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venerdì 29 Marzo 2024




Il Femminismo Ieri e Oggi

Il Femminismo negli anni ’70 e oggi

Intervista a Simona Ricciardelli 

Simona RicciardelliSimona Ricciardelli, insegnante, militante del movimento delle donne, presiede la Consulta Regionale Femminile della Campania. È stata candidata al Senato nel Partito della Rifondazione Comunista. Si è occupata di maternità e Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG), fondando e coordinando il Comitato per l’applicazione della legge 194, di salute procreativa, antimilitarismo, pace e non violenza, oltre che di memorie e scrittura femminile.

L’esperienza nel Femminismo

L’esperienza del femminismo negli anni’70 mi ha segnato per sempre e non mi sono mai pentita di farne parte. La mia famiglia mi ha educato alla parità con i miei fratelli e mi ha trasmesso il valore dell’emancipazione. Anche mia nonna, una donna molto religiosa diceva sempre “Prima il lavoro e poi il matrimonio”. La mia era una famiglia borghese dove il lavoro era ritenuto fonte di indipendenza prima che di sopravvivenza, una situazione diversa da quella delle donne di classi sociali povere che da sempre lavorano per necessità e si massacrano con il lavoro. Negli anni ’60 sono cresciuta con la consapevolezza di volermi laureare ed essere indipendente al più presto. Poi ho incontrato gli anni ‘70 delle piazze e dei cortei ed ho conosciuto il pensiero di intellettuali forti come Carla Lonzi che già prima del ’68 aveva segnato il pensiero femminista. Il centro della rivoluzione negli anni ‘70 è il corpo della donna, si mette in discussione l’idea della sessualità conservata e della purezza, della maternità come valore assoluto. Con la legge sull’aborto le donne affermano il diritto alla libertà di scelta di essere o non essere madri. In quegli anni mi sono sposata e ho avuto dei figli seguendo il percorso tradizionale della famiglia, ma alla fine degli anni ’70 ho preso coscienza che nella famiglia persistevano forme di patriarcato benché le donne non se ne rendevano conto a pieno. Nel ’75 col nuovo diritto di famiglia c’è l’equiparazione di diritti della madre e del padre, mentre prima l’autorità riconosciuta era quella paterna. Con la legge sui consultori si rivede l’organizzazione della salute delle donne nel senso della prevenzione e della libertà di vivere serenamente, si dà alle donne la possibilità di interloquire gratuitamente con altre donne esperte in un luogo deputato al loro benessere fisico e psichico. Si parla di educazione sessuale, della volontà di avere o non avere figli, di menopausa. Il consultorio diventa un luogo di felicità. Tutto questo porta da una parte alla prevenzione di gravidanze indesiderate e dall’altra al cambiamento di costume tra uomini e donne e al superamento della divisione tra donne “oneste” e “disoneste”. Anche le organizzazioni del lavoro e i sindacati affiancano le donne nella lotta in quegli anni. Negli anni ’80 il femminismo si immerge, forse a causa della crisi economica, forse per lo spegnersi dei movimenti politici. Molte donne pensano di ritornare a fare le casalinghe perché credono che la famiglia opportunamente modificata dia un’opportunità in più. Negli anni ’90 la lotta delle donne riprende, l’idea delle pari opportunità è condivisa e le conquiste delle donne si cristallizzano.

Come sono le donne oggi e quali battaglie sono ancora necessarie?

Oggi le donne sono entrate in tutte le professioni, basti pensare che fino al ’63 non potevano fare il magistrato. D’altra parte non sono riuscite a cambiare la società come si sperava piuttosto ho visto il femminismo assuefarsi alle logiche di potere. Il mio sogno era che se le donne fossero andate al potere il mondo sarebbe andato meglio, invece segnano troppo poco una differenza quando sono al comando. Se negli anni ’70 le donne erano state in grado di portare avanti lotta contro le guerre, la violenza, sono allibita che oggi si schierino poco contro tutte le guerre inutili, il commercio di armi, lo sfruttamento dei più deboli, tranne casi isolati come quello delle donne contro Trump in America. Rosa Luxemburg diceva cose molto più intelligenti contro la guerra di ciò che si dicono oggi.

Le donne nel mondo sono unite oggi dallo slogan “Non una di meno”. Cosa significa?

Nella mia epoca le donne non venivano uccise, venivano recluse, gli venivano tolti i figli concepiti fuori del matrimonio, la “vergogna del corpo femminile che minava l’equilibrio maschile” andava nascosta. Le donne erano schiave in casa e non si ribellavano. Venivano uccise dai mariti solo quando gli uomini volevano liberarsene per farsi una nuova vita mentre il divorzio ha liberato le donne, oltre che gli uomini, in questo senso. Oggi le donne sono molto più avanti: non devono vergognarsi di un figlio senza padre, sono libere di gestire il proprio corpo, di uscire, sono più consapevoli, ma devono stare attente alla violenza maschile. Perché contrariamente al passato oggi le donne si ribellano e per questo vengono uccise molto più di prima, vengono colpite in faccia con l’acido, gli viene dato fuoco. Il problema principale è quello della mancanza di lavoro. Se sono povere e sole sono maggiormente esposte alla violenza maschile. Un’altra trappola è l’eccesso di esposizione mediatica: il loro corpo è ancora usato e abusato sui social.

E gli uomini dove sono nella lotta delle donne?

Non mi piace come si pongono gli uomini nei confronti dei risultati raggiunti grazie al femminismo: sono disorientati da un femminile emancipato e soffrono per questo. Dal loro conto le donne sono indipendenti economicamente e anche sessualmente e biologicamente e scelgono anche di fare i figli da sole. Non vedo più punti di incontro tra donne e uomini perché anche l’amore non è più condiviso. Secondo me il futuro deve prevedere un’alleanza tra uomo e donna.

Come si colloca Napoli nella lotta delle donne?

Napoli sta vivendo una buona stagione femminile, c’è una grande coscienza trasversale, stanno nascendo molti luoghi di aggregazione femminile come la Casa delle Donne ma anche l’OPG e altri beni comuni dove le donne hanno spazio, c’è una buona aggregazione: basti pensare al movimento suscitato ultimamente dalla questione “aborto” infatti Napoli è una città molto attrezzata sull’interruzione volontaria di gravidanza. Le consigliere di parità lavorano intensamente. A 75 anni sono ottimista e mi sento ancora in lotta.

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