Disability Pride a Napoli: un’occasione per mettere al centro i diritti

Parla Fabio Corbisiero, docente del Dipartimento di Scienze Sociali della Federico II 

fabio corbisiero 2Dalla mobilità all’integrazione scolastica, dalla sessualità al turismo: sono solo alcune delle sfere della vita in cui le persone con disabilità trovano ancora oggi ostacoli e barriere inaccessibili. Si discuterà anche di questo nella tre giorni in programma a Napoli dal 7 al 9 luglio in occasione del Disability Pride.

Ne parliamo con il sociologo Fabio Corbisiero, docente del Dipartimento di Scienze Sociali della Federico II, che sul tema del turismo accessibile terrà un incontro insieme ai direttori dei parchi archeologici di Pompei e di Ercolano e alle associazioni (sabato 8 luglio dalle 10.15 all’Antisala dei Baroni del Maschio Angioino).

Perché un Disability Pride e perché a Napoli?

Il Disability Pride nasce 3 anni fa in Sicilia da un’intesa con gli organizzatori del Disability Pride New York, per celebrare in maniera del tutto inedita le nuove conquiste delle persone disabili e ribadire i diritti che la Convenzione Onu ha sancito nei suoi 50 articoli. Napoli è storicamente una città dell'inclusione per tutti, dunque non è stato un caso puntare a questa piazza per manifestare l'orgoglio delle persone disabili.

Quali sono i diritti più urgenti delle persone con disabilità?

La capacità di risposta ai bisogni delle persone disabili è uno degli indicatori principali di una società e di uno stato che vogliano dirsi propriamente democratici e l’Italia sta facendo progressi in tale direzione. Ma non è per nulla sufficiente. La Convenzione Onu rappresenta uno strumento condiviso dalla comunità internazionale che segna valori e obiettivi per ampliare il grado di inclusione sociale delle persone disabili, ma frequentemente i principi della convenzione sono disattesi. A partire dalla mobilità delle persone nelle nostre città che è impedita se non ostacolata dalle barriere architettoniche o un sistema di trasporti che in poche città italiane è anche a misura di disabili. Vita indipendente e sessualità sono poi altre due chimere con le quali le persone disabili devono ancora fare i conti. Su questo il welfare italiano è indietro anni luce.

Perché secondo te perché alcune organizzazioni si sono dissociate?

L'organizzazione di questo evento è stata lunga e non facile. Le proposte innovative del disability pride si sono dovute confrontare e scontrare con una rete associativa legata ad un rapporto più tradizionale e personale con il territorio. Ritengo che iniziative "larghe" come queste che, in linea teorica, coinvolgono tutta la società civile in una riflessione più ampia sulla disabilità, scontino il peso di una questione che è spesso a carico delle famiglie o di piccole, singole associazioni che faticano ad ottenere dei diritti. Tuttavia la rottura in questo caso specifico è attribuibile a tutte le parti in causa e, credo, soprattutto alla mancanza di sponsor e fondi che avrebbero avuto bisogno di una gestione di tipo manageriale che è del tutto mancata agli organizzatori siciliani. 

Cosa sta facendo l’università per l’integrazione dei ragazzi disabili?

L’incontro con lo studente con disabilità apre un altro campo problematico della questione. Da anni l’Università Federico II ha riconosciuto la dimensione producendo nuove sfide come un Centro (Sinapsi) dedicato agli studenti che trovano difficoltà nell'inserimento all'università. Quando incontriamo uno studente con disabilità entriamo in contatto con un giovane che, come i suoi coetanei, si confronta con problemi di inserimento sociale e di rapporto interpersonale connessi al passaggio dal contesto non sempre ottimale, ma certamente rassicurante e protettivo della scuola media superiore, a quello dispersivo ed anonimo del mondo universitario. Il giovane con disabilità, inoltre, può anche sperimentare una sorta di rifiuto a causa di una diversità non desiderata di cui è portatore. Per questo motivo, in ognuno dei dipartimenti del nostro ateneo esiste un delegato alla disabilità e molte università italiane tra cui la Federico II offrono anche sostegno tecnologico per diverse forme di disabilità sia fisica sia mentale.

La manifestazione è legata a proposte concrete?

La manifestazione si lega ad un momento di riflessione, pur gioiosa e collettiva, sulla questione disabilità. Nel panel che coordino come docente del Dipartimento di Scienze Sociali abbiamo deciso di puntare sul turismo accessibile. Insieme ai due direttori dei parchi archeologici di Pompei e di Ercolano e con la voce dell'associazione sordi e di alcune organizzazioni e professioni che si occupano di turismo accessibile, incentreremo il dibattito sulle difficoltà che ancor oggi i disabili hanno nella mobilità e nella fruizione di un bisogno fondamentale che è quello del viaggio. Il turismo rappresenta per tutti e soprattutto per le persone disabili un momento di enorme socialità e di benessere psico-fisico. La proposta concreta è dunque quella di approfondire, in termini di ricerca scientifica, questa dimensione e tradurla in formazione e autoimprenditorialità per persone disabili che vogliano supportare e implementare la gestione e l'organizzazione del turismo accessibile a Napoli e in Italia.

Maria Nocerino