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Giovedì 28 Marzo 2024




Il San Gennaro non deve morire

La Sanità e il Sociale secondo Ivo Poggiani

ospedale_san_gennaro_manifestazioneIvo Poggiani, presidente della III Municipalità (Stella, San Carlo Arena), e leader del movimento “Un popolo in cammino”, da anni si batte per i diritti sociali e ambientali dei cittadini e della città. Tra i fautori della protesta contro la riconversione dell'Ospedale San Gennaro di Napoli ci spiega il valore del presidio sanitario per il quartiere.

Cosa diventerà l'Ospedale San Gennaro?

Sul territorio sta chiudendo tutto, nel 2014 ha chiuso il poliambulatorio Carlo de Marco, nel 2015 il consultorio che serviva 40 mila persone, ci sono 350 mila metri quadri del Leonardo Bianchi abbandonati a marcire, l'Elena d'Aosta a 500 metri dal San Gennaro pure sta chiudendo. Per il San Gennaro si era deciso per una serie di interventi di trasformazione in poliambulatorio con l'ampliamento dei servizi che all'ospedale Elena D'Aosta non esisteranno più. Ma di fatto non è così. Oggi dietro uno strampalato progetto di riqualificazione che non si sa in quali tempi si realizzerà si nasconde una sola parola: "Tagli".

Qual è la situazione attuale?

Purtroppo ancora non siamo riusciti ad incontrare la Regione, stiamo ragionando con la prefettura, intanto l'unica cosa è protestare. Ciò che afferma il presidente De Luca rispetto alla riconversione è falso. Di fatti l'ospedale è già chiuso. Rimangono pochissimi reparti, e verranno spostati anche oncologia ed ematologia, due reparti gioiello ristrutturati da un anno. Dicono che sarà installato un "primo soccorso", ovvero verrà messa a disposizione un'ambulanza presso il San Gennaro che servirà per il trasferimento in altri ospedali, ma è cosa ben diversa dal "pronto soccorso" nel quartiere. Il poliambulatorio funzionerà col ticket e poiché la regione Campania non riesce a garantire la copertura per un anno, ma a stento lo fa per sei mesi, significa che i cittadini saranno costretti a ricorrere a strutture private e chi è povero finirà per non curarsi affatto.
Vorremmo capire come Asl e Regione vogliono garantire la salute dei 110 mila cittadini del quartiere.

Cosa significa questo smantellamento per il quartiere della Sanità?

Nel rione Sanità siamo vittime di una faida che ci sta dilaniando. Se da un lato ci sono energie messe in campo dai cittadini, dai giovani, dagli artisti che stanno lottando per restituire un'identità positiva al quartiere, dall'altro lato c'è la camorra. Penso al successo della notte bianca e poi alla sparatoria avvenuta il giorno dopo in pieno giorno tra mamme e bambini. In questo momento di grande sofferenza, il San Gennaro è uno dei pochi presidi in cui lo Stato c'è. Al di là di scuole, parrocchie e del San Gennaro manca la presenza dello Stato. Se si tagliano scuole, consultori ed ospedali, cosa rimane?

Quali sono le priorità nel quartiere della Sanità?

Secondo "Save the Children" la Sanità è l'area con la dispersione scolastica più alta d'Italia. Il secondo grave problema è quello della violenza sulle donne. Eppure un altro presidio fondamentale che ha chiuso è proprio il consultorio dove c'erano gli psicologi che aiutavano le donne vittime di violenza. Nel frattempo vediamo nascere tante strutture private, ma il volontariato non può sostituire il pubblico.

Eppure il bilancio cittadino ha operato i maggiori tagli proprio sul welfare. Cosa ne pensa?

I fondi che arrivano al Comune sulle politiche sociali dalla Regione e dallo Stato nazionale subiscono continui tagli, ma proprio per questo una parte maggiore del bilancio comunale deve essere investito nel welfare. Il Comune quando sbaglia deve tornare indietro sui suoi passi e credo lo farà col il bilancio definitivo.
Siamo una delle città più contraddittorie e complesse d'Italia in cui la priorità assoluta è l'inclusione sociale.

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