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Giovedì 18 Aprile 2024




L’accoglienza delle persone con disagio psichico

AccoglienzaSu territorio della Asl Napoli 1 esistono 10 Unità Operative Complesse di Salute Mentale con competenza territoriale distrettuale. In ognuna delle UOSM ci sono un Centro di Salute Mentale (CSM), almeno un Centro diurno di riabilitazione psico-sociale (Cdr), una o più Strutture intermedie residenziali (Sir) e, in alcuni casi, un Centro per gli adolescenti. Nel Dipartimento ci sono inoltre un centro per i disturbi del comportamento alimentare, due ambulatori per il mobbing, tre servizi psichiatrici ospedalieri di diagnosi e cura, un servizio di tutela della salute mentale nelle carceri, una scuola sperimentale di formazione alla psicoterapia.

Il sistema di cure residenziali e semiresidenziali per persone con problemi di salute mentali a Napoli è realizzato dalla Asl Napoli 1 Centro Dipartimento di Salute Mentale in collaborazione con con il gruppo di imprese sociali Gesco in particolar modo con la cooperativa Era.

I Centri di Salute Mentale

Sui dieci Distretti della Asl, i Centri di Salute Mentale rappresentano il primo contatto e riferimento per i cittadini con disagio psichico e hanno il compito di coordinare tutti gli interventi di prevenzione, cura, riabilitazione di chi presenta patologie psichiatriche. Tra i servizi che il CSM deve assicurare ci sono i trattamenti psichiatrici, le psicoterapie, gli interventi sociali, i ricoveri, i colloqui psicologici per la definizione di programmi terapeutico-riabilitativi e socio-riabilitativi adeguati all’utente, gli invii ai Centri Diurni e alle Sir, nell’ottica di un approccio integrato e multidisciplinare di presa in carico.

I Centri diurni di riabilitazione psico-sociale

I Centri diurni nascono alla fine degli anni ’90 in un’ottica della riabilitazione e integrazione sociale dei pazienti psichiatrici. Oggi se ne contano 11 su tutto il territorio cittadino. Si tratta di strutture semiresidenziali che accolgono almeno 20 persone a cui offrono una serie di laboratori (teatro, fotografia, vela, cucito), oltre ad attività di socializzazione, secondo un programma riabilitativo personalizzato.

Uno sguardo dentro i centri diurni

Aquilone

Lavori in corso

Canone Inverso

Le Sir (Strutture intermedie residenziali)

Esattamente come i Centri diurni, anche le Strutture intermedie residenziali nascono quasi tutte sul finire degli anni ’90 nell’ottica della dismissione dei manicomi e della ricollocazione delle persone con problemi di disagio psichico e sociale nel loro territorio di riferimento, con l’obiettivo di reintegrarli nel loro contesto naturale di vita. Anche qui si lavora in maniera integrata e multidisciplinare, sono presenti, quindi diverse figure professionali, come psicologi, medici, operatori socio sanitari, infermieri , tecnici della riabilitazione psichiatrica.

All’interno di queste comunità, che hanno dai 10 ai 20 posti letto, si incontrano soprattutto ex pazienti dagli ospedale psichiatrici Leonardo Bianchi e Frullone, il cosiddetto “residuo manicomiale”: persone oggi ormai over65, che hanno alle spalle grossi problemi psichici, compromessi anche da un punto di vista fisico, per l’avanzare dell’età. A questi si aggiungono, gli ex reclusi degli Opg, ormai chiusi, che non sono stati ricollocati nelle Rems, e persone multiproblematiche di difficile gestione anche per le stesse famiglie. Per questo zoccolo duro di utenza, che rappresenta la maggioranza, spesso non sono percorribili strade di recupero dell’autonomia, la riabilitazione può avere una durata di anni e non è detto ci siano punti di riferimento parentali disposti a prendersene cura una volta terminato il periodo in comunità.

Solo di recente nelle Sir si trovano anche nuovi utenti, giovani e persone del territorio, con problematiche ed esigenze completamente diverse, e c’è anche un ricambio che garantisce l’accesso a quelli che ne hanno bisogno. È quanto sta sperimentando, ad esempio, Casa Janfolla, la Sir di Secondigliano, dove si stanno realizzando percorsi personalizzati a seconda delle esigenze e delle fasce d’età degli utenti, con un coinvolgimento sempre maggiore delle famiglie. Come ci spiega lo psichiatra Michele Gargiulo, referente per l’area del gruppo Gesco, tra i primi protagonisti del modello di lavoro integrato pubblico-privato: “La prospettiva è quella di creare gradualmente delle piccole comunità diffuse sul territorio perché non accada più che un giovane si trovi a condividere la quotidianità con anziani o viceversa; né che una famiglia lasci lì una persona senza poi prendersene più carico. Questo ragionamento è stato possibile grazie alla condivisione di un percorso tra pubblico e privato sociale. Con i vari responsabili, ci incontriamo ogni settimana e discutiamo sulla necessità di operare cambiamenti e nuovi programmi di assistenza e di cura”.

La Bailadera

Casa Mia, Casa Raffaella 

Casa Ianfolla

M. N.

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