Napoletani negli Usa: Elena Irollo e l’associazione Pi-Philly

Elena IrolloElena Irollo, napoletana, ha 35 anni, e da due vive a Philadelphia; qui lavora come ricercatore associato alla Drexel University dove è arrivata dopo un dottorato in Biologia di  4 anni in Germania (luogo che ama profondamente) e la “scoperta” che si possono ricevere stipendi adeguati al proprio lavoro. La sua storia, tuttavia, nasce da una “rinuncia”, quella della festa per i 18 anni in grande stile e la proposta di sua madre di investire in un viaggio, da sola, negli USA: l’inizio di un amore che avrebbe guidato tutti gli anni successivi.

Laureatasi in Farmacia alla Federico II (specializzazione in Farmacologia), dopo aver fatto mille lavori per permettersi, anche da studentessa, di avere un minimo di autonomia economica  per viaggiare, Elena ha maturato presto il desiderio di lavorare all’estero perché sentiva che in Italia i limiti dell’assenza di meritocrazia, erano insormontabili. «Il mio impatto con gli USA - ci dice -  è stato positivo, desideravo tantissimo trasferirmi qui e quindi per anni ho studiato e mi sono preparata per potere trovare il mio posto. Poiché non era la mia prima esperienza di trasferimento all’estero, peraltro, ero già un po’ preparata rispetto alla prima volta in Germania, ma gli inizi sono difficili per tutti: cambiare ancora  Paese, adattarsi all’inglese con un accento completamente diverso da quello parlato in Germania, a una cultura nuova ed essere completamente sola e sentire amici e famiglia ancora più lontani, non è una passeggiata. Adesso, però, ho trovato la mia dimensione e questa è casa per me. Strano a dirsi ma sono sette anni che sono via dall’Italia e da quando sono a Philly mi sento a casa, quando visito la mia famiglia a Napoli sento, dopo circa una settimana, il desiderio di tornare a casa, a Philly». E siccome Elena è un uragano di energia e positività, ha deciso di impegnarsi anche oltre il lavoro dando vita, nel 2011, con un altro gruppo di professionisti italiani, all’associazione Pi-Philly, ispirata alle esperienze di successo di reti simili presenti negli Stati Uniti che, dopo essersi affermata come organizzazione creativa e dinamica, nel 2016, è diventata una non-profit. «La nostra associazione - ci racconta – è composta da Italiani nati e formati in Italia e integrati nella comunità locale. Una nuova generazione di immigrati che offre una nuova prospettiva della contemporanea eccellenza italiana in campo accademico, dell’imprenditorialità  e dell’innovazione tecnologica. Pi-Philly collabora con le istituzioni locali per organizzare eventi che  diano risalto all’eccellenza italiana tra cui: conferenze, seminari, concerti, film e altro. Promuoviamo il networking professionale attraverso un appuntamento mensile, “Italian Aperitivo”, per favorire l’interazione tra i professionisti italiani e locali. Tra i più recenti: un evento di architettura con Paola Viganó, professore di “urban theory and urban design” in Svizzera che ci ha spiegato come si progetta e si costruisce una città, quali sono i fattori da considerare e come le città siano diverse l’una dall’altra; un evento “Marketing” dove abbiamo invitato esperti accademici di marchi italiani famosi negli USA e come keynote speaker Clio make up ci ha raccontato la sua storia e un evento “Spazio” con astronauti e scienziati italiani che ci hanno raccontato le loro esperienze e i progetti in cui l’Italia è attualmente coinvolta». Un progetto, dunque, cresciuto molto in poco tempo tanto che ora Pi-Philly ha un board di 9 executives, con diverse cariche. «Trattandosi di una non-profit - chiarisce Elena - siamo tutti volontari, ma lavoriamo con una grandissima carica e crediamo profondamente nella mission della nostra associazione. Io sono membro Pi-Philly dal 2017 e sono nel board dal 2018 e gestisco la parte social (facebook, twitter, linkedin) e la promozione degli eventi. A fine anno prepariamo il planning per il nuovo anno, gli eventi che includono data, tema, location, budget vengono inviati al consolato italiano a Philadelphia (Ciao Philadelphia https://ciaophiladelphia.com/about/) che li gira al Ministero degli Esteri che decide quali sono approvati e finanziati. Da quel momento in poi, piccoli gruppi del board lavorano ai singoli eventi. Facciamo anche attività di fundraising con cui sponsorizziamo altri nostri eventi. Con l’attuale console, Pier Attilio Forlano, abbiamo uno splendido rapporto di amicizia e collaborazione». Tornare in Italia? «No, sebbene sappia che non esiste un Paese perfetto, non tornerei indietro. È chiaro che ci sono cose che non mi piacciono degli USA come l’incapacità a gestire il problema delle armi, il sistema sanitario ancora basato sulle assicurazioni, il costo dell’istruzione, ma qui puoi sognare e avere ambizioni. In più amo la capacità degli americani di farti sentire sempre parte della loro comunità, il loro rispetto per la meritocrazia e la giustizia, la tutela della libertà in ogni forma di espressione, il rispetto per la diversità e un maggiore idealismo che non ritrovo da noi da troppo tempo».

Angela Vitaliano