Marotta&Cafiero: bisogna sostenere i piccoli editori

Da Scampia un appello per salvare il Salone del Libro di Torino

vodiscaIl Salone del Libro di Torino rischia il trasferimento a Milano. L’Associazione Italiana Editori vuole organizzare una propria manifestazione indipendente nel capoluogo lombardo.

La notizia, nel trentennale del Salone Internazionale del Libro di Torino, ha creato un caos nel mondo dell’editoria. Rosario Esposito la Rossa direttore della Marotta&Cafiero, casa editrice indipendente napoletana, cresciuta grazie al salone piemontese spiega perché lo "sdoppiamento" sfavorirebbe le piccole realtà editoriali.

Cosa pensa del trasferimento a Milano dello storico Salone del Libro di Torino?

Siamo assolutamente contrari, è assurdo leggere sulle testate nazionali che "gli editori hanno deciso di trasferirsi a Milano". Hanno deciso solo 37 editori, i marchi più grossi, quelli, guarda caso, che hanno sede a Milano. Di questa trentina, 8 si sono astenuti dal voto Milano-Torino e 7 sono stati contrari. Quindi parliamo di una minoranza assoluta. L’anno scorso a Torino eravamo 1000, cosa dicono gli altri 970 editori che non hanno voce in capitolo? Questa cosa appare ancora più assurda dopo il successo record di 300 mila presenza in 5 giorni.

Eppure sembra che per gli editori i costi si dimezzerebbero. Il Lingotto di Torino costerebbe circa 6000 mila euro, mentre la Fiera di Rho circa 2000 mila.

E’ vero, un taglio netto per il costo degli stand non sarebbe una cattiva idea, ma mi sembra che la nuova giunta torinese si sia già mossa in questa direzione prevedendo un costo dimezzato per gli editori l'anno prossimo. Invece adesso il rischio è un doppio Salone a poche settimane di distanza l’uno dal’altro, uno a Milano organizzato dall'AIE e uno a Torino che continuerebbe ad essere realizzato dalla Fondazione, là dove a Milano si concentrerebbero maggiormente i grossi editori, mentre i piccoli non saprebbero a quale salone partecipare non avendo la possibilità economica di seguire entrambi.
Anche per i lettori non ha senso andare alle fiere del libro ed entrare negli stand Feltrinelli, Mondadori, Rizzoli. È come andare in una libreria qualsiasi di città. Un supermercato del libro. In queste enormi realtà ci sono spesso standisti, hostess, che vendono soltanto, che non conoscono minimamente la storia e il valore dei libri che espongono.

Qual è stata la vostra esperienza nel Salone del Libro di Torino?

Noi siamo cresciuti all’interno del Salone, la nostra casa editrice è stata accolta prima nella sezione incubatore, per poche centinaia di euro, oggi dopo appena 5 anni proponiamo i nostri libri al fianco di Laterza. La nostra crescita la dobbiamo soprattutto a Torino.
Incontri con editori esteri, tanti esperti del settore, tipografie, librerie, centinaia e centinaia di contatti commerciali fondamentali per una piccola casa editrice come la nostra. Nei soldi che paghiamo per lo stand c’è anche questo. C’è l’organizzazione impeccabile, la qualità degli spazi, la facilità a raggiungerli, una vera e propria partecipazione di massa sia dei comuni limitrofi, che delle persone comuni. A Torino ci sono lettori di qualità e allo stesso tempo è importante perché tutela la Bibliodiversità, rappresentata dai piccoli editori.

Cosa è oggi la Marotta&Cafiero e quali sono i prossimi obiettivi?

Dopo aver aperto la libreria presso il Bellini, oggi stiamo concentrando tutte le forze sulla casa editrice. Per il prossimo triennio pubblicheremo autori importanti come Mina Welby, Andrej Longo e stiamo aumentando le pubblicazioni per l'infanzia con l'obiettivo di partecipare al Salone del libro di Bologna.
Da settembre ci saranno due grandi novità: l'apertura di una nuova sede nell'Area di Napoli Nord dove avremo lo spazio di creare una super redazione, mentre ad ottobre acquisiremo un secondo marchio di una casa editrice siciliana il cui proprietario è stato nostro mentore e che non c'è più. Con questa casa editrice ci occuperemo esclusivamente di temi dell'antimafia, mentre continueremo a centrare le pubblicazioni della Marotta&Cafiero sui temi centrali: Napoli, Ambiente e Bambini con la medesima impronta di impegno civile. Ampio spazio daremo anche alla fotografia pubblicando ad esempio Giuseppe di Vaio. In totale abbiamo 24 libri in programma l'anno prossimo, sempre pubblicati secondo i criteri di alta leggibilità, prezzi popolari, sostenibilità ambientale. Il nostro sogno sarebbe quello di aprire una libreria aperta 24h su 24 nell'Area Nord, tra Scampia e Secondigliano dove siamo cresciuti e dove manca.

Nonostante si legga sempre meno voi riuscite ad andare avanti…

Siamo felici di essere riusciti ad avere un bilancio più che positivo andando avanti solo con le nostre forze, senza aiuti statali che abbiamo chiesto, ma non ci sono mai stati concessi. Il 50% del fatturato proviene da lettori napoletani. Importante è anche il ruolo del crowdfunding, infatti da settembre oltre che con Produzioni dal Basso collaboreremo anche con Meridonare e creeremo una piccola piattaforma crowdfunding sul nostro sito.
Certo a Napoli manca l'unione tra gli editori così come manca l'attenzione della Regione a promuoverli, mentre ad esempio la Regione Puglia sostiene la partecipazione ai saloni internazionali e la diffusione delle case editrici.

A Napoli si sente la mancanza di Galassia Gutenberg?

Certo. Non c'è qualcosa di analogo. Mi complimento con la manifestazione "Ricomincio dai libri" che si tiene a Villa Bruno di San Giorgio a Cremano per la sua attenzione alle realtà editoriali napoletane. Poi c'è "L'altra Galassia" che è una bellissima manifestazione, ma è rinchiusa tra i grandi autori che ospita. Dovrebbero fondersi queste due realtà per far rinascere Galassia Gutenberg.   

Intanto volete lanciare un appello per il Salone di Torino.

L’appello che da Scampia facciamo alla direzione del Salone del Libro di Torino e a Massimo Bray e quello di non mollare, di portare avanti questa manifestazione. Chiediamo ai piccoli editori, agli editori indipendenti di esprimersi, di sostenere il Salone.

Alessandra del Giudice