| SEGUICI SU seguici su Facebook seguici su Twitter youtube
venerdì 19 Aprile 2024




Perché la legalizzazione della cannabis rende più sicura la società e più tutelati i consumatori

Il punto di vista di Stefano Vecchio, dirigente del Servizio Farmacodipendenze della Asl Napoli 1 Centro.  

stefano vecchio 2“Una strategia per combattere l’illegalità: legalizzazione della cannabis” è il tema con cui si apre il convegno “Prima (Invece) di punire” che si terrà venerdì 5 e sabato 6 maggio all’Istituto degli Studi Filosofici.

Si tratta di un argomento di grande attualità che vede pareri controversi. Sentiamo in anteprima il parere di Stefano Vecchio, dirigente del Servizio Farmacodipendenze della Asl Napoli 1 Centro che interverrà venerdì mattina al convegno promosso dall’associazione Not Dark Yet.  

Come si inserisce il tema della legalizzazione delle droghe leggere nel dibattito sulla sicurezza? Per alcuni la cannabis distribuita dallo Stato è sinonimo di “sicurezza” per altri di “insicurezza”. 

Dopo i due decreti Minniti che propongono un modello securitario spostando sulle città la responsabilità della sicurezza pubblica è opportuno rivedere il discorso sulla sicurezza. Bisogna intanto dire che le droghe possono avere per i cittadini un doppio livello di “insicurezza”: da un lato la paura delle malattie infettive legata all’esperienza negativa del passato dell’eroina endovena, dall’altro c’è il discorso dell’uso di sostanze legata alla movida che coinvolge e sconvolge il salotto buono delle città. D’altra parte il commercio delle sostanze psicoattive è allacciato a doppio giro con la criminalità organizzata che è una delle cause principali dell’insicurezza. Questi risvolti evocano paure ed insicurezze che potrebbero giustificare il decentramento della questione “sicurezza” ai Comuni e alle città. Mentre è proprio da questi centri che dovrebbe partire un modo diverso di ripensare le città e la convivenza. Se la legalizzazione fa paura dobbiamo anche chiederci perché il paese più proibizionista del mondo, gli Stati Uniti d’America abbiano avuto un grosso ripensamento e stiano legalizzando la cannabis.

Perché?

E’ sbagliato affrontare la questione in termini ideologici, si tratta di una questione pragmatica e laica. La legalizzazione permette di controllare il fenomeno e sottrarlo dalla criminalità organizzata. Nei paesi in cui è attuata abbiamo avuto numerosi effetti positivi: la verifica sulla qualità e quantità delle sostanze vendute, la riduzione del rischio di consumare sostanze non controllate, attraverso la comunicazione trasparente sull’uso delle sostanze si sono messe le persone in condizione di valutare i rischi e si è eliminato il rischio di incorrere nel reato di spaccio per il semplice uso personale. La cosa più importante è che si è riscontrato un miglioramento del comportamento dei consumatori, una riduzione del consumo e l’abbattimento della criminalità in questo settore. L’Uruguay ha disciplinato sia la vendita sia la possibilità di usare la cannabis e se vai in uno shop si trovano diverse qualità di cannabis con i dati trasparenti: provenienza, quantità dei principi attivi etc. Questo permette al consumatore di conoscere gli effetti attesi e scegliere coscientemente e liberamente la sostanza. Una pubblicazione di alcuni studiosi inglesi che ha analizzato le normative europee sui farmaci e le forme di legalizzazione ha mostrato che con la normativa sulla legalizzazione si danno allo Stato gli strumenti per controllare il fenomeno e anche la percezione della sicurezza dei cittadini risulta migliorata.

Entriamo nel vivo della questione. C’è chi crede che la legalizzazione possa portare alla diffusione dell’idea che gli stupefacenti non siano dannosi, mentre molti ritengono che lo siano. Come sfatare questa credenza?

Il discorso sulla legalizzazione della cannabis è più accettato perché il consumo è molto diffuso: alcune ricerche europee sugli studenti ci dicono che oltre il 30% degli studenti ne fa uso. Mentre oggi l’idea del vecchio eroinomane e che qualsiasi sostanza definita “droga” porti a dipendenza è sorpassata. La maggioranza delle persone che consuma cannabis continua a condurre una vita abbastanza integrata, mantiene il suo lavoro, le relazioni affettive, solo un numero molto limitato di persone perde il controllo.  Ad esempio l’alcol, sostanza legale che fa parte della nostra cultura, ha un grado molto più grave di tossicità della cannabis se male utilizzata. Tuttavia c’è un minore pregiudizio sull’uso di alcol perché è controllato dallo Stato. Questo ha permesso la diffusione di regole condivise socialmente sul giusto utilizzo: ad esempio i genitori dicono ai figli di bere a stomaco pieno, di non bere prima di guidare. Ognuno conosce il proprio confine psico-fisico e si autoregola e se ha un problema con l’abuso di alcol non ha timore a chiedere consiglio o aiuto. Cosa che i consumatori di cannabis non possono fare perché vengono stigmatizzati.

