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Franco Roberti parla del suo libro
Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, si confronta con il timore del terrorismo internazionale nel suo ultimo libro " Il contrario della paura" (ed. Mondadori).
Capo della DDA di Napoli e poi di Salerno, Roberti mette a confronto terrorismo e mafia e analizza le carenze culturali, sociali ed economiche della nostra epoca e chiama la società civile e le istituzioni a prendere coscienza della verità, poiché, come sostiene citando Albert Camus: "L'unica libertà per cui sono disposto a battermi è quella di non mentire mai".
Qual è il contrario della paura?
E' la verità, infatti è solo reagendo alle menzogne che accompagnano il clima di paura che si può combattere il terrorismo. Si genera paura e sfiducia nelle persone quando non si dice loro la verità. La verità non è la verità il fondamentalista ritiene di possedere e imporre agli altri, ma la scelta delle verità come esercizio di libertà che in se promuove una presa di coscienza che può limitare la paura. Lo stesso discorso vale per le istituzioni, le mafie non si sconfiggono se non si avviano processi di risoluzione che partono dalla presa di coscienza della verità.
Frange estremiste si riuniscono proprio nei paesi di tradizionale immigrazione dove siamo alla terza, quarta generazione. Le agenzie di socializzazione a partire dalla scuola non hanno funzionato?
Significa che non si è mai realizzato un vero processo di integrazione. La pedagogia dell'integrazione inizia da ragazzini, con l'impartire le regole che reggono la nostra società e l'educazione a rispettarle per poi andare avanti attivando meccanismi di reale integrazione. Tutto questo può non bastare poiché negli studi stiamo vedendo che intraprendono percorsi di radicalizzazione anche persone apparentemente integrate. Ciò dipende dal fatto che l'offerta etica dell'islam diventa appetibile rispetto alla caduta dei valori nella società occidentale. La grande sfida è contrapporre un'etica pubblica e privata affidabile capace di attrarre i giovani e distoglierli dal rischio estremizzazione che contempla finanche l'accettazione del martirio
Il ruolo combattere il terrorismo, ma anche l'illegalità è anche della Scuola. Crede che questa istituzione in Italia sia stata e sia in grado di combattere la mafia come sostenevano Falcone e Borsellino?
Continua avere questo ruolo quando è in grado di proporre valori significativi e condivisi. Oggi assistiamo al fenomeno di caduta dei valori o di realizzazione di essi in modo squallido e insignificante; i giovani crescono in uno scenario di menzogna costante. Credo che attualmente non siamo in grado di contrapporre una cultura della vita alla cultura della morte.
Alla base di tutto ci sono disuguaglianze sociali accentuate che mortificano la dignità umana e ostacolano la piena realizzazione delle aspirazioni dell'individuo.
Come si incontra la giustizia con la società?Io parlo appunto della necessità di una giustizia sociale più che di quella togata, che passi per la piena realizzazione dei principi della Costituzione che ancora non sono pienamente attuati. Il problema principale è quello di superare le diseguaglianze favorendo lo sviluppo economico, la formazione, l'inserimento lavorativo, il superamento del degrado urbano e della marginalizzazione delle periferie. Non basta proclamare l'etica, bisogna praticarla offrendo a tutti le stesse opportunità.
Questo vale non solo per l'Italia, ma per quasi tutti i paesi occidentali.
Terrorismo e mafie quali analogie e quali differenze?
Il terrorismo genera terrorismo, condizionando persone ed istituzioni. Anche le mafie sfruttano la paura e l'intimidazione per i loro scopi. Sono gli scopi però a cambiare: le mafie hanno il fine dell'incremento del potere che genera ricchezza, il terrorismo internazionale dell'Isis è un estremismo radicale che ha un obiettivo ideologico: la lotta senza quartiere al mondo occidentale. Tuttavia i due sistemi si incrociano poiché il terrorismo si autofinanzia attraverso attività tipicamente mafiose quali il traffico di persone e di armi, il riciclaggio, la droga.
La mafia spesso si accompagna al consenso sociale nella misura in cui le mafie offrono un welfare alternativo a quello che dovrebbe offrire lo Stato e lo stesso si può dire per l'Isis.
Crede che nella battaglia a sistemi macisti quali terrorismo e mafia le donne possano avere un ruolo importante nel contrapporre il valore della vita a quello della morte?
Non credo che le donne possono avere un ruolo particolare perché prima bisognerebbe sperare di superare le disuguaglianze tra uomo donna, affermando il pieno diritto ad avere le stesse opportunità degli uomini.
Il terrorismo è il pretesto per molti per alzare muri fisici e mentali. Come evitare la deriva razzista?
Sono convinto che il terrorismo non si risolve alzando i muri o con il reato di immigrazione clandestina che, a mio avviso, andrebbe immediatamente abolito.
Bisogna intervenire nei luoghi d'origine per creare opportunità alla fonte e allo stesso tempo gestire il fenomeno attraverso regole condivise a livello dell'Unione Europea. L'idea del "migration compact" che promuove lo sviluppo economico nei territori d'origine è buona, ma deve essere accompagnata da regole rigorose di modo che gli sforzi economici non siano vanificati.
Si riuscirà a sconfiggere l'Isis?
Se stiamo alle ultime analisi, il fenomeno dello Stato Islamico sarà sconfitto, ma non le ideologie che sono alla sua base e rischieranno di riproporsi comunque. Perciò bisognerà intervenire sui territori, pacificare la Libia, la Siria, il corno d'Africa o l'Africa Sub sahariana affermando o ripristinando le condizioni dello stato di diritto in quei territori attraverso un'opera diplomatica e politica. A mio parere le armi dovrebbero essere escluse: la storia ci insegna che con la guerra non si sono mai risolti i problemi.
AdG