Contrasto alla droga: qui Napoli

di Ida Palisi e Maria Nocerino

foto di apertura di SERGIO SIANOCinquemila persone dipendenti da droghe nella città, quasi settemila nella provincia: a Napoli il consumo di sostanze è un fenomeno rilevante, profondamente mutato rispetto a vent’anni fa tanto che oggi si parla di modelli di consumo e non di tossicodipendenze tout court.

Quello più noto è legato all’abuso di cocaina e alcol ed è di frequente associato alla movida violenta ma esiste anche un altro tipo di consumo che riguarda le persone più emarginate della società, come gli immigrati che hanno fallito il loro progetto migratorio e sono rimasti in strada, in compagnia di italiani senza dimora e di persone che non riescono a emanciparsi dalla dipendenza da sostanze.

Di fronte a numeri consistenti e a un fenomeno che muta dimensioni e stili di consumo, Napoli si sta attrezzando con servizi innovativi, frutto di un’integrazione tra pubblico e privato sociale che ha messo il capoluogo partenopeo al passo con gli standard europei per la prevenzione dall’abuso di droghe e il reinserimento sociale delle persone tossicodipendenti, al pari di Parigi, Berlino e Barcellona. Grazie ad accordi tra l’Unità Operativa Complessa Dipendenze della Asl Napoli 1 Centro e il gruppo Gesco i consumatori dipendenti dalla cocaina possono contare, in assoluto anonimato, su un servizio (Mamacoca) creato apposta per aiutarli a recuperare ritmi e stili di vita quotidiani, come pure Napoli è la prima città della Campania che ha un Drop in e un’Unità mobile di strada per aiutare senza dimora, migranti e persone ai margini della società a emanciparsi dalle dipendenze da droghe e alcol. Sempre grazie a questa integrazione funzionano nel carcere di Poggioreale un SerD (servizio pubblico per le dipendenze) specificamente dedicato alle persone detenute nella casa circondariale e un progetto (denominato IV Piano) per il loro reinserimento sociale, come pure in città. Infine Napoli è la prima città d’Italia che ha costituito una Consulta della notte (Hybrid) per contrastare la diffusione dei consumi di droghe illegali nei contesti del divertimento.

È nell’universo dei servizi integrati per le dipendenze e, in particolar modo in quelli innovativi, che si muove il reportage di Napoli Città Solidale, per scoprire che, mentre cambiano modelli e stili di consumo, la città si adegua, facendo tesoro di un’esperienza antica e consolidata di integrazione tra il terzo settore con Gesco, le cooperative Era e Dedalus e l’associazione Il Pioppo in prima linea e la Asl Napoli 1 Centro con l’Unità Operativa Complessa Dipendenze coordinata dallo psichiatra Stefano Vecchio.

Stefano Vecchio sull’integrazione pubblico/privato sociale

Contro un’immagine di Napoli città allo sbando della movida e della violenza, ci chiediamo in che modo sia legata all’abuso di droghe e proponiamo un approfondimento su quanto viene realizzato per aiutare chi soffre di dipendenze patologiche, con il parere di esperti locali come Silvia Ricciardi (presidente dell’associazione Jonathan) e Samuele Ciambriello (garante dei detenuti della Campania) e nazionali come Riccardo De Facci (vicepresidente del Cnca, Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza). Infine ci offrono il loro punto di vista di testimoni privilegiati dei fenomeni sociali lo scrittore Maurizio Braucci e il cantante Daniele Sanzone.

 Il sistema integrato dei servizi per le dipendenze

I servizi per le dipendenze a Napoli sono organizzati dalla Asl Napoli 1 Centro con il coinvolgimento del terzo settore per rispondere a caratteristiche di flessibilità. È il cosiddetto sistema integrato pubblico/privato sociale secondo cui i servizi si avvalgono di personale pubblico e di personale del terzo settore, in particolare del gruppo Gesco con le cooperative Era e Dedalus e l’associazione Il Pioppo.

Un modello, quello integrato, che ha dimostrato di funzionare e che va stabilizzato, secondo quanto spiega Marina Rinaldi, dirigente regionale del settore Assistenza e Interventi socio-sanitari Direzione generale Tutela della Salute.

