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Cesare Moreno auspica il rinnovo dei processi educativi
Mercoledì 1 giugno alle 17.30 nella Sala Cirillo, si tiene il seminario “Educazione Metropolitana a Napoli”, organizzato dall’Associazione Maestri di Strada ONLUS e aperto al pubblico degli educatori, degli insegnanti e dei cittadini attivi.
Cesare Moreno, storico fondatore dei Maestri di Strada, spiega perché a Napoli è necessaria "un'educazione metropolitana”: un modo di fare educazione adatto ai contesti complessi, tra strada e scuola, tra emozioni e discipline.
Chi sono i giovani che a Napoli hanno maggiore bisogno di attenzione?
Sono le nuove generazioni di periferia che oggi sentono il peso di una crisi che è economica ma soprattutto di narrazioni condivise. I giovani di periferia nel quadro della metropoli sono considerati degli emarginati e si deprimono poiché chi è escluso o si esclude dalla ricchezza delle relazioni che offre la città diventa povero delle risorse umane necessarie ad affrontare la complessità del mondo e le sue assurdità come la lotta di tutti contro tutti.
L’esclusione sociale prima di essere esclusione dai beni o dei servizi è esclusione da una narrazione. Politica è dal nostro punto di vista la possibilità di sentirsi parte di una narrazione condivisa, avere un ruolo nella scena sociale. La politica degli amministratori è da troppo tempo il semplice amministrare risorse finanziarie chiusi nel centro della città in modo peraltro sconnesso e discontinuo. Secondo questo punto di vista contano “i fatti”, le cose piuttosto che le parole; ma dove ci sono fatti ci sono anche parole e troppo spesso appartengono al linguaggio dell’esclusione.
Quali risorse e progetti sono messi in campo per i giovani a Napoli?Sicuramente di buono c'è l'assessorato ai Giovani che si è dimostrato più vicino alle richieste dei giovani e che è venuto incontro, ma mancano strutture educative vere e proprie: tantissimo potrebbe essere fatto da parte di altri assessorati fondamentali come quello al welfare e all'istruzione e grazie al coordinamento tra gli assessorati. Penso anche al ruolo dell'assessorato al patrimonio: in una periferia orientale che se ne casca di edifici pubblici costruiti e abbandonati, noi che lavoriamo da trent'anni con i ragazzi a San Giovanni non siamo riusciti ad avere l'assegnazione di un bene né ci è stata chiarita una procedura standard per ottenerla. Oggi lavoriamo con le scuole, ma le scuole non hanno luoghi per farci lavorare, dopo 30 anni di attività e risorse umane ed economiche messe in campo siamo nella condizione di elemosinare spazi.
C'è l'esperienza interessante dell'attivismo cittadino collegato alle occupazioni, ma in una situazione in cui non si è stati capaci di fare delle assegnazioni pubbliche di edifici vuoti bisogna anche dire che quella delle occupazioni è stata una soluzione facile per gli amministratori, ma che non dà garanzie agli occupanti poiché al primo cambio di vento le persone potrebbero essere sbaraccate.
Cosa pensa della "Buona Scuola" e del fondo nazionale "Scuola Viva" che prevede l'assegnazione di 50 mila euro a istituto per il doposcuola?
Abbiamo 715 scuole a Napoli con budget di 15 mila euro per l'intero anno scolastico, sono noccioline. Un corso regionale di formazione professionale per 20 ragazzi costa più di 50 mila euro. Con 50 mila euro copriamo l'1% dei bisogni dei ragazzi. Quanti anni sono che non si fanno corsi professionali nella Regione? Ci sono le risorse provenienti da fonti e bandi diversi, ma manca il coordinamento necessario affinché vengano distribuite secondo le esigenze dei vari quartieri e in modo efficace. E poi dopo anni di progetti pedagogici è chiaro quali siano le metodologie efficaci e quelle che non funzionano. Non c'era bisogno di un ministro per sapere che lo sport e la musica fanno bene ai ragazzi. Ma il punto è che siamo ancora legati ad una politica dell'intrattenimento. I politici non hanno idea su cosa significa oggi accogliere le nuove generazioni in contesti difficili.
Cosa chiederebbe alla prossima amministrazione della città?
Chi vuole governare la città dovrebbe imparare a governare per prima cosa i processi educativi che creano legami e comunità. Tra città e giovani c’è un rapporto di reciprocità generativa, la città offre ai giovani uno scenario in cui collocare la propria storia, i giovani offrono alla città la possibilità di rinnovare la propria narrazione. A noi piacciono più le parole che i fatti, quelle parole che uniscono, che creano solidarietà e alla fine diventano fatti: popolo vero in luogo di astrazioni ideologiche e demagogiche.
I futuri amministratori di questa città dovrebbero guardare di tanto in tanto verso i giovani, verso le periferie, verso chi non ha voce: se lo faranno forse potranno ambire a rappresentare la città, se non lo faranno sanno già quali sono le conseguenze: il degrado umano li sommergerà come già è accaduto per i rifiuti solidi urbani.
La città sono gli uomini che crescono attraverso le occasioni che la città offre. La città che si chiude a propri figli diventa povera distrugge i germogli della propria crescita. E allora si potrebbe partire dal dare gli spazi della città alle associazioni e alle cooperative. In questo senso mi piacerebbe sapere se ci sarà in futuro un ufficio comunale serio che si occupi di assegnare gli edifici abbandonati.
E ai giovani cosa direbbe?
C'è bisogno che i giovani prendano in mano il loro destino senza scimmiottare un mondo adulto che non da il buon esempio e offre squallide rappresentazioni. Bisogna ricostruire la speranza umana.
AdG