| SEGUICI SU seguici su Facebook seguici su Twitter youtube
venerdì 19 Aprile 2024




Cronaca di una rivoluzione annunciata

Mina spiana la strada ai diritti delle trans partenopee 

danish girlPrimo caso a Napoli, Mina, trans 46 enne, aderente all'associazione Trans Napoli, dal 12 maggio all'anagrafe non è più Bruno: potrà cambiare identità sui documenti pur non avendo subito l'operazione ai genitali. Mina ci racconta dolori e gioie del suo percorso.

Benché nel 2016, i cavilli kafkiani della legge possono ancora negare l'evidenza e rendere la vita di alcuni esseri umani molto pesante, se non impossibile. E' il caso di tante trans con un'anima e un corpo da donna e un nome da uomo. Così è stato per Mina, donna, da sempre nell'anima, nelle sembianze da oltre 10 anni, che si è sentita chiamare "Bruno" ogni qual volta doveva esibire il suo documento d'identità poiché per l'Italia benpensante e ipocrita può cambiare genere sulla carta solo colei o colui abbia compiuto anche l'operazione di trasformazione dei genitali.
Questa tesi è stata sconfessata dalla sentenza dello scorso 12 maggio con cui il Tribunale di Napoli Nord ha decretato che "per ottenere il riconoscimento giuridico della identità di genere prescelta è sufficiente una modifica dei caratteri sessuali secondari, come la distribuzione delle masse muscolari e della forza, dell'adipe, dei peli, della laringe e della voce, delle mammelle, realizzabile normalmente mediante cure ormonali". Il legale di Mina, l'avvocato Federica Medici ha vinto, avvalendosi della sentenza che nel luglio 2015 aveva accolto il ricorso in Cassazione di una associazione per i diritti lgbt invalidando le decisioni del tribunale di Piacenza e della Corte d'Appello di Bologna contro il cambio di genere all'anagrafe di una transessuale non operata.

Come ha accolto la notizia della vittoria?

Sono felice. Il mio avvocato aveva già iniziato il lavoro con me prima della sentenza di Cassazione della trans del nord Italia. Siamo partite scoraggiate, ma poi passo dopo passo ce l'abbiamo fatta. Non è stato facile: ho dovuto farmi visitare al CTU ben 5 volte affinché attestassero le mie caratteristiche femminili e infine hanno decretato che era insolito che avessi un nome maschile sui documenti. C'era avuto un consesso giudicante tutto femminile, dall'avvocato, ai medici, al giudice.

Come si sentiva ad aver scritto "Bruno" sui documenti?

Provavo un forte disagio, mi trovavo ad affrontare situazioni paradossali e incresciose. Non siamo a Parigi o a Londra, qui devi fare in modo che non ti additino. Anche per una semplice una visita medica ti chiamano "Bruno", ti alzi e loro si aspettano un uomo. Dovevo sempre giustificarmi, spiegare la mia storia. A volte ci ho riso, a volte ci ho pianto, ma di fatto ogni volta avveniva una lesione della mia privacy.

Quando ha capito che il suo corpo non corrispondeva alla sua anima?

Fin dal momento in cui un bambino diventa cosciente. Anche se i miei tratti erano maschili, i miei genitori  avevano capito che non stavo bene in quel corpo e per fortuna mi hanno sempre sostenuta nella mia trasformazione iniziata nel 2003 . Oggi sono molto soddisfatta e fiera di me, esco di casa tranquillamente. Sono una persona serena, con la passione per i libri, la natura, internet, i fiori di Bach, l'amore per gli animali. E quando anche la tua famiglia è contenta non pensi più alla gente.

Molte trans denunciano la difficoltà di trovare lavoro e un compagno…

Quando affronti un certo tipo di percorso sai che andrai incontro a discriminazioni. Devo dire che però non ho avuto particolari difficoltà nel campo lavorativo: quando mi sono presentata mi hanno escluso per altri fattori, non per la mia identità, oppure sono io che non ho accettato le condizioni lavorative.
Da un punto di vista sentimentale sono realizzata, ho un compagno che amo e mi ama, siamo una famiglia, abbiamo casa nostra. Certo non è facile trovare un uomo che ti vuole bene e ti rispetti. Se nelle relazioni si cade nella volgarità e nell'ignoranza non vale la pena viverle. Per questo ho sempre evitato di essere appariscente.

In che senso?

Non sono mai andata in giro tacchi a spillo e minigonna, cerco di non attrarre l'attenzione. Ci sono molte donne, trans o nate geneticamente donne, che per sottolineare la loro femminilità si combinano a modi carnevale e rischiano di essere derise. Anche se avevo le potenzialità per partecipare a concorsi di bellezza, la mia femminilità l'ho sempre vissuta di testa.

Anche se lei ha avuto diritto al suo nome di donna pur non avendo fatto l'operazione ai genitali, ha dovuto passare degli esami minuziosi. Crede sia giusto che la legge imponga delle regole fisiche se la femminilità è una questione di testa?

Il documento attesta che sei donna, ma devi anche avere dei requisiti. Non è che chiunque si sveglia un giorno, si trucca, si mette una parrucca e cambia identità. Per la legge devi sembrare femmina e non un travestito. Credo sia giusto dare il nome da donna a chi ha le sembianze da donna, anche per rispetto a chi ha intrapreso un lungo percorso di chirurgia estetica e terapie ormonali.

In molti in Italia ancora pensano che l'operazione ai genitali sia un completamento. Lei pensa di effettuarla?

Non è un completamento. Per ora mi interessa ciò che ho ottenuto. Non devo camminare con un cartello, se ho fatto o no l'operazione deve essere un fatto solo mio. Per questo avere sui documenti il proprio nome da donna è una vittoria dei diritti e della privacy.

Ha mai pensato all'adozione?

La legge non prevede l'adozione di un bambino da parte di una coppia dello stesso sesso. Ora che la mia identità femminile è stata riconosciuta non so se avrei i requisiti per chiedere l'adozione. Io sento l'istinto materno e mi piacerebbe avere un bambino o una bambina. Per ora ho due cagnette e un gatto e curarli è una responsabilità e una grande gioia che soddisfa in parte il mio desiderio di maternità.

Quali altre battaglie deve compiere la comunità trans?

Credo che ci siano tante battaglie da compiere, che non riguardano solo trans e gay. Le battaglie si combattono per i diritti di tutti gli esseri. Ad esempio io sono un'animalista sfegatata: gli animali sono esseri viventi che hanno un'anima come noi. Nella società di oggi c'è pochissimo rispetto per il cane, il gatto,il  vitello, ma anche per i bambini e le persone anziane. E' inammissibile fare del male a esseri indifesi. E' pura cattiveria. Il rispetto è alla base della vita.

Ha un sogno per il futuro?

Sono contenta di quello che ho, sono una che non si ferma mai, una persona curiosa con tante passioni. Poi chi si accontenta gode. Certo se potessi trovare un lavoro sarei ancora più realizzata, ma oggi è veramente difficile.

Alessandra del Giudice  

Foto: tratta dal film "The Danish Girl"

agendo 2023 banner
Prenota la tua copia inviando una e-mail a comunicazione@gescosociale.it
tiSOStengo
unlibroperamico
selvanova natale 2020 banner
WCT banner
gesco 30 anni
napoliclick
Amicar banner 500

Archivio Napoli Città Sociale