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venerdì 19 Aprile 2024




Gender Variance e mediazione

Intervista allo psicologo Paolo Valerio

Paolo ValerioPaolo Valerio è uno dei massimi esperti di genere e di discriminazioni nei confronti dei gender variance con lui parliamo della ricerca "Giovanotti Femmenelle e Signurine Masculone. A ognuno la libertà di esprimere la propria identità" di Mariano Gianola realizzato grazie al contributo del Centro di Ateneo SInAPSi che fa parte delle iniziative del Servizio Antidiscriminazione e Cultura delle Differenze del Centro di Ateneo e ha visto la collaborazione di Gesco. 

Paolo Valerio è professore di psicologia clinica presso l'Università Federico II, presidente dell' ONIG osservatorio nazionale identità di genere, presidente della fondazione Genere, Identità e Cultura, nonché direttore del centro di Ateneo SInAPSi, Servizi per l’Inclusione Attiva e Partecipata degli Studenti dell’Università di Napoli Federico II che ha promosso la ricerca di Gianola.

Quali sono le attività del centro SInAPSi per intervenire sulle discriminazioni nei confronti delle differenze di genere?
Il Servizio Antidiscriminazione e Cultura delle Differenze (http://www.sinapsi.unina.it/Anti_Discriminazione)  tra le varie attività di cui si occupa, offre interventi gratuiti all'interno delle scuole atti a prevenire e contrastare le discriminazioni, le violenze e l'odio legati agli orientamenti sessuali e all'identità di genere, ma anche all'identità religiosa o alle caratteristiche somatiche al fine di tutelare le differenze individuali e sociali e veicolare, altresì, valori che considerino la libertà personale come un valore fondamentale e imprescindibile. Detti interventi servono a sostenere nel compito educativo genitori e/o a insegnanti fin dai primi anni di vita dei bambini. Infatti non è affatto scontato evitare gli stigmi.

Ci può fare qualche esempio concreto?
Ad esempio in una scuola dell'infanzia che abbiamo seguito con SInAPSi una bambina era stata isolata dai compagni di classe a causa del colore scuro della sua pelle. Un giorno la maestra leggendo un racconto sull'autunno ha fatto un confronto tra le foglie e la pelle della bambina elogiando la bimba e accarezzandole il viso, così dopo poco anche gli altri bambini hanno iniziato ad avvicinarsi e accarezzarla ed è stato superato brillantemente il pregiudizio. Gli stessi bambini in un gioco libero hanno mimato una sfilata di veline votando la bellezza delle compagne di classe, mettendo così in atto lo stigma della donna valutata in base all'estetica e non alle proprie competenze. La stessa insegnante non ha colto lo stigma di questa messa in scena. Evidentemente la cultura sessista in cui viviamo implica la necessità di un forte intervento sugli stereotipi e pregiudizi.

Non crede che sarebbe necessaria la figura di uno psicologo in ogni scuola?
E' vero che i disagi dei bambini che influiscono sul loro benessere sono tanti e diversi e talvolta gli insegnanti non riescono a riconoscerli. A volte basta la nascita di un fratellino per condizionare il rendimento scolastico mentre il disequilibrio emotivo può essere scambiato dall'insegnante per pigrizia. E' necessario che il mondo della scuola riesca a sostenere i processi di apprendimento. Per questo abbiamo messo a punto un progetto di formazione sui disturbi dell'apprendimento condiviso con gli insegnanti che messo in pratica ha ottime ricadute non solo sugli allievi, ma anche su tutto il corpo docenti. Come SInAPSi abbiamo collaboriamo con tante scuole da anni e nuove scuole possono richiedere un intervento gratuito o seguire i corsi che organizziamo. Per avere un sostegno o attivare un progetto basta andare sul sito: www.bullismoomofobico.it

Entrando più nello specifico ci parla della genesi del libro Giovanotti Femmenelle e Signurine Masculone?

La ricerca a cura di Mariano Gianola  affronta l’esperienza di vita di alcuni bambini e bambine che, in un quartiere della città di Napoli, non si “conformano” alle norme sociali prescritte per i diversi sessi. Si tratta di bambini che già stavamo seguendo ed eravamo rimasti colpiti da quelli chiamati dai compagni "masculillo" e "femminiella" in base a dei comportamenti considerati discordanti rispetto alle norme condivise. In particolare è stato interessante vedere quanto il modo di comportarsi del bambino "femminella" venisse stigmatizzato più di quello delle bambine "masculillo". In una cultura sessista in cui il maschio ha una preminenza e la femmina vive una subalternità viene maggiormente stigmatizzata la femminilizzazione, mentre al femminile che si declina al maschile vengono riconosciute caratteristiche di supremazia e forza. Basta pensare che dire ad un maschietto "non fare la femminuccia" ha un effetto più forte di quello di dire ad una femminuccia "non fare il maschiaccio".

Crede che sulla gender variance ci sia un'adeguata informazione a scuola e in famiglia?
Se ne parla poco anche all'Università dove ci sono studenti che al V anno non conoscono la differenza tra omosessuale e trans gender. Infatti abbiamo programmato una serie di seminari universitari che tendono a promuovere la cultura delle differenze, inoltre sosteniamo gli studenti trans gender che non hanno ancora operato la trasformazione definitiva e hanno sulla carta d'identità un nome non conforme al genere sentito e da noi possono avere la carriera "alias" ovvero possono scegliere il nome che desiderano sui documenti universitari. Ovviamente lo stesso vale per gli insegnanti. Al momento all'università ci sono 5 alias.
A scuola gli insegnati spesso non sanno come interagire con il maschietto che vuole giocare con le bambole o viceversa con le bambine che prediligono il calcio. Il primo passo è la conoscenza: bisogna sapere che nessuno può modificare questo aspetto del bambino, bisogna invece accompagnarlo in questa delicata fase in cui si interroga sulla sua identità.

A cosa va in contro da grande un bambino stigmatizzato?
I bambini che hanno comportamenti atipici rispetto al contesto soffrono molto: diventano oggetto di esclusione dai giochi e sviluppano la percezione di essere sbagliati in un periodo della propria esistenza che dovrebbe essere quello più sereno, felice e spensierato. Uno degli aspetti più importanti è il minority stress: appartenere ad una minoranza può determinare un futuro disagio psichico.

Qual è la reazione dei genitori quando scoprono che il figlio non è "a norma" e come possono essere seguiti?
Al Policlinico della Federico II seguiamo circa un centinaio di ragazzi gender variant e i loro genitori, inoltre abbiamo un gruppo su fb attraverso cui promuoviamo la cultura inclusiva. Con loro svolgiamo un lavoro di ascolto e mediazione. Penso ad una coppia dell'hinterland napoletano venuta da me in seguito al coming out del figlio di 23 anni che voleva presentare il compagno a casa. Erano molto confusi e dicevano frasi del tipo: "Non capiamo più niente, nostro figlio è maschio o femmina?" oppure "Che schifo si vogliono baciare". Così proposi un intervento di mediazione con il ragazzo, un giovane militare. L'errore di molti è pensare di "curare il figlio". Ci tengo sempre a sottolineare che bisogna fuggire da chi propone di curare l'identità sessuale e-o di genere come quello psicologo del nord radiato dall'ordine proprio perché voleva "guarire" una persona omosessuale.
In seguito alla mediazione la coppia si è infine rassegnata ed ha accettato il modo di sentire del figlio. "Chill e nu fatt e sentimento"mi disse infine la madre mettendosi la mano sul cuore.

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