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Toni Nocchetti spiega perché si scende in piazza il 15 settembre
La scuola a Napoli è partita, per tanti, ma non per tutti. Il 15 settembre per molti alunni inizieranno le lezioni scolastiche, ma non per gli studenti con disabilità i quali, per mancanza dei fondi necessari destinati agli operatori socio-assistenziali, rischiano di non essere presenti tra i banchi di scuola, nonostante quello all’istruzione sia uno dei diritti fondamentali della persona.
La scure dei tagli al welfare del bilancio comunale si sta abbattendo sui più fragili: anziani, disabili e bambini. L’associazione Tutti a scuola Onlus,con tante altre realtà sociali come Gesco, La Gloriette, Cgil, Cisl e Uil, scenderà in piazza Municipio giovedì 15 settembre dalle 10.30 per dire "no" ai tagli al Welfare che stanno colpendo prevalentemente il settore dell’assistenza scolastica ai disabili. Ne parliamo con il presidente dell'associazione Toni Nocchetti.
Con quali istanze si scende in piazza?
Semplicemente con due stati d'animo: sbigottimento e indignazione. Sono due stati d'animo correlati da cui non si esce. Lo sbigottimento sul fatto che la cosa più rivoluzionaria che abbia fatto la giunta più rivoluzionaria d'Italia sia stata quella di tagliare i fondi a disabili, anziani e bambini. Poi la profonda indignazione perché dopo 5 anni, ci saremmo aspettati un rilancio delle Politiche Sociali, non un abbassamento di livello.
Il taglio dei fondi per il welfare come sta incidendo sui servizi per le persone più fragili?
Il trasporto scolastico non è ripartito, l'assistenza materiale a scuola neanche, l'assistenza domiciliare ad anziani e persone con disabilità funziona a macchia di leopardo. Stiamo parlando di servizi che già erano insufficienti rispetto al bisogno: un operatore due, tre ore a settimana per una famiglia con un disabile significano appena la possibilità di fare una doccia alla persona o dare ai congiunti il tempo di fare una spesa.
In più c'è la grande incognita del 2017 rispetto ai fondi per le case famiglia, i convitti e i semi convitti, se viene meno la compartecipazione della spesa da parte del Comune per le famiglie più povere, quale abitante di Ponticelli o di Scampia potrà permettersi di mandare il figlio in convitto?
Sia l'assessore alle politiche sociali Gaeta che il sindaco De Magistris hanno ammesso che le risorse sono scarse, dove andrebbero recuperate?
Questa domanda non dovrebbe farla a me, ma al sindaco e agli assessori. Se facessi il sindaco di Napoli, avrei una risposta a questa domanda e soprattutto avrei un atteggiamento diverso nei confronto dei cittadini.
Se il problema sono i fondi la giunta ha avuto 5 anni per capire che erano limitati e dunque per trovare una soluzione.
Allora non è più sufficiente dare colpa al Governo centrale.
Si deve decidere cosa si vuole fare da grandi, se fai il sindaco o l'assessore non ti puoi nascondere. Da quando Sergio D'Angelo e poi altri hanno evidenziato la contraddizione di un bilancio che taglia il welfare non abbiamo ricevuto alcuna risposta. E' stato come pescare un bambino con le mani nella marmellata: noi come cittadini e portatori di bisogni ci saremmo aspettati un garbato e contrito mea culpa, invece nulla. Il sindaco avrebbe fatto un'ottima figura a indire una conferenza stampa per comunicare che non ci sono risorse per i disabili, le periferie, l'ordine pubblico, stilando un piano triennale per riqualificare la spesa.
Eppure le risorse per lo Stadio si sono trovate…
Attivare in brevissimo tempo un debito di 25 milioni per ristrutturare lo stadio è una cosa che non c'entra nulla con i cittadini. Per far cambiare il pannolone all'anziano i debiti non li possiamo fare? Sono sicuro che anche l'ultras più sfegatato del Napoli di fronte alla scelta di sostituire i sediolini del San Paolo o il pannolone all'anziano sceglierebbe la cosa più giusta.
Il sindaco, la domenica, invece di andare allo stadio dovrebbe andare a casa di un disabile non autosufficiente.
Anziani, disabili, bambini, rispetto alle risorse. Per soddisfare i bisogni primari della città non si potrebbe fare appello al Governo?
Il sindaco è un'istituzione e si deve rapportare con le istituzioni. Invece fa il sostenuto e non parla con Renzi. Quando San Francesco partì da Gubbio e andò dal Papa a Roma per chiedere l'approvazione del suo ordine ci andò a piedi. Ed era San Francesco.
De Magistris andasse a Roma e dicesse "sto nei guai" piuttosto che mortificare le persone in difficoltà. C'è un problema di comunicazione con il Governo e un problema di comunicazione con la città. Non è un caso che a queste elezioni il sindaco ha avuto 85 mila voti in meno. E l'associazione Tutti a Scuola non farà sconti neanche al sindaco che ha votato se le cose non cambiano.
AdG