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venerdì 29 Marzo 2024




“Simpatica e determinata come Arianna”

Samanta Piccinetti racconta come ha interpretato vicende difficili sul set.

samanta-piccinettiArianna Landi è entrata in punta di piedi nella fiction di Rai3, guadagnando puntata dopo puntata il suo “posto al sole” con simpatia e determinazione. Altrettanto intraprendente ed entusiasta è l’attrice Samanta Piccinetti, che da il bel volto ad Arianna interpretando in modo magistrale temi difficili come il cancro e la fecondazione assistita.

Come è stato il tuo ingresso ad Un posto al sole?

Questo è il quarto anno che sono nella fiction. Inizialmente Arianna era un personaggio secondario, ma è diventato centrale quando è iniziata la storia con Andrea che è uno dei personaggi principali. All’inizio è stata duro succedere a Viola, fidanzata storica di Andrea, sostenuta dal comitato “pro Viola” dei fan, ma alla fine  ce l’ho fatta: la coppia è stata approvata anche dal pubblico.

Sei caparbia come Arianna insomma. Lei in cosa ti somiglia e in cosa no?

Anche io sono una persona dinamica e intraprendente, senza peli sulla lingua…un po’ un maschiaccio. D’altra parte io non perdonerei un tradimento come ha fatto Arianna con Andrea, soprattutto se non si trattasse di una scappatella, ma di un incontro con una persona con la quale c’è stato un sentimento forte. Credo che con l’amore della tua vita puoi fare uno sforzo in più per cercare di capire, ma è difficile che le cose tornino come prima dopo un tradimento. Io non dividerei mai il mio uomo con un’altra. Inoltre Arianna è molto impulsiva, mentre io sono più riflessiva soprattutto quando si tratta di affrontare scelte delicate.

Come nel caso della fecondazione eterologa?

Si, infatti, credo che una scelta del genere comporti una riflessione etica, morale. La madre biologica del bambino infatti è un’altra, e questo ha sicuramente un impatto psicologico importante su una donna che prende questa decisione. Bisogna desiderare veramente tanto un bambino per scegliere la fecondazione eterologa. Per Arianna avere un figlio ha una valenza più ampia: significa aver sconfitto definitivamente la malattia. Credo che lo scontro con Andrea sia stato costruttivo perché lui l’ha messa davanti alla realtà, le ha aperto gli occhi sul fatto che per lei un figlio rappresenta anche una rivincita. Al di là di questo credo che un figlio sia importantissimo, che completi la vita di una donna. E’ triste che tante persone siano costrette ad andare all’estero e pagare un sacco di soldi per la fecondazione eterologa.  

Non è la prima prova difficile che affronta Arianna. Come ti sei preparata per interpretare una donna colpita dal cancro?

Dal momento che fortunatamente non ho affrontato il cancro personalmente, ho studiato le caratteristiche della malattia e le cure, avvalendomi della documentazione scientifica, leggendo i sintomi in internet e poi parlando con le persone che sono state a contatto con il male. Sono partita dal corpo, dalle sensazioni che si provano: da quelle fisiche e poi sono passata a quelle psicologiche. Man mano, in tanti: macchinisti, operatori, scenografi, mi hanno avvicinato per raccontarmi le loro storie, ed è stato incredibile rendermi conto di quanto non sappiamo nulla delle persone con cui pure siamo a contatto tutti i giorni. Ci sono state anche persone mi hanno fermata per strada o in stazione per dirmi “grazie”. 

Come ti sei sentita?

Emotivamente è stata veramente dura, anche perché la storia è andata avanti per otto mesi. Giustamente gli autori hanno scelto che la malattia durasse a lungo perché altrimenti sarebbe risultata finta e avremmo offeso chi è malato realmente.
Una ragazza mi ha scritto una lettera dicendomi che lei era in ospedale proprio nello stesso momento in cui sono andate in scena le puntate di Arianna in ospedale e che grazie a me si è sentita meno sola. Ho pianto per un’ora quando l’ho letta.
Per me è stato importante immergermi in questa realtà, perché se non ti è capitato o non è capitato a qualcuno della tua famiglia, non puoi capire veramente cosa si prova. Anche tecnicamente non è stato facile perché ho girato prima con una calotta sulla testa, poi con un foulard, poi con la parrucca.

Tu che hai lavorato anche come conduttrice televisiva cosa pensi della televisione?

Sono molto contenta che in Un posto al Sole si affrontino temi sociali in modo delicato e neutrale. Purtroppo c’è una certa “tv dello scandalo” che va molto di moda e ha successo spiattellando i problemi seri delle persone per fare notizia. La tv è un mezzo diretto che va calibrato, non è giusto che certe storie, che andrebbero centellinate e trattate con i guanti, siano alla mercé di  tutti. Sembra che siamo diventati tutti dei guardoni.

Tu non vivi a Napoli, ma la frequenti per lavoro. Da pendolare, quale idea ti sei fatta della città?

Prima di iniziare a lavorare in Un posto al sole, c’ero già venuta da turista e mi ero sempre divertita molto. Nel quotidiano ci sono un sacco di problemi, peccato perché è una città viva, con tante mostre, spettacoli teatrali, voglia di fare dei giovani. Credo ci siano un miliardo di possibilità sfruttate poco, investendo in cultura e turismo si raccoglierebbero le risorse per superare alcuni dei tanti problemi.

Cosa ti aspetti dal futuro?

Mi vedo ancora in Un posto al sole dove non mi annoio perché il personaggio cresce, acquisisce nuove sfumature e mi diverto a guardare come cambia. D’altra parte non escludo di fare ancora cinema. I tempi della fiction mi permettono di intraprendere anche altri lavori contemporaneamente, come è successo nel 2011 con la fiction in due puntate “La ragazza americana” di Sindoni. E poi c’è la relazione di coppia che sto vivendo che è molto importante. Sono ancora giovane, ma non escludo un figlio in futuro. Certo è dura conciliare tempi della vita privata e del lavoro, ma credo che se hai una persona con cui stai bene, creare una famiglia sia molto importante, perché ti dà una completezza e una maturità in più.

Alessandra del Giudice

Samanta Piccinetti, classe '79, debutta in campo pubblicitario, come interprete di uno spot della Kinder. Viene notata da Riccardo Milani, regista dello spot, che le consiglia di fare l'attrice. Inizia così a studiare recitazione e dizione nel  Centro Teatro Attivo.
Il suo debutto risale al 2001 in Quelli che il calcio, in cui protagonista di alcune gag con Francesco Paolantoni, e nella serie televisiva Distretto di Polizia 2, in cui è protagonista di una puntata, a cui seguono il film televisivo Un maresciallo in gondola e la miniserie Enrico Mattei - L'uomo che guardava al futuro. Raggiunge il successo grazie alla soap opera Un posto al sole, dove, dal 2009 ricopre il ruolo della caparbia Arianna Landi. È stata tra i vj di All music, presentando il programma The club nel 2004. Nello stesso anno, su Rai 2 conduce invece Guelfi e ghibellini. Inoltre debutta in teatro con lo spettacolo Da Shakespeare a Woody Allen di N. Ramorino. Tra il 2005 e il 2007 è stata tra i protagonisti di alcune pubblicità della TIM. Ha prestato il volto alla protagonista di videoclip di Roy Paci e del gruppo Modà. Tra il 2009 e il 2010 conduce con Filippo Ferraro il programma Pandora su Coming Soon Television

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