Rifugiati a Vita?

Rete SPRAR e CAS: serie A e serie B? 

immigrati manifestazioneDal 1999 l’Associazione L.E.S.S. Onlus - Centro studi e iniziative di Lotta all’Esclusione Sociale per lo Sviluppo del Mezzogiorno d’Italia - garantisce un sistema di servizi e interventi di accoglienza e inclusione sociale per migranti, richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale.

LESS è l’ente gestore del progetto IARA – Integrazione e Accoglienza per Rifugiati e richiedenti Asilo - del Comune di Napoli, progetto di tutela e protezione per migranti forzati, inserito nella rete nazionale del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), istituito dal Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno.

Da Aprile 2016 LESS gestisce anche i servizi di accoglienza straordinaria di richiedenti asilo, CAS. Dell'accoglienza dei rifugiati parliamo con Simona Talamo, responsabile del progetto IARA e con Lino Chiumeo coordinatore dei servizi CAS della LESS.

Simona Talamo, la LESS ha all'attivo un'esperienza pluriennale nell'accoglienza nella rete SPRAR. Come funziona oggi a Napoli il progetto?

Oggi a Napoli accogliamo 132 persone con la rete SPRAR. Il progetto è finalizzato ad offrire misure di assistenza e di protezione al singolo beneficiario e a favorirne il percorso di integrazione attraverso l’acquisizione di una ritrovata autonomia. Per raggiungere tali obiettivi, i progetti dello SPRAR, oltre ad occuparsi dell'assistenza legale, sanitariae psicologicasi fondano tutti sul concetto diempowermentesulrafforzamento dell’autonomia del beneficiario, inteso come “un processo individuale e organizzato, attraverso il quale le singole persone possono (ri)costruire le proprie capacità di scelta e di progettazione e (ri)acquistare la percezione del proprio valore, delle proprie potenzialità e opportunità”.

La metodologia di lavoro si fonda sullo strumento del progetto individualizzato come progetto aperto e flessibile e sull'organizzazione di attività strutturate come l'insegnamento della lingua italiana; l'attività di orientamento per la formazione e/o riqualificazione professionale; i progetti di tirocinio sostenuti con borse lavoro; la facilitazione dell'incontro tra domanda e offerta di lavoro presso aziende e agenzie interinali; l’accompagnamento all'inserimento lavorativo; l’orientamento e accompagnamento per la ricerca di soluzioni abitative in autonomia. Il percorso migratorio delle donne e degli uomini accolti nel progetto è spesso caratterizzato da violenze e traumi, pertanto al fine di sostenerli nella rielaborazione dei vissuti traumatici l’Associazione si impegna a garantire percorsi di counselling o di psicoterapia individuale. È infatti a partire da una riappropriazione del sentimento di autoefficacia che i beneficiari  possono pensare e pensarsi in un nuovo progetto di vita nel contesto di accoglienza.I ragazzi sono seguiti con progetti individualizzati fanno attività come il teatro o la fotografia grazie alla collaborazione con docenti professionisti napoletani e molti di loro hanno trovato lavoro grazie ai tirocini formativi nel campo della ristorazione, nella mediazione culturale. Proprio ora è partito un corso per pizzaioli a Sorrento per otto ragazzi.

Quante persone sono accolte a Napoli nella rete SPRAR?

Il Comune di Napoli negli ultimi anni è stato sensibile e impegnato sul tema dei rifugiati, infatti da 25 posti del progetto IARA fino al 2013 siamo passati, nel triennio 2014 – 2016, a 60 e poi a 132posti. L’amministrazione comunale ha inoltre messo a disposizione del progetto una struttura proprio al centro di Napoli, in via Vertecoeli.
Il tessuto istituzionale è sensibile, sebbene al momento riscontriamo problemi con la Questura. Da anni, nel territorio napoletano, si registra una crescita continua delle migrazioni forzate, sempre più numerosi sono i richiedenti asilo che arrivano direttamente in città o in provincia e che presentano domanda di protezione alla Questura di Napoli. Quanti non arrivano con gli sbarchi e vengono accolti nel circuito dei CAS, ma con altre rotte migratorie - come il treno o un visto turistico - e sono senza dimora, poiché non posseggono un domicilio, non riescono ad oggi a formalizzare la domanda di asilo. Fino a qualche mese fa era accettata l’elezione di domicilio legale presso Associazioni del territorio riconosciute, come la nostra, ma ad oggi tale prassi è stata sospesa dalla Questura e pertanto chi non ha un domicilio, non può accedere alla procedura e vede negato il suo diritto di asilo.  La linea della politica nazionale è quella di aumentare i posti SPRAR stimolando i Comuni ad aderire alla rete,per questo il Ministero ha eliminato la procedura di selezione attraverso bandi triennali e ha aperto la strada ad un sistema di candidature periodiche. Il punto è che i Comuni sono refrattari all'adesione e molti non hanno ancora aderito. In provincia di Napoli invece molti Comuni hanno già attivato progetti SPRAR come Ercolano, San Giorgio, Scisciano o Melito. 