Il parere di Marina Rinaldi

Sulle caratteristiche di flessibilità del sistema integrato insiste anche Marinella Scala, coordinatrice del centro diurno Palomar, che non ha dubbi: il servizio di cui lei è responsabile e che reputa “quello dove è meglio riuscita l’integrazione tra pubblico e privato”, non sarebbe lo stesso senza l’apporto indispensabile del terzo settore.

Marinella Scala sull’integrazione pubblico/privato sociale

Sul territorio cittadino funzionano undici SerD  (Servizi per le dipendenze patologiche) della Asl Napoli 1 Centro: dieci su ciascuna municipalità più uno nel carcere di Poggioreale. Il sistema integrato pubblico/ privato sociale è costituito da: quattro centri diurni (Aleph, Arteteca, Lilliput, Palomar) con progetti di reinserimento sociale e lavorativo (Orti urbani) e un centro residenziale (Villa Aleph), un progetto di riabilitazione sociale per i detenuti con dipendenze (IV Piano), il servizio Mamacoca per i dipendenti da cocaina, un’équipe che opera nei contesti del divertimento (Hybrid), un’unità di strada e un Drop in  per migranti e senza dimora.

Il sistema dei servizi prevede anche attività per la cura e la prevenzione del tabagismo e attività rivolte al gioco d’azzardo patologico.

Stefano Vecchio sul sistema dei servizi per le dipendenze 

I consumi a Napoli

Secondo i dati della Asl Napoli 1 Centro sono 4599 le persone che afferiscono ai SerD, i servizi pubblici di cura per le dipendenze, di cui per il 29 per cento fa abuso di cocaina, cui vanno aggiunti 619 alcolisti.  A questi vanno aggiunti 3.700 utenti dei SerD della Asl Napoli 2 e 3mila e 300 della Asl Napoli 3 (dati del SIND, Sistema informativo Nazionale per le Dipendenze, aggiornati al 2017 e forniti dalla Direzione Generale Tutela Salute della Regione Campania). In tutto, tra Napoli e provincia, si contano quindi 12218 persone con problemi di dipendenza da sostanze. A Napoli segue Salerno dove nella Asl (che corrisponde al territorio cittadino e alla provincia) sono assistite intorno alle 4000 persone dipendenti da sostanze; vengono poi Caserta con 2000 utenti dei servizi pubblici, Avellino con mille e 300 e infine Benevento con 742.

Per quanto riguarda la tipologia delle sostanze d’abuso, l’Asl Napoli 1 Centro rileva che tra i giovani c’è un consumo sempre più diffuso di bevande alcoliche, cocaina e stimolanti, spesso in combinazione tra loro. Meno frequenti ma ugualmente rischiosi risultano i consumi di ecstasy, ketamina e allucinogeni.

I modelli di consumo

Secondo il Coordinamento Dipendenze della Asl Napoli 1 Centro sono tre i modelli di consumo cui deve far fronte il sistema dei servizi integrato pubblico/privato sociale.

Innanzitutto il modello di consumo droghe istituzionalizzato costituito da eroinomani, alcolisti e cocainomani in trattamento da lungo tempo, che afferiscono ai SerD e ai centri diurni e residenziali, come Aleph e Lilliput. Per loro in carcere c’è progetto IV Piano.

Poi il modello di consumo di droghe marginale costituito da tossicodipendenti che sono per strada, senza dimora, migranti, interessati da processi di degrado e marginalizzazione, che i servizi cercano di intercettare in strada e di fornire loro assistenza di base (cosiddetta a bassa soglia). Per questo tipo di utenti sono stati attivati un Drop in e un’Unità mobile di strada.

Infine c’è il consumo di droghe socialmente integrato costituito da adolescenti, giovani, giovani adulti e adulti che, pur consumando e abusando di droghe e sostanze psicoattive mantengono, entro certi limiti, un equilibrio con i loro impegni di vita, ma vanno incontro a possibili danni per la salute. A loro si rivolgono servizi come Mamacoca e Hybrid. 

Stefano Vecchio sui modelli di consumo