Un pm per Un posto al sole: temi sociali e melò nella figura di Eugenio Nicotera

L’attore Paolo Romano si racconta.

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È il pm più amato nella prima serata tv di Rai3. Eugenio Nicotera è interpretato in modo “magistrale” da Paolo Romano, che è approdato ad Un posto al sole dopo una lunga serie di esperienze tra teatro, cinema e tv. Paolo, pur cresciuto nell’epoca di grandi magistrati quali Falcone e Borsellino, ci racconta un personaggio che non si ispira a nessun pm reale e che è completamente diverso da lui.

Che rapporto ha con Napoli?

Conosco da anni la città: sono stato spesso al teatro Mercadante. La trovo una città meravigliosa. Quello che mi stupisce ogni volta è che la città vive di vita propria, è assolutamente indipendente e diversa dalla capitale. La sua storia, la gente, sono diversi. E poi c’è il mare !! Non ho mai abitato in una città di mare. Napoli è una poesia. Comincio a sentirmi a casa qui, ieri quando sono arrivato avevo la sensazione di essere arrivato a casa. Direi che sarà un problema se finirà la mia partecipazione in Un posto al sole!

Ha lavorato in tante produzioni televisive: ha qualcosa di particolare Un posto al sole?

Innanzitutto che è la soap più longeva di Italia e un perché ci sarà. Tra l'altro fa sempre degli ottimi ascolti. Una soap rispetto ad una fiction ha la differenza della messa in onda no stop; ci sono dei personaggi che sono entrati da bambini e ora sono degli uomini. Puoi interpretare lo stesso personaggio per anni. Io avevo già lavorato due anni in “Incantesimo” e il pubblico si era affezionato molto al personaggio omosessuale di Aldo. La peculiarità di Un posto al sole è di essere girata in una città particolare come Napoli e di avere un occhio al sociale e all'impegno civico che tante soap non hanno: il pubblico a vedere solo amori e tradimenti si stufa. Inoltre credo che un'altra differenza sostanziale, rispetto a tutte le altre soap girate in Italia fino ad ora,  stia nella scrittura. Le serie tv americane, Lost, Dexter, sono forti nello script, al contrario di altre produzioni italiane. Credo che Napoli abbia una grande tradizione di scrittori e di attori, e forse è proprio questo che fa la differenza.

Come si è preparato a interpretare un pm?

Falcone e Borsellino hanno segnato la mia generazione. Ciò che ci rende diversi dagli altri Paesi del mondo è proprio questa presenza così pervasiva alla mafia e l’esistenza di grandi uomini che l’hanno combattuta. Una parte della mia famiglia è palermitana e spesso vado in Sicilia, ma anche a Milano, dove ho vissuto per 7 anni,  la vicenda di mani pulite mi ha toccato profondamente: la figura del giudice l’ho incontrata più volte. Per interpretare Nicotera ho approfondito la storia della mafia e dei grandi processi, e poi la giurisprudenza e i testi scritti da grandi magistrati. Non avrei difficoltà ad esempio a parlare della “separazione delle carriere” secondo Falcone. Da quando ho iniziato ad andare in scena in Un posto al sole sono stato contattato personalmente più di una volta da avvocati penalisti e addirittura da un giurista che mi ha inviato uno dei suoi libri proprio sulla figura del giudice . A giorni andrò a seguire dei dibattimenti in aula, per vedere come sono i pm in azione.

È già stato scritto che si è ispirato al pm Cantone per interpretare Nicotera. È così?

Hanno detto che gli autori si erano ispirati. Di fatto non è così. Secondo me la strada per rendere credibile un personaggio non è copiare, a meno che ti venga richiesto di interpretare un personaggio realmente esistito. E non è questo il caso. Ispirarmi ad un magistrato reale avrebbe significato scimmiottarlo e dal momento che sono un attore, non un imitatore, non lo faccio. C’è una grande responsabilità nel fare il pm antimafia, così ho trovato una verità credibile a partire da mie esigenze interne: ho considerato quelli che per me dovevano essere dei punti cardine come la serietà e dedizione e li ho resi leggibili al pubblico. Ma questo non significa che il personaggio sia uguale a me, non a caso in “Incantesimo” ho interpretato per alcuni anni Aldo, un gay, senza essere gay e sono stato molto apprezzato dal pubblico. Un attore deve avere la sensibilità per elaborare a suo modo ciò che ha colto osservando la realtà.

