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Giovedì 28 Marzo 2024




La ricerca sulla disabilità si fa insieme alle persone con disabilità

 «Minority Reports. Cultural Disability Studies», una rivista per cambiare la nostra cultura. E fare una rivoluzione.

Giampiero GriffoDa Napoli, arriva una rivista internazionale - parte delle attività del CeRC - Centre for  Governmentality and Disability Studies Robert Castel dell'Università Suor Orsola Benincasa - e tanto la direzione editoriale quanto il comitato scientifico/redazionale, sono composti in maniera paritaria da studiosi e rappresentanti delle associazioni delle persone con disabilità, dall'Italia e dall'estero. Ne parliamo con Giampiero Griffo.

Griffo, responsabile della Sezione sulle Diversità della Biblioteca Nazionale di Napoli, attivo nell’associazionismo di difesa dei diritti umani delle persone con disabilità fin dal 1972 a livello locale, nazionale ed internazionale, è autore di numerosi articoli, volumi e ricerche sul tema della disabilità. Membro del consiglio mondiale di Disabled People’s International e dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, è responsabile dell’applicazione in Italia della Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili. Oggi risponde alle nostre domande sulla rivista «Minority Reports. Cultural Disability Studies», di cui è condirettore scientifico, in occasione della presentazione che si tiene il 12 aprile alle ore 11 all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e che vedrà la presenza, tra gli altri, anche di Pietro Barbieri, portavoce nazionale del Forum Terzo Settore, Roberta Gaeta, assessore al Welfare del Comune di Napoli e Lucia Fortini, assessore della Regione Campania alle Politiche sociale. 

Ci racconta del progetto di rivista, come nasce e quali sono le finalità che si è posto? Come può essere d'aiuto e di servizio nella vita di una persona disabile?

Cominciamo dicendo che a Napoli si è costituito il CeRC, primo centro non solo del Mezzogiorno ma d'Italia che applica uno spirito di collaborazione paritaria tra associazioni e università nell'ambito della ricerca sul tema della disabilità e sulla formazione in merito. La nostra è una realtà accreditata a livello europeo e dal punto di vista pratico, anche attraverso la rivista, il lavoro è quello di rendere visibile e fruibile la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD, 2006) che vede questa condizione come «il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali ed ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri». La disabilità, infatti, è ancora, troppo spesso, una negazione dei diritti: la rivista porta avanti una battaglia prima di tutto culturale e di approccio. Non entriamo direttamente sulle tematiche politiche ma ci occupiamo del perché si fanno determinate scelte a livello politico, scelte che riguardano il 15% della popolazione.  

Il CeRC - Centre for Governmentality and Disability Studies Robert Castel dell'Università Suor Orsola Benincasa si occupa di teorie, ai modelli e alle pratiche di disabilitazione sociale. Di cosa si tratta e cos'è la disabilitazione sociale?

Troppo spesso la persona con disabilità si trova davanti all'impossibilità di partecipazione alla vita quotidiana perché non ne ha l'opportunità. La disabilitazione sociale chiarisce, però, che la visione pietistica, caritativa e negativa sulle persone con disabilità è del tutto inappropriata: le responsabilità della condizione delle persone con disabilità ricadono su chi, Stato o cittadino, non rimuove le barriere architettoniche, comunicative e di orientamento che impediscono la loro piena partecipazione. E ogni volta che si limita questa partecipazione con discriminazioni ed ostacoli si viola un diritto umano.

Faccio un esempio: io non salgo su un autobus non per mia scelta ma perché l'autobus non è stato equipaggiato in modo che io ci possa salire, oppure - e questo nel caso delle persone ipovedenti - non vengo a conoscenza di tale notizia non perché io non voglia essere aggiornato in merito ma perché il sito internet non me ne dà la possibilità. Ancora, se sono sordo, non posso usufruire a pieno del mio diritto di sapere a che binario arriverà il treno che devo prendere, se ci sono ritardi e via dicendo. E questo tipo di approccio non riguarda solo la disabilità ma anche la categoria dei migranti, degli omosessuali, delle donne, delle persone anziane, ovvero ogni volta in cui i pregiudizi e lo stigma arrivano prima delle persone.

Qual è il ruolo degli Enti locali in questo ambito? Una parte dell'incontro li vede partecipi nel dibattito, con i progetti di ricerca scientifica e inclusione sociale, ma se parliamo di risultati ne abbiamo?

Cominciamo dicendo che se cambio paradigma culturale, faccio una rivoluzione! Secondo la convenzione gli interventi della politica dovrebbero garantire la parificazione dei diritti: ne siamo, purtroppo, ben lontani. E questo avviene da un canto perché la società non ci include e dall'altro perché non ci sono i fondi necessari a realizzare praticamente l'inclusione.

Come si compone la rivista, dove possiamo trovarla? È possibile contribuire alla sua realizzazione e fruizione?

La rivisita, in italiano, inglese e francese, si trova sul sito internet di Mimesis, una grandissima casa editrice. Durante la presentazione sarà disponibile ed è possibile leggerla anche online. Per quanto riguarda la composizione di questo numero, dedicato alla "Presa di parola", ovvero alla possibilità dei movimenti di interloquire con le istituzioni, c'è una parte dedicata a Franco Bomprezzi, giornalista mainstreaming, persona con disabilità e grande comunicatore. Doveva essere lui il direttore responsabile di Minority Reports ma ci ha lasciati e questo è un modo per ricordarlo. Ci tengo anche a dire che il comitato scientifico dietro questa pubblicazione, composto da associazioni, studiosi, ricercatori, è internazionale. Nel prossimo numero ci occuperemo dell'eredità lasciata nei welfare europei dalla Prima Guerra Mondiale: è quello il periodo storico in cui, per la prima volta, la condizione di disabilità che riguardava 8 milioni e mezzo di persone, veniva affrontata e vista come un ambito che necessitava di intervento. Purtroppo, però, molti degli strumenti messi in campo all'epoca sono ancora utilizzati, questo anche se non rispondono più a nessuna esigenza.

Raffaella R. Ferré

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