Storie di emigranti napoletani: il sogno americano di Scolastica


valigieLa prima tappa fu l’Egitto: lasciarsi Napoli alle spalle, agli inizi del 1900, non fu cosa semplice per la famiglia Migliucci, ma la prospettiva di una vita migliore era esattamente uguale a quella che spinge, ancora oggi, ogni migrante a lasciarsi tutto alle spalle, a separarsi dagli affetti piu’ cari e, spesso, troppo spesso, persino a rischiare la vita.

Il primo ristorante di famiglia fu proprio li’, non all’ombra del Vesuvio ma delle piramidi e fu l’adattamento al nuovo, al diverso.

Scolastica, pero’, aveva sogni ancora un po’ piu’ vasti e, cosi’, giusto un secolo fa, decise di fare un altro viaggio, questa volta attraverso acque piu immense e sconosciute, alla ricerca del sogno americano, non solo per se’ stessa, ma anche e soprattutto per suo figlio Giuseppe. Cinque generazioni dopo, ad Arthur Avenue, nel Bronx, dove la vera Little Italy sembra davvero il borgo di una cittadina italiana, il ristorante “da Mario”, con i suoi 400 posti e un menu che contiene anche piatti semplicissimi come gli spaghetti al filetto di pomodoro, e’ ancora un istituzione come testimoniano le foto di clienti speciali, da Elizabeth Taylor con Eddie Fisher ai Rockfeller.

marios

Il successo del ristorante?

La sua capacita’ di far sentire i clienti a casa; non a caso il nome stesso richiama alla memoria proprio il fatto che, all’uscita di scuola, gli amici del nipote di Scolastica, si davano appuntamento “da Mario” per fare i compiti e mangiare qualcosa di buono.

E se la Little Italy originaria, quella di Mulberry Street per capirci, nel corso degli anni, ha ceduto il posto, quasi completamente, a una Chinatown sempre piu’ ampia e strutturata, quella nata nel Bronx, ad Arthur Avenue, e’ rimasta sempre la stessa, anzi, se possibile ha rafforzato, grazie alla maggiore facilita’ negli scambi commerciali e nelle comunicazioni, il suo rapporto con le tradizioni e i gusti italiani diventando il vero punto di riferimento per chiunque voglia ritrovare (quasi) intatti i gusti del Bel Paese.

Oggi, ad accogliere gli ospiti c’e’ Regina, figlia di Joseph e nipote di Mario che sta traghettando il ristorante attraverso alcuni ammodernamenti che, pero’, non intaccano minimamente cio’ che i suoi frequentatori si aspettano di trovarvi.

La Little Italy del Bronx, inoltre, e’ uno dei simboli della tradizione di una citta’ – e certamente di un paese – che e’ fiorita proprio grazie alla presenza cosi’ massiccia di immigrati di etnie spesso completamente diverse tra loro. E le storie che i protagonisti di questo borgo italiano possono raccontare, potrebbero aiutarci, o dovrebbero aiutarci, a comprendere meglio quelle di chi arriva oggi sulle nostre coste cercando prima di tutto un’opportunita’ di sopravvivenza.

Come quella di Rosa e Mario Madonia che, arrivati da Monreale, in Sicilia, scelsero questo quartiere che si stava ampliando a vista d’occhio grazie alla costruzione del meraviglioso zoo, ancora oggi grande attrazione per turisti provenienti da tutto il mondo.

Rosa e Mario aprirono un panificio: lui infornava e consegnava e lei stava al banco. Peter, il piu’ giovane dei loro figli, nacque praticamente li dentro quando sua madre’ inizio’ inaspettatamente il travaglio per la paura scatenata da una macchina che si era schiantata nelle loro vetrine. Peter era cosi piccolo che lo tennero in una scatola vicino al forno per fargli prendere calore fino a quando fu fuori pericolo; e fu proprio suo figlio Mario, anni dopo, ad avere l’intuizione di allargare il business con la creazione di una linea di biscotti che diede un forte impulso al panifici0.

E quando Mario a soli 38 anni fu ucciso da una macchina che andava ad alta velocita’, suo fratello Peter jr, che pure aveva iniziato un'altra attivita’ con grande successo, non esito’ ad abbandonare tutto per salvare il panificio. E se, di certo, queste attivita hanno mantenuto intatta l’italianita’ in maniera impressionante, e’ vero soprattutto che cio’ che fa di Arthur Avenue un posto speciale sono le sue storie che raccontano l’epopea di un popolo migrante che ha sfidato tutto per inseguire un sogno e che, quindi, oggi dovrebbe comprendere e accogliere chi fa lo stesso, soprattutto se il sogno rincorso e’ quello di sfuggire alla morte.  

Angela Vitaliano