Ma c’è qualcosa in cui Nicotera le assomiglia?

Nicotera è l’archetipo dell’eroe senza macchia, un condottiero capace di farsi seguire dalla massa, una sorta di Ulisse. È uno di quei casi in cui il personaggio che si interpreta è migliore dell'uomo attore. Io vorrei avere qualcosa di lui. Di fatti non ci somigliamo in niente: lui è preciso, meticoloso studioso, non perde mai la calma; io facendo l’attore sono più istintivo e irruente, in balia dei miei sentimenti, e più scanzonato. Nicotera, così come tutti i pm che affrontano certi temi, mette a rischio la sua vita, rinuncia alla libertà personale in nome del bene. Il lavoro di attore si ispira alla libertà, è mutevole. Chiaramente anche io parto dai valori della legalità e dell’antimafia, ma non sono in prima linea, essere magistrato comporta una responsabilità enorme. Anche se sarei curioso di trovargli un difetto, per ora gli autori non gliene hanno dati.

Crede che la strada per affrontare la camorra sia quella suggerita da Nicotera o abbia ragione Saviani a voler lottare in modo più aperto?

La via è quella che suggerisce Nicotera, poiché quando si vanno a toccare certi centri di potere bisogna fare molta attenzione, essere razionali. Saviani è più istintivo, si comporta come forse farei io nella vita. Eugenio guarda al progetto nella sua totalità, in modo razionale. Però la storia della collaborazione tra giornalisti e magistrati è molto verosimile, non a caso alcuni giornalisti sono stati assassinati, quando hanno aiutato i magistrati nelle indagini.

Secondo lei come si può sconfiggere la camorra?

Attraverso il sostegno alla famiglia e con l’istruzione. Se un bambino ha la sfortuna di nascere in una famiglia camorrista e l’esempio che segue è chiaramente quello familiare l’unica cosa che può fargli cambiare strada è la scuola.  E poi farei quello che già fanno le forze dell’ordine: lotta sul territorio, indagini, intercettazioni; sebbene le restrizioni legislative stiano togliendo libertà alle indagini, non ci sono altri modi.

Ci sono dei temi sociali che vorrebbe affrontasse Un posto al sole?

Nel corso dei 17 anni gli scrittori hanno affrontato un po’ di tutto: dai terreni confiscati alle mafie con Libera, allo sversamento rifiuti tossici, alla disabilità…. A me sta molto a cuore il destino della scuola pubblica, il taglio dei finanziamenti. Questo tema per fortuna è stato affrontato con Viola e non mi dispiacerebbe se venisse trattato ancora per molto tempo. Io mando le mie figlie alla scuola pubblica, credo nella scuola pubblica e credo che dovrebbe essere sostenuta perché è pubblica la scuola di un Paese democratico.

Dove prenderebbe i fondi che mancano?

Io la spending review  l’ho ben chiara: tassare i più ricchi, dimezzare i costi scandalosi della politica, 10 volte più alti che negli altri Paesi europei, tasserei i beni della Chiesa, taglierei la spesa militare e le missioni all'estero e lotta all'evasione fiscale. Basta andare in un porto qualsiasi e guardare gli yacht per capire quanto sia grande l’evasione fiscale.

La relazione con Viola a partire dalla differenza d’età e dalla professione di Nicotera sembra una storia difficile…

Noi lavoriamo giorno per giorno, non conosciamo l’evoluzione delle storie.  Per quanto riguarda la differenza d’età direi che dieci anni non sono poi così tanti: ci sono esempi nella vita di tutti i giorni e nella politica del Paese ben più eclatanti. Per ora Eugenio e Viola si amano molto. E credo che la storia insegni che l’amore superi qualsiasi difficoltà.

Il suo battesimo attoriale è nel teatro, come mai è approdato alla tv?

