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Domenica 1 Ottobre 2023




Diritto alla Salute: la Malattia Mentale, da pericolo a opportunità

Intervista al professor Giovanni Ariano direttore della Sipi

giovanni ariano sipiStatalizzazione della salute mentale, camicia farmacologica e approccio biologico alla psicosi sono alcuni dei temi con cui discutiamo con il professor Giovanni Ariano fondatore e direttore della Sipi (Società Italiana di Psicoterapia Integrata) che ha organizzato a Napoli il convegno La psicosi da pericolo ad opportunità” che si terrà nel Conservatorio di San Pietro a Majella dall’11 al 13 novembre.

Mentore dell'iniziativa Luc Ciompi luminare della psico-riabilitazione che parlerà del suo modello bio-psico-sociale adottato dalla Sipi, secondo cui la malattia mentale si può curare grazie a nuovi modelli di diagnosi e di cure efficaci.

In che modo la malattia mentale può essere considerata una opportunità?

Il modello teorico e clinico della Sipi si basa su quello bio-psico-sociale di Luc Ciompi secondo cui lo psicotico non è un malato organico, ma la sua patologia e il suo recupero sono dati dalla convergenza rispettivamente negativa (malattia) o positiva (riabilitazione) di fattori sia biologici, sociali e psicologici. Alla luce di questo approccio la malattia mentale va considerata una disfunzione "con scopo" ovvero come il momento di crisi necessario nella crescita di un essere umano, un'idea già compresa in epoca medievale quando si parlava dell'angelo inviato da Dio che annuncia cose nuove che sconvolgono, ma portano avanti. Non si nasce matti, lo si diventa per la convergenza di fattori psicologici, sociali e biologici e dalla malattia mentale si può guarire se si intraprende la cura adeguata. La malattia mentale è una disfunzione del mondo di pensare i valori della società in cui si vive e in una società attuale caratterizzata da cambiamenti veloci diventa difficile adeguarsi e ciò crea più disfunzione, più malattia.

Quanto è importante divulgare questa teoria?

Molto importante, infatti il convegno l'iniziativa conclusiva di una campagna, a cui hanno partecipato oltre 2mila persone, che la Sipi ha organizzato in tutte le province della Campania con seminari, convegni, sedute dal vivo e sessioni scientifiche per il confronto schietto tra gli esperti del settore e i clinici, e gruppi di lavoro (convegno parallelo) tra tecnici, volontari, pazienti e familiari per dar loro speranza attraverso il dialogo e spiegare che i malati possono tessere rapporti con l’esterno e che non c’è famiglia in Italia che non sia toccata direttamente o indirettamente dalla malattia mentale. L’obiettivo principale della Sipi è costruire ponti con il diverso, informare istituzioni e opinione pubblica sul tema della malattia mentale, sui diritti dei pazienti e dei loro familiari. Cerchiamo di agire a tre livelli: politico, scientifico e clinico. L'azione politica è il punto di partenza perché si vinca la lotta per assicurare la libera scelta alla cura del paziente e si passi dalla teoria alla prassi clinica.

Sta dicendo che il diritto alla scelta della riabilitazione mentale è oggi negato?

Al malato è stato tolto il diritto alla salute mentale poiché in Italia esiste la statalizzazione delle patologie mentali. Il paziente deve per forza fare riferimento al dipartimento della salute mentale statale, che esautora il medico di base e lo specialista privato poiché decide se curare o non curare il paziente, dove curarlo e in che modo. Ma nel sistema pubblico nella maggioranza dei casi si usa la "camicia di forza farmacologica" non tenendo conto del modello psico-bio-sociale, benché sia acclamata la sua validità a livello internazionale. 
Somministrare i farmaci ovviamente è più facile perché lavorare con i pazienti e le famiglie sui fattori psicologici e sociologici richiede tempi più lunghi e continuità. Il farmaco però cronicizza il problema e a lungo andare si traduce anche in costi più alti per lo Stato.

Il cittadino viene così discriminato:  chi si può permettere la psicoterapia va nello studio privato, chi non può è costretto a curarsi farmacologicamente nella sanità pubblica. 

Esatto. Per i pazienti gravi la psicoterapia dovrebbe essere convenzionata così da evitare la cronicizzazione della malattia. Senza concorrenza si mortifica la ricerca scientifica e si impedisce ai pazienti la libera scelta. Un paradosso, visto che per tutte le altre patologie lo Stato permette la creazione e sovvenziona i servizi  convenzionati, non si capisce perché non si deve fare per la salute mentale. Questo va contro la legge dell'accreditamento, 830 del 1978, che stabilisce che tutte le strutture sanitarie sia pubbliche che private debbano essere esaminate per essere accreditate. A distanza di 30 anni dalla legge, le strutture private per la salute mentale ancora non vengono accreditate, né d'altra parte si accreditano quelle pubbliche la cui qualità non viene dunque monitorata.
Le strutture private d'altra parte, non essendo controllate, sono come i vecchi manicomi e in molti casi dovrebbero essere chiuse. L'unica struttura accreditata in Campania siamo noi della Sipi e abbiamo dovuto lottare tantissimo per ottenere l'accreditamento.

