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Giovedì 25 Aprile 2024




Michele Cesari: un buono che interpreta il cattivo

Michele-CesariTommaso ha vivacizzato Un Posto al Sole sconvolgendo la vita di Filippo con verve e furbizia. Michele Cesari, classe ’80, a differenza di Tommaso si rivela timido; ha iniziato a recitare a 16 anni e non ha più smesso, tra teatro, tv, cinema e formazione all’estero oggi riesce a vivere facendo l’attore, ma avverte:“il settore della cultura è in crisi”.

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Come hai conquistato il tuo posto al sole?

Il mio approdo è del 2007 quando mi chiamarono per interpretare il fratello di Andrea, ma rifiutai perché stavo partendo per gli Stati Uniti, dove sono rimasto due anni. Dopo un anno dal ritorno in Italia mi hanno chiamato per un provino  e mi hanno scelto per interpretare Tommaso. E’ stata una fortuna: questo personaggio mi piace molto di più dell’altro, anche perché è molto diverso da me.

Da che punto di vista?

Tommaso è spregiudicato, estroverso, poco preciso e si lascia scivolare addosso gli avvenimenti della vita. Tutte queste cose sono l’opposto di quello che sono: anche se sono disordinato quando decido di fare qualcosa con impegno sono fin troppo preciso. Inoltre sono molto riflessivo e non mi piace flirtare perché sono timido. Un po’ invidio Tommaso per la sua disinvoltura: mi piacerebbe essere più rilassato soprattutto nel rapporto con le donne.

Il tuo lavoro agevola l’interesse altrui…

Lavorando dai 16 anni come attore ho sempre suscitato la curiosità delle persone e spesso le ragazze hanno fatto il primo passo, quello per me più difficile. Lavorare a Un posto al sole è stato veramente folgorante: non mi aspettavo ci fossero tante persone a seguirlo e tante a fermarti per strada.

Come ti senti ad interpretare un “cattivo”?

Tommaso aiuta Filippo per soldi, rimane un po’ al pubblico decidere se il rene lo avrebbe dato lo stesso senza compenso, in questo senso è un personaggio “cattivo”. Per 10 anni ho sempre fatto personaggi buoni, mentre negli ultimi anni sto iniziando ad avere anche ruoli più maligni che mi divertono molto forse proprio perché diversi da me.  Nella vita credo molto nell’amicizia e così come ho delle aspettative forti verso i miei amici così cerco di rispondere alle loro cercando di essere il più onesto possibile. Anche se ultimamente per l’interesse per la stessa donna, sebbene in momenti diversi, non volendo ho fatto un piccolo torto ad un amico di Un posto al sole. L’importante è chiarire.

Napoli la conoscevi già?

Ho tanti amici napoletani che mi avevano già fatto conoscere la città. Mi piace molto, soprattutto il parco Virgiliano e il centro storico. Io sono lombardo e di Milano dicono che le persone vanno di fretta, ma io trovo che anche a Napoli non si scherza, penso agli scooter che ti suonano senza aspettare che ti sposti. Mi piace quando le persone sono socievoli, ma alcune le trovo un po’ troppo invadenti.

Dall’Italia agli Stati Uniti e ritorno: cosa hai imparato?

Sono partito per New York con l’idea di imparare l’inglese e studiare recitazione. All’inizio sono rimasto abbagliato dal modo di vivere ricco di stimoli. Per la formazione sono molto più avanti: ho imparato cose che avrei imparato solo con l’esperienza e c’è più concorrenza perché i ragazzi sono molto più preparati che in Italia, ci sono molte più offerte di lavoro, ma bisogna sapere molto bene l’inglese. Per un anno ho solo studiato e lavorato saltuariamente come attore, ma quando ho finito il mio budget ho dovuto lavorare come cameriere e come pizzaiolo. Questo un po’ mi è pesato perché in Italia ero sempre riuscito a mantenermi facendo l’attore.

Questo ti ha spinto a tornare?

Ciò che mi ha spinto a ritornare è stato che lo stile di vita americano non mi si addice: più che i rapporti umani sani conta il successo e avere una posizione sociale.

Purtroppo quando sono tornato in Italia, prima che arrivasse l’opportunità di Un posto al sole ho fatto solo una puntata di Don Matteo e ho preparato lo spettacolo “Il vaticano cade” che parlava dei ragazzi abusati da parte dei preti e dell’omertà del Vaticano mai andato in scena e mai pagatomi, credo per mancanza fondi più che per una qualche censura. Così sono stato costretto a fare un po’ di tutto: dal vendere i biglietti al barman. Questa esperienza mi ha fatto avere un approccio nuovo al mio lavoro: a non dare nulla per scontato e a capire quanto lo amo.

Credi esista una crisi della cultura?

Nel 2006 a Roma facevo anche due provini a settimana, quando sono tornato ho fatto cinque provini in un anno. C’è stato un calo del 90% delle opportunità per gli attori. Il calo dei fondi purtroppo coincide con il fatto che i pochi che ci sono vengano utilizzati per un tipo di cinema e di televisione più commerciale.

C’è un tema che vorresti trattare in Un posto al Sole?

Una cosa a cui faccio molto caso è che ci stanno rimbambendo con scopi che non sono necessari nella vita e che a lungo andare ci avvelenano come l’aspetto fisico e i soldi. Ancora tutt’ora ci sono momenti in cui capisco che sto facendo cose che non sento, solo perché imposte dalla società.  Bisogna fare una pausa e capire cosa ci serve e ci piace interiormente, e con chi vogliamo stringere relazioni che arricchiscano veramente.

Alessandra del Giudice

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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