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Martedì 19 Marzo 2024




Napoli è una città accessibile alle persone con disabilità?

disabile carrozzina Inauguriamo un ciclo di articoli su un tema delicato di cui ci siamo spesso occupati: i diritti delle persone con disabilità. Lo vogliamo fare questa volta raccogliendo storie napoletane di solidarietà o di insensibilità nei confronti di coloro vivono un disagio perché limitati da barriere architettoniche e spesso anche da “barriere mentali”, come è evidente nella storia raccolta e segnalata dall’avvocato Constantinos Varvarigos del Foro di Napoli. Ecco che per tutto APRILE invitiamo anche voi a segnalarci la vostra storia o una storia che conoscete su questo tema a: info@napolicittasolidale.it.

Nascere con una disabilità fisica o, come accade ad una gran parte della popolazione, acquisirla con l’avanzare degli anni, può essere più o meno lesivo dei propri diritti elementari asseconda delle barriere architettoniche che si incontrano. La disabilità esiste là dove c’è un mondo costruito intorno ad un canone di “normalità” o di presunta perfezione o di eterna giovinezza. La “normalità” è solitamente decisa dalla maggioranza, questo è vero ad esempio se si considerano nella fascia dei giovani under 35 anni, coloro che possono camminare da soli e senza ausili o salire le scale. Tutti gli altri che non possono farlo sono una minoranza considerata “diversa”e nella fattispecie “disabile”, non abile appunto a salire le scale, camminare a lungo etc…Ma le ciottà sono costruite dagli uomini e una città con barriere architettoniche nasconde una forte insensibilità nei confronti dei più deboli. E’ per questo che il livello di civiltà di una società si misura nella cura e nella solidarietà nei confronti delle persone con disabilità. Non a caso le città che hanno azzerato le barriere architettoniche e che anzi costruiscono nuovi edifici, nuove scuole e nuove piazze considerando le esigenze delle diverse minoranze sono le più civili al mondo. Nel 2018 è Lione la città che ha ricevuto l’Access City Award, il premio che viene assegnato alle città dell’Unione Europea con più di 50 mila abitanti che promuovono maggiori attività e progetti accessibili per i disabili. Nessuna menzione c’è stata per le città italiane. Nel 2017 il premio è andato a Chester (Gran Bretagna) con una menzione speciale per Alessandria, mentre nel 2016 a salire sul podio è stata Milano. Rispetto all’accessibilità l’Italia è divisa in due tra nord e sud, a dimostrarlo un’indagine del 2016 dell’Anmil, l'associazione italiana mutilati e invalidi del lavoro, che ha realizzato una classifica tra le città più accessibili assegnando un punteggio da 1 a 10 a oltre 100 province italiane, analizzando la presenza o meno di barriere architettoniche, la possibilità di visitare luoghi turistici, la condizione di negozi, bar e ristoranti. Nell’indagine nessuna città raggiunge la votazione massima, anche se Cremona, Ferrara, Siracusa e Torino conquistano un 8, seguite da Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento, Verbania con 7,5, e Reggio Emilia, Trieste, Milano e Latina con 7. Agli ultimi posti della classifica, bocciate (il punteggio è 2), Agrigento, Campobasso e L'Aquila mentre Napoli non raggiunge la mediocrità con un 4 in pagella come Roma e Venezia.

Napoli insomma non è una città per persone con disabilità. Un esempio tra tutti: la metropolitana più all’avanguardia d’Europa non assicura sempre e ovunque la mobilità a chi ha una difficoltà a deambulare e a chi è in carrozzina perché non in tutte le stazioni ci sono pedane e ascensori e dove ci sono spesso non funzionano. D’altra parte si dice spesso che i napoletani siano un popolo genuino, sensibile e solidale e probabilmente un anziano o un giovane in carrozzina incontrerà sulla sua strada qualche persona che gentilmente lo aiuterà a superare le barriere architettoniche. Nella prima storia che ci ha raccontato l’avvocato Costantinos Varvarigos, invece, le barriere architettoniche fanno da specchio a barriere ancora più crudeli, quelle della mente (e del cuore) di alcune persone, nella fattispecie dei condomini di un palazzo storico e nobiliare della cosiddetta Napoli “Bene” (mai aggettivo fu più inadeguato come in questo caso).

Alessandra del Giudice

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