Io nipote di un pentito della Camorra. Berlino è stata la sua possibilità

AnnaLe colpe dei padri non gravino sui figli. Ancor meno quelle dei nonni. Anna è una ragazza di origine italiana che vive a Berlino e ha da poco compiuto 20 anni. Frequenta un corso di graphic designer, ha i capelli viola e un grande amore per gli animali. Sarebbe una giovane Berlinese come tante altre, comprese le sue origini Partenopee.

E invece non lo è perché, in questo caso, dalla famiglia non ha ereditato solo alcuni proverbi e l'inclinazione per la buona tavola. Anna è nipote di un collaboratore di giustizia, un pentito, in rapporti sul finire degli anni ’70 con quella che era la nuova camorra organizzata. "Sono cresciuta credendo di appartenere a una famiglia normale, ma a poco a poco qualcosa ha iniziato a scricchiolare. Diversamente da alcuni amici anch'essi di origine italiana noi non tornavamo mai in Italia. Mia madre rispondeva alle mie domande sui parenti mai conosciuti e sulle nostre origini, sempre più insistenti, in modo prima evasivo poi sempre più seccato. In realtà lei stessa sapeva ben poco". Contravvenendo a una regola importantissima per i pentiti che cambiano vita per paura di ritorsioni, il nonno di Anna le dirà la verità al compimento dei 18 anni di età, pochi mesi prima della sua morte sopraggiunta dopo una lunga malattia. "Non è sceso in particolari, né io ho mai voluto conoscerli. Parlava della sua vita di quegli anni come del “periodo buio”. L’uomo che era non aveva nulla a che fare con quello che è poi stato in Germania, sosteneva. Ricordo che quando mi ha confessato di esser stato un “camorrista” mi ha guardata negli occhi e mi ha detto “quell’uomo lì non era tuo nonno. Sono io tuo nonno”. Se qualcuno ha dei dubbi sulla possibilità di cambiare io non ne ho. La redenzione esiste”.

La confessione di suo nonno è stato per Anna come accendere una luce in una stanza tenuta al buio a lungo: ha dato risposte a comportamenti apparentemente senza senso. “La sua confessione mi ha aperto un mondo. Mi ha aiutato a comprendere anche meglio mia madre, a dare una spiegazione ad alcuni comportamenti che trovavo insensati. A spiegarmi quella riservatezza e ostinata mancanza di fiducia che aveva con tutti, persino con i figli e con mio padre e che poi è stata, forse, anche una delle cause del loro divorzio ". Anna parla di questa parte della sua vita serenamente, ma non ha preso subito bene la notizia delle proprie origini.

"In un primo momento mi è sembrato come se mi avessero messo al collo un peso enorme. Poi ci ho pensato a lungo e ora credo che la verità, quando riguarda noi stessi e le nostre origini, non è mai qualcosa di sbagliato. Ci definisce, nel bene e nel male. Sta a noi prendere le nostre origini, smontarle e con gli stessi pezzi costruire le persone che saremo in futuro. Berlino in questo è una città fantastica: qui ognuno può ricominciare a ricostruirsi daccapo, ogni giorno. Non so cosa abbia fatto mio nonno e sinceramente ora poco importa. A Berlino è stato una persona buona. E questo mi basta”.

Chiara Reale