Lo SPRAR è un progetto di eccellenza, ma come vengono seguiti i migranti che non vi rientrano? 

Con oltre 120mila arrivi in un anno, la rete SPRAR accoglie circa 20mila migranti, mentre circa 70mila sono seguiti nei CAS, i Centri di Accoglienza Straordinaria, e una quota residuale nei Cara.
In provincia di Napoli sono circa 4.000 i posti appaltati dalla Prefettura neiCAS a fronte dei circa 350 della rete SPRAR. Gli invii alla rete SPRAR avvengono sia a livello nazionale sia dal territorio, dagli sportelli informativi, da chi fa domanda di asilo. Spesso si tratta di afgani e pakistani che arrivano con i treni e poi chiedono asilo, più difficilmente viene inserito nella rete SPRAR chi arriva dal mare, dal momento che si tratta di numeri più cospicui, e dal momento che le persone sono dirottate direttamente nei CAS.

Perché? 

Nonostante il costo a persona sia lo stesso, 35 euro pro die pro capite, se la rete SPRAR assicura, oltre alle tutele legali, sanitarie e psicologiche, un percorso individualizzato e finalizzato all'inserimento sociale e lavorativo, non è così per i CAS che spesso sorgono nelle periferie o in piccoli comuni isolati, dove i migrantihanno l'assistenza e l'accoglienza secondo gli standard minimi garantiti, ma spesso non c'è un'equipe di supporto professionalmente adeguata, non c'è la figura dello psicologo, né dell’operatore legale, non ci sono corsi di italiano e soprattutto non sono effettuati percorsi individualizzati e tirocini formativi. Inoltre, essendo i tempi per l'accoglienza delle domande di asilo molto lunghi, le persone che dovrebbero stare nei CAS sei mesi, restano parcheggiati lì 2 anni e quando viene accolta la loro domanda di asilo si ritrovano spaesati e privi di riferimenti. Alcuni tra i più fortunati che ricevono un permesso di protezione possono poi essere inseriti dal CAS nella rete SPRAR.

Per quanto riguarda i CAS stiamo facendo un lavoro politico con le associazioni che si occupano di migranti e di sensibilizzazione con la Questura per velocizzare i tempi della procedurae rendere gli standard di accoglienza nei CAS quanto più simili possibili agli standard previsti nello SPRAR.

Da Aprile 2016 la LESS gestisce anche servizi CASper circa 100 posti distribuiti tra diversestrutture a piazza Garibaldi, nei comuni di Afragola e Mugnano. Il progetto è coordinato da Lino Chiumeo cui poniamo le seguenti domande.

Rispetto all'Emergenza 2011, come sta funzionando l'accoglienza dei rifugiati?

Posso parlare deiCAS che stiamo gestendo noi. Stiamo applicando la stessa metodologia dello SPRAR quella cioè di offrire standard elevati di servizi,ed anche per questo abbiamo scelto delle strutture al centro della città, mentre le famiglie e le donne con bambini sono ospitate a Mugnano. Anche per i CAS prevediamo equipe multidisciplinari in cui sono presenti i mediatori linguistico culturali, gli insegnanti di italiano, psicologi e assistenti sociali oltre che operatori di accoglienza e operatori legali. Come LESS inoltre cerchiamo di offrire gli stessi servizi dei beneficiari SPRAR,con i corsi di lingua tutti i giorni al di fuori delle strutture dove vivono, proprio per favorire la socializzazione e l’integrazione nel tessuto socio culturale napoletano. I beneficiari hanno a disposizione una palestra e abbiamo organizzato un torneo di calcio che coinvolge tutti ragazzi fino a dicembre. Una volta ottenuto il permesso, il CAS non prevede misure di inserimento socio economico o sostegno all’alloggio dopo l’uscita. Questa è la differenza maggiore con lo SPRAR. Il 90% delle persone anche se ottengono una forma di protezione, se non fanno esperienze di inserimento lavorativo durante il percorso di accoglienza, è difficile che si integrino e trovino lavoro. Per questo motivo cerchiamo fondi aggiuntivi per avviare dei percorsi professionalizzanti individualizzati.  Secondo noi in ogni caso andrebbero stabiliti di routine dei fondi aggiuntivi per far completare anche a chi è nei CAS il percorso di accoglienza con tirocini e inserimento lavorativo.

