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Martedì 23 Aprile 2024




“Nella vita non mi potrei mai innamorare di Manuela”

Luca Turco racconta in cosa si distacca da Niko.

luca-turcoAveva 9 anni quando ha vestito i panni di Niko la prima volta, da allora non li ha tolti più, eppure Luca Turco rispetto al figlio adottivo della famiglia Poggi, è un ragazzo molto più maturo dei suoi 22 anni. Umile e onesto si immedesima nei suoi coetanei alle prese con i problemi di una vita “normale”. Romantico e riservato, ha una particolare sensibilità sociale anche perché ha vissuto in prima persona esperienze familiari di grande sofferenza.

Ricordi il tuo battesimo in Un posto al sole?

Un regista teatrale cercava un bambino che recitasse nella scuola che frequentavo a Torre del Greco, il mio paese natale. I miei genitori un po’ timorosi e mi accompagnarono prima ad un provino per La Squadra, e poi ad uno per Un posto al sole. Dopo un mese fui scelto per interpretare Niko. All’epoca non avevo fatto esperienze di teatro, l’ho presa come un gioco, solo con il tempo ho iniziato a viverlo come un lavoro e con maggiore responsabilità.

In cosa somigli al personaggio che interpreti?

I personaggi storici della fiction, tendono a somigliarci in qualcosa, perché gli scrittori si ispirano agli attori che li interpretano. Tuttavia caratterialmente io e Niko siamo diversi: il mio personaggio è poco diffidente, io lo sono: non do’ tutto l’affetto a chiunque, ho bisogno di conoscere bene le persone per lasciarmi andare. Io credo nell’amore e sono fedele, lui non lo è sempre stato. Da questo punto di vista molti miei amici sono più volubili come Niko, io mi sento più l’eccezione. A 19 anni pensavo già ad andare via di casa, ad allontanarmi da Torre del Greco per respirare un’aria diversa.

Avere una professione ben definita e una situazione economica tranquilla rispetto a tanti coetanei ti fa sentire “diverso”?

Mi sento molto fortunato, come tutti i ragazzi che lavorano: posso fare quello che voglio ed essere indipendente. Grazie al mio lavoro sono andato a vivere a Roma con la mia fidanzata con cui sto insieme da 4 anni. Ho scelto Roma perché la mia ragazza è di Roma e perché la città è più organizzata di Napoli.
Faccio una vita diversa dai miei coetanei perché posso fare un’uscita in più, portare la mia ragazza a cena fuori una volta in più. Ma non mi sono mai montato la testa per il successo, faccio un lavoro come un altro. Le persone che mi conoscono mi dicono che non mi “atteggio”infatti credo che le persone intelligenti non lo fanno.

Eppure oggi tanti giovani hanno la febbre del successo…

Questo problema è figlio dei nostri tempi. In un momento in cui non si trova lavoro e i ragazzi sono costretti a stare in casa, i protagonisti del Grande Fratello e le veline diventano degli idoli, sono lo stereotipo del successo, della popolarità, dei soldi. Emblematico è “Reality” il film di Garrone che parla di un uomo già più adulto che butta all’aria la sua vita in nome del successo. Io credo che la serenità economica sia importante, ma solo perché ti può aiutare ad affrontare le difficoltà della vita. Provengo da una famiglia umile, che mi ha insegnato i valori principali della vita: la salute, l’amore vengono prima di tutto.

Anche trovare un lavoro “normale” oggi non è facile, cosa diresti ai giovani?

Certo, lo vedo a partire da mio fratello che è poco più piccolo di me, ha finito la scuola e vorrebbe lavorare per pagarsi gli studi universitari, ma ha difficoltà a trovare un’occupazione e così tanti miei amici che non possono concludere gli studi e prendono un anno sabatico per mettere da parte un gruzzoletto che gli consentirà di pagarsi gli studi. Credo che bisognerebbe abbassare le tasse universitarie e non cambiare i libri ogni anno altrimenti l’Università diventa inaccessibile ai ragazzi che non sono ricchi di famiglia. Ad esempio la mia ragazza che viene da una famiglia umile, fatica a comprare i libri universitari che sono carissimi. Ai giovani direi di non vedere sempre la parte negativa, e che studiare è l’unica arma per uscire dalla crisi.