Quali sono i rischi per il consumatore di cannabis, ora che il commercio è appannaggio della criminalità?

Il primo problema è che non sai cosa acquisti. Non sai che sostanza ti vendono, infatti si sono diffusi dei cannabinoidi di sintesi chimica che hanno effetti neurologici molto gravi e che sono venduti anche all’interno di sostanze profumate. Non sai se la cannabis è tagliata con sostanze chimiche o altre droghe pesanti, fermo restando che la cannabis distribuita su larga scala dagli spacciatori è prodotta su grandissime coltivazioni ed è piena di pesticidi. Quando un consumatore è abituato a consumare hashish illegale non è in grado di capire se è vero o no, solo se è stato all’estero o se acquista da piccoli spacciatori che coltivano in proprio può fare il confronto. Se non ha avuto esperienze diverse, difficilmente farà la differenza. Poi c’è il problema della stigmatizzazione: se un consumatore riscontra un problema con l’uso della sostanza, come abbiamo detto non sentirà di chiedere aiuto.

Può accadere che l’uso della cannabis determini problemi fisici o psicologici?

Ci sono persone che possono stare male, con crisi di panico, dissociazioni. Se una persona sta vivendo un momento di precarietà psicologica è più esposta a questo rischio, perché l’uso di sostanze psicoattive, tra cui l’alcol, può determinare un aggravamento dello stato emotivo e può anche far vivere esperienze di dissociazione. La prima cosa da fare nel caso di una crisi psicologica è rassicurare la persona, farla uscire dal contesto, starle a fianco e vedere se recupera lo stato di normalità. Se la persona non si riprende perché ha un’intossicazione cronica si richiede l’intervento sanitario e la cosa finisce là. Si tratta di casi molto limitati, tuttavia proprio i consumatori non informati tendono a sottovalutare i rischi. Non è un caso che nei nostri interventi parliamo dei rischi e mettiamo in condizione le persone di scegliere in modo consapevole di usare le sostanze e in quale quantità. Va sottolineato il rischio dell’uso di sostanze combinate tra loro: la cannabis associata all’alcol ad esempio può far perdere di lucidità. Ribadisco che con la legalizzazione tutti i fenomeni ora sommersi sarebbero sotto la luce del sole, quindi gestibili e controllabili.  

Un primo passo verso la legalizzazione l’Italia l’ha fatto con l’uso terapeutico…

Dopo varie normative e la Conferenza Stato-Regioni si è partiti con l’uso terapeutico della cannabis. Ma non è ancora così diffuso: le farmacie non sono attrezzate, i medici non sono informati e soprattutto i farmaci sono molto costosi e quindi non tutti se li possono permettere. Ci sono alcune regioni che hanno previsto non solo l’acquisito, ma anche un finanziamento pubblico per ridurre la spesa per le persone soggette a patologie in cui si rende utile l’uso terapeutico della cannabis come nel glaucoma, nella sclerosi multipla, per attenuare gli effetti collaterali dei chemioterapici, in alcune forme di epilessia e in diverse forme tumorali come terapia del dolore. Tuttavia al momento ogni regione si sta muovendo come crede.

Cosa pensa delle altre sostanze definite “pesanti”?

Il discorso che si è aperto rispetto alla legalizzazione della cannabis secondo me dovrebbe riguardare tutte le sostanze psicoattive. La differenza tra droghe pesanti e droghe leggere da un punto di vista farmacologico è meno importante rispetto ai rischi determinati dai processi di stigmatizzazione, che come abbiamo detto rendono l’uso sommerso e quindi più pericoloso per la società e per i consumatori. Ad esempio in Svizzera e in Germania ci sono esperienze di consumo di eroina somministrata sotto controllo medico, finalizzate al superamento dell’uso di eroina in strada e quindi al sostegno e al controllo dello stato di salute dei consumatori.  

Alessandra del Giudice

agendo 2023 banner
Prenota la tua copia inviando una e-mail a comunicazione@gescosociale.it
tiSOStengo
unlibroperamico
selvanova natale 2020 banner
WCT banner
gesco 30 anni
napoliclick
Amicar banner 500

Archivio Napoli Città Sociale