qui ci sogniamo. Vogliamo continuare a fare le cose che avremmo voluto fare e vedere nella tv italiana per un pubblico simile a noi. Poi, speriamo, arriverà il cinema…

Come è fare il regista in Un posto al sole?

Un posto al sole è un’ottima palestra. Tuttavia è difficile far sentire la differenza nella regia in una macchina così rodata, dove c’è il rispetto di un codice semplice, preciso, senza fronzoli, a servizio della narrazione. Io cerco di metterci del mio lavorando sulle sfumature dei personaggi. In Un posto al sole ci sono tanti registi, ognuno dei quali fa un blocco che equivale a una settimana di messa in onda ovvero a 4 settimane di lavoro: una di preparazione, una per girare gli interni, una per girare gli esterni e una per il montaggio. Quel blocco va in onda magari dopo un anno. Questa settimana sto girando il blocco di puntate che andranno in onda a giugno.

C’è un tema sociale che vorresti raccontare e non è stato ancora trattato?

Un posto al sole è riuscito a toccare in profondità le corde del pubblico proprio grazie all’attenzione per il sociale anche se non si sottrae alla linea comedy. Ha affrontato tutti i temi possibili. Più che un tema in particolare, se dipendesse da me, cercherei di vedere alcuni temi sotto una luce diversa. Mi piacerebbe parlare dei limiti e della genialità della città senza condannarla, approfondendo le ragioni storiche dei suoi problemi.

A questo proposito cosa pensi della polemica del “dopo Gomorra” sull’affrontare o meno la camorra in tv?

Il Gomorra di Garrone è stato molto azzeccato, c’era uno sguardo quasi documentaristico. Le fiction per loro natura semplificano tutto, rappresentano i personaggi come macchiette, e credo sia quasi pericoloso raccontare la camorra in questo modo. Tornando al discorso storicistico, credo che non si possa parlare della camorra senza parlare dell’inefficienza delle istituzioni, di un popolo che ha perso la bussola, della cronicità dei problemi del Mezzogiorno. Malgrado le grandi potenzialità, l’intelligenza, i talenti al sud vengono mortificati e le persone migliori sono state costrette ad andare via.

Anche tu sei andato a vivere a Roma, credi che a Napoli i giovani non possano realizzare i propri sogni?

Io amo Napoli, quando vengo mi sento a casa: i colori, l’architettura, i profumi e i sapori sono quelli che mi hanno cresciuto, ma se ci resto troppo tempo non resisto. Non riesco a farmi scivolare addosso le piccole prepotenze, l’ignoranza e l’aggressività di alcuni gesti. Credo sia difficile fare ciò che si vuole, ma non sono così pessimista. Penso ai theJackal che vivono a Napoli e realizzano video simpaticissimi, serie per il web eccezionali, e fanno di questa attività il loro lavoro. Certo sono casi di eccellenza, ci vuole molta bravura e anche molto coraggio.

In futuro pensi di tornare a recitare in Un posto al sole?

Fare l’attore in Un posto al sole è totalizzante, sono felice di potere tornare nella famiglia della fiction, ogni tanto come regista, ma sono felice di avere la libertà di fare altro.

Alessandra del Giudice

Francesco Vitiello nato a Torre del Greco, il 15 agosto 1981 è entrato nel mondo dello spettacolo a 5 anni con la pubblicità, debutta, all'età di 15 anni, come attore in Un posto al sole, dove, dal 1996 al 2002 e poi dal2006 all'8 aprile 2009, interpreta il ruolo di Diego Giordano.
Dopo il debutto televisivo, tra il 1997 e il 1998 lavora in teatro ne I veri figli di Filumena MCorpus Cristi e Se cantar mi fai d'amore, tutti per la regia di Enrico Maria Lamanna; nel 2002 recita ne Il letto, regia di Pino L' Abbate, e nel 2004 ne La capra, ancora una volta diretto da E. M. Lamanna.
Per la televisione ha lavorato anche nella serie tv di Canale 5, Distretto di Polizia 4 (2003), regia di Monica Vullo e Riccardo Mosca, in cui ha interpretato il ruolo dell'agente scelto Corrado Esposito.
Sul grande schermo è apparso nei film: Capo Nord (2003), regia di Carlo Luglio, Nemici per la pelle, opera prima di Rossella Drudi, e Viva Franconi, regia di Luca Verdone, entrambi del 2006, e Liberarsi - Figli di una rivoluzione minore (2008), regia di Salvatore Romano. Nel 2012 torna a Un posto al sole curando la regia di alcuni episodi. È tra gli ideatori della serie web SOMA - La Serie.

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