Eppure con la legge 180 si sono fatti passi da gigante nel superamento del puro approccio biologico…

Si e no. Con la 180 si è fatta un'idealizzazione della malattia mentale, negandola e attribuendola sola ai fattori sociali. Si è detto "Chiudiamo i manicomi".
Ma se chiudiamo i manicomi, non si elimina il problema: ci sono le persone che si devono curare. La legge 180 ha portato alla statalizzazione della malattia mentale. Se a livello teorico si è riconosciuta l'incidenza dei tre fattori sulla malattia mentale di fatto questa filosofia non si è incarnata nella prassi clinica delle strutture pubbliche che resta sbilanciata sull'aspetto meramente biologico.

Veniamo ai pazienti. Come agire sui tre fattori bio-socio-psicologico per far guarire il paziente?

Prima di tutto bisogna identificare il problema. Una volta accertata la malattia anche nelle situazioni più gravi, se si interviene tempestivamente con la psicoterapia individuale e familiare, si può evitare il ricorso ai farmaci e interrompere la spirale della cronicità invalidante nell'80-85% dei casi. In situazioni molto gravi, nel restate 20% dei casi, bisognerebbe avere a disposizione strutture accreditate: case famiglia, centri diurni e centri notturni con posti convenzionati dove i tre aspetti abbiano pari dignità.

Crede che la Società sia pronta ad affrontare correttamente il tema della malattia mentale?

La società non è pronta ancora, dal momento che già l'istituzione sanitaria non ha ancora trovato la formula efficace per gestire la malattia mentale. Ma anche le altre istituzioni, quali la scuola, le parrocchie, i servizi sociali, dovrebbero avere un ruolo importante nella prevenzione primaria delle  patologie mentali. Inoltre le persone dovrebbero imparare a riflettere di più su ciò che succede e non ghettizzare i malati poiché è molto importante per la loro guarigione lavorare sulle risorse positive della famiglia e dell'ambiente circostante. La società dovrebbe permettere il reinserimento sociale e lavorativo dopo la cura.

La Sipi ha costituto  la cooperativa “Integrazioni” (1996) che gestisce strutture residenziali psichiatriche, centri diurni psichiatrici e centri di psicoterapia. Ci spiega come funzionano?

La cooperativa è l'unica realtà accreditata della Campania, come ho detto, quindi i pazienti possono tranquillamente accedere gratuitamente. Nelle nostre strutture la psicoterapia è centrale infatti le figure professionali centrali sono psicologi, psicoterapeuti e operatori centrali, mentre gli psichiatri restano sullo sfondo. Circa 30 dipendenti lavorano nel centro notturno da 20 posti, mentre altre 20 persone sono seguite nel centro diurno da altri 10 dipendenti. Ogni paziente segue 2 ore di psicoterapia individuale a settimana, 1 ora di terapia familiare e fa terapia di gruppo tutti i giorni. Nel centro diurno inoltre organizziamo una serie di corsi che preparano al reinserimento lavorativo dal restauro al giardinaggio. Una volta terminato il periodo di riabilitazione i pazienti continuano a fare terapia per stabilizzare la cura. Anche là dove è terminato il finanziamento pubblico favoriamo i pazienti più poveri perché ognuno paga secondo le sue possibilità.

Alessandra del Giudice

La SIPI (Società Italiana di Psicoterapia Integrata), che ha sede a via Pio XII, 129 a Casoria (NA) 
e’ una associazione scientifico-culturale senza scopo di lucro, è stata fondata nel 1984.
La mission aziendale della SIPI è fornire all’individuo, ai gruppi e alle organizzazioni servizi di formazione, ricerca scientifica e intervento nella promozione del benessere psicosociale e della salute mentale, con particolare attenzione alla possibilità di integrare metodologie, approcci, tecniche differenti e diverse figure professionali, all’interno di un valido modello teorico (msi – Modello Strutturale Integrato).

La Sipi incarna la sua missione con: La didattica, gli studi e le ricerche nel campo della: a. Psicologia applicata alla scuola (Sipiscuola), alla salute (Sipiprofessioni sanitarie), allo sport ed attività motorie (Sipisport), alla religione ed attività pastorale (Sipimetanoia ), alla famiglia e alla psicoriabilitazione (Sipipsicoriabilitazione ), alla infanzia e adolescenza (Sipinfanzia ). b. Consulenza (Counseling ) c. Psicoterapia: scuola di specializzazione in psicoterapia integrata riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione e della Ricerca (M.I.U.R.), scuola quadrienannale di supervisione clinica, scuola quadriennale per didatti.

Info: http://www.sipintegrazioni.it/

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