ViaggiagendO - Istanbul

agendo-2014-IstanbulVi proponiamo in esclusiva nei mesi estivi, uno per week-end, alcuni dei racconti di viaggio appositamente elaborati da giornalisti e scrittori per agendO 2014, l’agenda che Gesco edizioni dedica ogni anno ad un tema diverso e pubblica a sostegno di un progetto sociale.
Questa settimana andiamo in Turchia con Alessandra del Giudice.

Guardava le linee della pelle del vecchio, e poi, per analogia, posava lo sguardo sui bargigli raggrinziti di “oroc”, il gallo nero, poco più in là. Gli occhi dell’uomo, persi nell’orizzonte, gli infondevano una serenità ancestrale. Ethem era seduto sulla strada di ciottoli di Ayvalik, con tre anziani che gli avevano offerto un “chai” solo perché lui gli aveva rivolto un saluto. Il tempo del tè è quello che ci vuole perché le foglie si depositino al fondo, il tempo di lanciare ponti tra generazioni e incontrarsi a un tratto, più vicino del previsto. “Gli occhi degli anziani di Ayvalik sono occhi di bambini”, si trovò a pensare. Eppure quel viaggio gli sembrava un fardello 23 giorni e 4500 km prima di polverosa terra, nenie e odori turchi, che ora gli strisciavano prepotentemente sotto pelle. Chi parte per bisogno conserva un sapore aspro del luogo dove è nato. La Turchia per Ethem era tutt’uno col viscerale senso di colpa di non essere riuscito a restare, se ne era distaccato per forza come per forza è necessario distaccarsi dal dolore. Non tornare a Istanbul per 8 anni era stato il male minore. “Meglio così -pensava- che fare avanti e indietro dilapidando i soldi guadagnati nella fabbrica di auto di Stoccarda”. Ma poi, il rigurgito del ricordo saliva, con una telefonata di sua madre che lo aveva sognato, o del fratello che gli chiedeva soldi. Loro erano ancora là, nel quartiere di Eminönü sottratto alla vista del Bosforo e degli chalet che cucinano pesce alla griglia dal muro alto e grigio della ferrovia. Giù in strada, era sicuro, c’erano ancora la vecchia pazza su un divano a fiori rotto, la spazzatura e i bambini che si avvicinano curiosi ai turisti. All’inizio i suoi erano andati a trovarlo, ma si erano stancati presto del grigio ghiacciato e del linguaggio spigoloso della Germania. A lui Istanbul mancava all’alba quando il camion delle bombole del gas gira per le strade al suono di una dolce melodia e il mujahidin segna in canto l’arrivo del giorno. Così, per il suo trentesimo compleanno, decise di visitare il suo Paese che non conosceva: quando era morto il padre si era pensato come tirare avanti, altro che vacanze. Guidò fino a Brindisi dove si imbarcò sul traghetto “Capitan Zaman” (Capitan Tempo) per quel viaggio alla ricerca del tempo perduto. Nelle 36 ore di navigazione condivise il ponte con le famiglie di emigranti che a pranzo aprivano grosse tovaglie a quadri rossi da cui tiravano fuori ogni ben di dio; intorno sedevano i bambini, rispettati e amati. Sbarcato a Çeşme si diresse verso la Cappadocia. Visitò i camini di fata di Göreme, Nevşehir, Ürgüp,Uçhisar e Niğe e le città sotterranee di Kaymaklı e Derinkuyu stravolto da quella terra calcarea che muta ad ogni istante, assumendo dimensioni lunari e profondità marine. Tornò appagato dalla passeggiata nella segreta e selvaggia valle di Ihlara tempestata di chiese rupestri e abitata da pastori. Fece tappa alle vasche accecanti di Pammukkale e ai templi di Efeso, per poi fermarsi sul mare circondato da pini della penisola di Datça di fronte alla meravigliosa quanto turistica isola di Cleopatra. Risalendo la E 87, notò con orrore il litorale deturpato da scheletri edilizi. Sostò infine ad Ayvalik, paese di reminiscenza ottomana, arrampicato sulla collina tra spicchi di Egeo. Giunto a Istanbul si inoltrò nelle viuzze laterali di Dyvan Yolu dove i turisti si affacciano alle terrazze dei ristoranti chic. Il progresso sbatteva contro gli angoli di una società sconnessa, dove ai fondi del FMI e all’aumento del Pil erano corrisposte la diseguaglianza sociale, il lavoro precario, la distruzione dell’ambiente, la repressione politica. Istanbul, centro tra Asia e Europa, tra passato e futuro, stava perdendo il passo del presente uscendone, come lui, dilaniata. Si diresse verso Gezi Park. Solo quando fu al centro di piazza Taksim si accorse dei ragazzi imbavagliati e dei gas lacrimogeni. Non ci pensò due volte, prese una pietra da terra e la scagliò lontano con un urlo.    

Alessandra del Giudice

Consigli di viaggio:

Da non perdere a Istanbul: Aya Sofya, chiesa convertita in moschea; le colonne che creano un gioco di specchi nell’acqua della Cisterna Basilica; l’enorme Palazzo di Topkapı; un giro al mercato delle spezie e nei negozi di tappeti; la Moschea Blu; una crociera sul Bosforo al tramonto col battello di linea, così da ammirare entrambe le sponde; İstiklâl Caddesi, cuore pulsante della Istanbul europea. Non partite senza aver provato i baklava, dolci alle mandorle o al pistacchio, ottimi quelli di Karakoy Gulluoglu, presso il ponte di Galata, e di Saray, su Istiklal Caddesi. 

Nel 2014 agendO è stata dedicata alla Terra. E’ in preparazione agendO 2015 che sarà dedicata al Cibo e uscirà a settembre.
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