In seguito agli attentati in Europa si sta incrementando il timore dell'altro. Oggi Napoli, come accoglie i migranti? 

A Napoli non c'è paura, anzi. I condomini dove ospitiamo i ragazzi dei CAS sono collaborativi, le mamme del quartiere portano i vestiti ai ragazzi e organizzano momenti di scambio con loro. In alcuni Comuni più piccoli c'è più difficoltà e timore, ma ad esempio anche a Mugnano hanno accolto bene le famiglie di rifugiati.

Quanti riescono ad avere il permesso di soggiorno e quanti dopo restano in Italia?

Un ragazzo può essere assegnato a Salerno, Crotone, Campobasso o ad un'altra commissione, ce ne sono alcune attente, altre meno. L'accoglimento della domanda dipende molto dalla storia, chi viene ad esempio dalla Siria e da altri paesi in guerra è automatico che abbia il permesso. Per i migranti detti "economici" è più complicato.

Circa una metà va via in un altro paese, un'altra resta in Italia, in questo momento non è facile spostarsi perché c'è un irrigidimento dell'Europa e anche col permesso spesso ti mandano indietro.

C'è qualche storia che ritieni particolarmente significativa? 

Quella di un ragazzo ivoriano di 22 anni, che era stato in Libia e aveva subito una serie di torture che l'avevano portato alla distruzione del ginocchio. Lui era uno sportivo, faceva calcio a livello agonistico ed era entrato in depressione non potendo più camminare e giocare. Così oltre all'integrazione ci siamo occupati delle sue condizioni di salute. Non è stato facile, poiché lui non si fidava della medicina occidentale, perciò abbiamo fatto un lungo lavoro con la psicologa e con il dottore che doveva operarlo per convincerlo e alla fine ce l'abbiamo fatta. All'operazione è seguita la fisioterapia. Il ragazzo non vedeva miglioramenti ed era scoraggiato nonostante il dottore gli avesse detto che la degenza sarebbe stata lunga. Poi lentamente si sono visti i risultati e poi la guarigione. Oggi il ragazzo è rimasto a Napoli, lavora e ha ricominciato a giocare a calcio in una squadra campana.

AdG

Less: l’associazione, attiva sul territorio di Napoli e provincia dal 1999, si propone di agire contro l’esclusione e la marginalità sociale, per la promozione della cittadinanza attiva e il pieno riconoscimento delle identità migranti. Promuove e realizza attività di educazione ai diritti e nel corso degli anni ha dato vita a numerose sinergie con gli enti erogatori di servizi, con altre organizzazioni del privato sociale e con le comunità migranti presenti sul territorio napoletano, dando vita ad una vera e propria rete di supporto all’integrazione.
Nel 2014 dall’esperienza associativa di LESS, dall’incontro di un gruppo di donne e di operatori che provengono da esperienze migratorie, e da esperienze manageriali, nasce l’idea di rifondare LESS, di intraprendere un percorso di cambiamento e innovazione, riconfermando la propria identità che ha le radici nel movimento antirazzista napoletano e trasformandosi in Impresa Sociale “ethically oriented”, un’esperienza nuova in cui dono e mercato sono alleati per il bene comune. Ogni prodotto/azione di LESS Impresa Sociale Onlus è un progetto peculiare che vuole offrire un contributo concreto allo sviluppo di una nuova economia più rispettosa dei diritti umani e civili e più attenta alla promozione delle differenze culturali, ma che intende anche creare concrete occasioni di lavoro e di crescita sostenibile in una dinamica di società multiculturale.
Attualmente LESS conta circa 30 addetti tra soci lavoratori, dipendenti e collaboratori.