Hai iniziato a lavorare giovanissimo, i tuoi come l’hanno presa, somigliano in qualche modo alla famiglia Poggi?

I miei genitori mi hanno sempre sostenuto e hanno fiducia in me forse perché  sono responsabile e la fiducia me la sono guadagnata nel tempo al contrario di Niko che talvolta si fa trasportare dagli eventi, trascurando le cose importanti come lo studio. Forse anche per questo Renato Poggi è così pesante, ansioso e pignolo.

Nella vita ti innamoreresti di una ragazza come Manuela o piuttosto di un tipo più simile a Rossella?

Non mi potrei mai innamorare di una ragazza come Manuela: sbandata, che non sa quello che vuole, a volte aggressiva.  La mia fidanzata è una ragazza con  la testa sulle spalle, si è sempre impegnata seriamente per raggiungere degli obiettivi concreti infatti è neolaureata in psicologia del marketing. Si può dire che apprezzerei più una ragazza simile a Rossella, ma la verità è che nessuna ragazza può essere paragonabile alla mia fidanzata. Sono innamorato di lei, e credo che quando ami qualcuno quella persona è unica, non la si ritrova in nessun’altra.

La tua fidanzata è gelosa del tuo lavoro?

Ha imparato a conoscere il mio lavoro. Si fida di me e non è gelosa perché sa che ci amiamo ed è una persona intelligente.

Hai amici con i quali hai legato sul set?

I miei amici più stretti sono fuori dal set: sono quelli che ho scelto e con cui sono cresciuto, poi ho tante conoscenze, ma credo che i veri amici siano pochi.  Sul set ho legato molto con Marzio Onorato, nonostante la differenza d’età: forse perché io sono più grande della mia età o forse perché  lui è ancora piccolo - dice scherzando Luca-. Marzio è un amicone, mi fa ridere sempre ed è un grande attore dal quale imparo tanto.

Nel tempo libero cosa fai?

Mi piace molto la musica, sono appassionato ed esigente in fatto di cinema e di tv e poi sto imparando a cucinare: mia mamma è molto brava e cerco di rubarle dei trucchetti..

Cosa pensi del lato sociale della fiction?

Mi piace molto. La storia di Niko attraversa trasversalmente tanti temi sociali: il padre è albanese, è un ragazzo adottato da un’assistente sociale e anche la sorella adottiva lavora nel Centro di Ascolto. Niko nella fase giovanile ha fatto uso di droga leggera e grazie ai familiari ha capito di sbagliare.
E’ importante fare conoscere i problemi e suggerire delle soluzioni e Un posto al sole in questo è unico: esplicita in modo netto, sincero la realtà, ma cerca di trasmettere anche ottimismo.
Al di là dei temi affrontati, anche noi attori siamo impegnati quali testimonial a promuovere e sostenere le iniziative sociali.

 Ci sono temi sociali che ti sono particolarmente a cuore?

Sono molto sensibile nei riguardi delle famiglie che hanno in casa una persona handicappata o che sta male molto male, come nel caso di un malato di tumore. Si tratta di situazioni sempre durissime, ma per una famiglia povera che non può usufruire di nessun sostegno economico è ancora più difficile. E’ un’esperienza che ho vissuto in prima persona perché nella mia famiglia c’è sempre stato qualcuno che è stato male. E’ qualcosa di straziante, anche se ti forma tanto. Ecco, credo che bisognerebbe sostenere le famiglie che hanno questo tipo di difficoltà, perché quelle che non sono ricche non possono farcela da sole. Bisogna aiutarle senza clamori, in modo umile, senza farle sentire mortificate.

AdG

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