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Martedì 19 Marzo 2024




I centri accreditati per la procreazione assistita e la normativa in Italia

foto 7A regolamentare il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) nel nostro paese è la Legge 40 del 2004 che ha portato alla creazione di un Registro Nazionale della Procreazione Medicalmente Assistita. Mentre il DPCM del 12 gennaio 2017 inserisce la PMA nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

La legge 40, entrata in vigore il 10 marzo 2004, è una legge molto articolata e complessa, che disciplina molti aspetti connessi alla PMA e che è stata ampiamente contestata fin dall'inizio, tanto da essere oggetto, nel 2005, di un referendum abrogativo risultato senza esito per il mancato raggiungimento del quorum. Questi i punti salienti:

L’accesso alle tecniche di PMA è consentito solo alle coppie formate da maggiorenni eterosessuali, coniugate o conviventi, in cui entrambi siano viventi e in età potenzialmente fertile. 

L’accesso alla tecniche di PMA è consentito solo se l’infertilità non è risolvibile altrimenti e nell’utilizzare le tecniche si deve seguire un principio di gradualità, scegliendo prima quelle meno invasive dal punto di vista tecnico e psicologico. 

Negli anni, la legge è stata sottoposta a varie e radicali modifiche in seguito a interventi da parte della Corte costituzionale, della Corte europea dei diritti dell'uomo o di singoli tribunali italiani. Tra gli interventi più salienti: la sentenza della Corte Costituzionale 96/2015 è stato abrogato il divieto di accesso alle tecniche di PMA per le coppie fertili affette o portatrici di patologie genetiche. Dal 9 aprile 2014, con la sentenza della Corte Costituzionale n. 162 , in Italia, la fecondazione di tipo eterologo cioè con donazione di gameti (ovociti o spermatozoi) è consentita. Mentre è vietata e la cosiddetta “maternità surrogata” cioè il ricorso all’utero di un’altra donna per portar a termine la gravidanza.

Molto importante è il Dpcm 12/01/17  con cui Servizio Sanitario Nazionale riconosce come erogabili ai cittadini le prestazioni relative alla Procreazione Medicalmente Assistita: ciò vuol dire che i cittadini possono adesso accedere a queste prestazioni nella medesima maniera in cui richiedono e ottengono anche tutti gli altri servizi sanitari o assistenziali erogati dal sistema pubblico. L’elenco delle prestazioni ambulatoriali specialistiche include, infatti, l’inseminazione artificiale, la FIVET, l’ICSI e il trasferimento in utero degli embrioni ottenuti con queste tecniche. Queste prestazioni richiederanno il pagamento di un ticket che ogni Regione deciderà in autonomia. Significa che le Regioni dovranno garantire alle pazienti tutte le prestazioni necessarie nelle diverse fasi, dalle analisi all’impianto degli ovuli, e anche in regime ambulatoriale. Le coppie dovranno contribuire ai costi con un ticket, il cui importo sarà stabilito dalle singole Regioni, e sarà questo a fare la differenza. Inoltre ogni Regione stabilisce dei limiti di età della donna per accedere alla PMA nelle strutture pubbliche e i limiti entro i quali offrire la PMA in compartecipazione di spesa alle coppie con problemi di infertilità. Quelle che già lo fanno, di solito pongono un limite di età di 43 anni per un massimo di tre cicli di trattamento, esauriti i quali si può continuare a provare a proprie spese solo in un centro privato.

Età massima Regioni
43 anni Piemonte, Friuli V.G. , P.A Bolzano, Basilicata, Lazio, Emilia Romagna
41 anni Valle d’Aosta, Umbria
42 anni Calabria, P.A. Trento, Liguria, Toscana, Sicilia
45 anni Sardegna
50 Anni Veneto
Nessun limite/secondo indicazione medica Lombardia, Marche, Abruzzo, Campania

Per informazioni ulteriori sul numero di cicli dispensati a carico del SSN nella tua regione, per i tempi di attesa e i costi nel dettaglio, contatta gli sportelli appositi degli uffici di sanità locale (URP ASL e Assessorato regionale alla Sanità), oppure ancora le pagine online che il Ministero/Istituto Superiore di Sanità ha disposto sul tema. Come vedremo: la Campania, si sta attrezzando per consentire alle coppie di poter usufruire gratuitamente di tutti i servizi previsti dallo Stato nella propria regione, ma attualmente per l’eterologa bisogna andare fuori Regione.

Il Registro Nazionale della Procreazione Medicalmente Assistita raccoglie i dati delle strutture autorizzate all’applicazione delle tecniche di PMA, degli embrioni formati e dei nati con tecniche di PMA. E’ stato istituito con decreto del Ministro della Salute del 7 ottobre 2005 (G.U. n. 282 del 3 dicembre 2005) presso l’Istituto Superiore di Sanità, in attuazione a quanto previsto dall’articolo 11 comma 1 della Legge 40/2004 (G.U. n.45 del 24 febbraio 2004). Il decreto prevede che “l’Istituto Superiore di Sanità raccolga e diffonda, in collaborazione con gli osservatori epidemiologici regionali, le informazioni necessarie al fine di consentire la trasparenza e la pubblicità delle tecniche di procreazione medicalmente assistita adottate e dei risultati conseguiti”. I centri che in Italia applicano le tecniche di PMA di I livello (Inseminazione Semplice) e di secondo e terzo livello (, FIVET, ICSI, FER e FO), autorizzati dalle regioni di appartenenza, ed iscritti al Registro Nazionale, alla data del 31 Gennaio 2017 sono 362. La distribuzione dei centri pubblici o privati convenzionati col SSN, rispetto ai centri privati, descrive una profonda differenza tra le aree geografiche. Nelle aree del Nord Ovest e del Nord Est, la percentuale dei centri privati sul totale di quelli attivi è pari rispettivamente al 51,5% e al 50,7%. Nel Centro tale percentuale è del 65,8% e nel Sud raggiunge il 78,4%. Tra le regioni con il maggior numero di centri attivi, si distinguono la Campania dove i centri privati sono il 79,5%, il Lazio con il 78,3% e la Sicilia con l’89,2%. Le regioni con il maggior numero di centri pubblici o privati convenzionati sono la Lombardia con 30 centri, il Veneto con 16 e la Toscana con 13. Osservando la distribuzione percentuale le regioni con la quota maggiore di centri pubblici o privati convenzionati sono la Valle d’Aosta, la Provincia Autonoma di Trento la Basilicata e la Sardegna con il 100%, il Friuli Venezia Giulia con l’80%, e l’Abruzzo con il 60%. Anche per l’attività del 2015, la maggior parte (63,3%) dei centri attivi si concentravano in sole 5 regioni: Lombardia (64 pari al 17,5%), Campania (44 pari al 12%), Sicilia (44 pari al 12%), Lazio (42 pari al 11,5%) e Veneto (38 pari al 10,4%). (AdG)

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