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Giovedì 25 Aprile 2024




Stefano Vecchio spiega i nuovi modelli di consumo: non più solo eroinomani

stefano vecchio“Negli ultimi vent’anni c’è stato un cambiamento radicale nel modo di consumare le sostanze rispetto all’eroinomane degli anni ’80 – spiega il Direttore del Dipartimento Dipendenze della Asl Napoli 1 Centro Stefano Vecchio - per cui, oltre all’eroinomane classico che si presentava come eroinomane deviante, marginale, con atti micro-criminali, nel tempo con la diversificazione del mercato e quindi l’offerta di sostanze diverse, sono emerse nuove figure corrispondenti a nuovi modi di consumare, meno marginali per certi versi, più socialmente integrati, che si esprimono con degli stili e modelli diversi”.

Tre le aree identificate dal Coordinamento Dipendenze, che fanno riferimento a modelli di consumo diversi. “La prima area è quella degli eroinomani che afferiscono quasi tutti ai nostri servizi, per cui buona parte dei comportamenti a rischio sono contenuti. Tendiamo a definirlo un modello di consumo istituzionalizzato. Queste persone non hanno più comportamenti a rischio criminali, sono più attente alla loro salute, sono in carico con interventi farmacologici e psicoterapie. L’altro modello di consumo, che è uno dei più diffusi, è quello che definiamo socialmente integrato e interessa aree di popolazione molto differenziate: adolescenti, giovani, giovani adulti ma anche adulti che fanno uso di sostanze diverse come cocaina, cannabis, alcol, una serie di sostanze legali e illegali che spesso vengono usate anche in combinazione tra loro”. Secondo Stefano Vecchio lo stile di consumo è meno frequente e finalizzato esempio a certi contesti come l’uscita serale con gli amici nelle piazze, la partecipazione a eventi musicale dentro e fuori città. “Queste persone hanno delle caratteristiche comuni – dice lo psichiatra - e in media riescono a utilizzare le sostanze e mantenere i loro livelli di vita pratica”.

L’ultimo modello di consumo è quello caratterizzato dalle nuove povertà e dai nuovi fenomeni come quello migratorio e interessa «soggetti che sono andati incontro al fallimento del loro progetto migratorio, non hanno trovato lavoro o non lavorano più, stanno per strada insieme con italiani e senza dimora o soggetti che  hanno una scarsa ‘ritenzione in trattamento’ cioè soggetti che, pur seguendo un programma terapeutico, non ne hanno un grosso vantaggio. Sono per strada, spesso dormono lì, non sono in grado di utilizzare i pochi dormitori presenti in città, spesso vanno incontro a patologie infettive, usando siringhe sporche e adottando comportamenti sessuali a rischio, e quindi sono soggetti ad altissimo rischio”.

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