Io ho studiato per il teatro e lo amo,  mi ritengo prestato alla tv, me ne rendo conto ogni giorno per le differenze che ci sono tra i due modi di recitare: in tv la fisicità è compressa. Ma il teatro è in grande crisi: i teatri stanno chiudendo, non hanno fondi, l’ETI è chiuso. Solo con il teatro non ero in grado di mantenere la mia famiglia. Chi sceglie di fare solo teatro al giorno d'oggi, a parte rarissime eccezioni, di solito è giovane, fa mille rinunce, spesso non ha figli. Io sono diventato papà a 32 anni, e l’epicentro della mia vita sono loro: le mie 3 bambine. Ma mi auguro di tornare a teatro.

Lei è anche autore di cortometraggi e documentari. Ci parla di questa passione e quali sono i temi che ha raccontato attraverso i suoi video?

Io avrei ancora tanti progetti da girare, fermi nelle cartelle del mio computer, Il problema è sempre lo stesso. Trovare un produttore. Per ora ho affrontato stili narrativi diversi. Un mediometraggio di 28 minuti, muto. Non si dice una parola, ma chi l'ha visto dice che si segue volentieri e non si sente la mancanza di dialoghi. Poi ho girato un cortometraggio di 8 min in HD grottesco che ho auto prodotto  Ed infine un documentario dal titolo "Se i barbari”, che parla del mio rapporto con Roma attraverso il racconto di 6 attori. Non escludo di metterli su Youtube prossimamente. Potendo scegliere tra fare il regista e l'attore non ho dubbi: sceglierei immediatamente la regia. Ma questa è un'altra intervista!!!

Alessandra del Giudice

Paolo Romano è nato a Torino nel 1970, ma è cresciuto a Cantù. Studia recitazione a Milano, per due anni presso il C.T.A. e successivamente frequenta un corso quadriennale presso la Civica Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi, dove nel 1998 consegue il diploma di attore.

Dopo aver debuttato nel 1992 con Il genio buono di Carlo Goldoni, lavora per svariati anni esclusivamente in teatro e in campo pubblicitario e successivamente anche in televisione e, in maniera minore, nel cinema, dove lo ricordiamo nei film, entrambi del 2005: Cuore sacro, regia di Ferzan Ozpetek, e A New Day in Old Sana'a, regia di Bader Ben Hirsi, film anglo-yemenita vincitore al Cairo International Film Festival 2005, in cui è protagonista con il ruolo di Federico, ed infine il mediometraggio Ladri de B ciclette, di cui è autore e regista, proiettato al Torino Film Festival.

Numerose le produzioni televisive a cui ha partecipato, quasi sempre da protagonista o coprotagonista, tra cui la serie tv Camici bianchi, in onda su Canale 5, e la miniserie Sarò il tuo giudice, regia di Gianluigi Calderone, entrambe del 2001, la soap opera Cuori rubati (2002) e la serie tv Vento di ponente 2 (2003-2004), entrambe in onda su Rai 2, Papa Luciani - Il sorriso di Dio (2006), miniserie diretta da Giorgio Capitani e trasmessa da Rai 1, ed infine Incantesimo, in cui è entrato nell'ottava stagione come coprotagonista con il ruolo di Aldo Dessì, per poi diventare protagonista nelle due stagioni successive, in cui la serie tv è passata da Rai 2 a Rai 1 ed è diventata soap opera.

Nel 2008 torna sul piccolo schermo con l'episodio Genitori e figli della serie tv di Rai 2 Terapia d'urgenza e nel 2009 con il film tv di Canale 5 So che ritornerai,regia di Eros Pugliesi. Nel 2010 lavora in ben 10 fiction diverse ed è tornato al teatro con ti racconto il '68 (monolgo da un'idea di T. Batolo). Nel 2011 è a teatro con Italo e Fernanda, testo e regia di Federico Pacifici, che vince la XII edizione del premio "CALCANTE - SIAD, Società Italiana Autori Drammatici 2011".

Dal 2011 interpreta il personaggio di Eugenio Nicotera nella soap opera di Rai 3 Un posto al sole.

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