Migranti che aiutano Migranti

Intervista a Pierre Preira fondatore di Senaso

pierre preiraDall'esperienza professionale e umana dei senegalesi Pierre Preira e Louis Benjamin Ndong, immigrati a Napoli 16 anni fa, nel febbraio 2016 nasce Senaso acronimo di Senegal-Napoli-Società un centro dove gli stranieri possono attingere per costruire un futuro diverso da quello già scritto dalla rappresentazione collettiva.

Formazione, assistenza legale, progettazione e creazione di aziende tra i servizi offerti nella sede di piazza Garibaldi, 26.
Pierre Preira
, che prima di aprire Senaso, ha lavorato come mediatore culturale e responsabile dello sportello immigrati della Federconsumatori di Napoli, ci racconta quali sono i bisogni emergenti dei migranti napoletani.

Come mai avete scelto di creare Senaso?

Lavorando da anni nel settore dell’immigrazione, ci siamo resi conto della mancanza di luogo centralizzato dove gli immigrati possano risolvere tutte le difficoltà legate alla loro permanenza in Italia, ma anche uno spazio di socializzazione dove esprimere le loro potenzialità attraverso un accompagnamento di qualità.
A Senaso ci occupiamo dei servizi primari di cui necessitano gli stranieri come pratiche legate al permesso di soggiorno, assistenza legale, corsi di lingua, ma offriamo anche spazi di lavoro, di accompagnamento nella progettazione e creazione di aziende per chi ha scelto di stabilirsi in città. La Senaso si propone di diventare in questo modo un’incubatrice di start up e contribuire all’empowerment delle comunità straniere. Il valore centrale del nostro lavoro è rendere i migrati protagonisti della loro vita e nel contesto sociale in cui vivono e in questo senso è fondamentale la difesa dei loro diritti come cittadini e come consumatori. Ma vogliamo anche orientare coloro passano semplicemente in città un breve periodo e i turisti, infatti sul nostro sto c'è anche una mappatura con i servizi e i punti di interesse in città.

Quali sono i bisogni emergenti dei migrati che arrivano a Napoli?

Sono tanti, il bisogno primario per chi arriva è restare sul territorio regolarmente, avere gli strumenti per svolgere un lavoro dignitoso, una casa e veder rispettati i propri diritti. Per fare ciò c’è bisogno di un occhio di riguardo, mentre molti, non avendo punti di riferimento, si affidano a mani non pulite, persone che lucrano sui migranti offrendo lavori e garanzie fasulli. Ad esempio a fronte di un cospicuo pagamento c'è chi propone un lavoro domestico, ma si dilegua quando la prefettura chiede i documenti necessari per il permesso di soggiorno.  

Quali sono le strade per ottenere il permesso di soggiorno oggi?

Da qualche anno ormai si accettano solo flussi stagionali con un permesso che dura dai 3 ai 6 mesi. Solo dopo tre volte che si è stati chiamati per i lavori stagionali si può richiedere un permesso di lunga durata. Il paradosso è che può accedere al permesso stagionale solo chi si trova nel proprio paese e riceve tramite la prefettura il nullaosta da un datore di lavoro in Italia. E' assurdo far venire una persona per pochi mesi, mentre c'è chi vive onestamente in Italia da anni e non può ottenere il permesso. L'unica strada è aspettare la sanatoria, ma l’ultima è stata fatta nel 2012 e non si sa quando ce ne sarà un'altra.

Mentre la situazione dei richiedenti asilo è ancora diversa. Come pensa sia gestita attualmente in città?

Innanzitutto c'è da dire che è assurda la distinzione tra migrante politico e migrante economico. Chi parte per migliorare la sua vita con tutto il rischio di perdere la vita, deve avere una motivazione forte che può essere anche economica. Non ci si pone mai il problema di cosa debba affrontare una persona rispedita indietro: se non guerre e violenze, di certo i debiti e la delusione della comunità.
In tutta Italia sono le commissioni territoriali che decidono le sorti delle persone: ci sono commissioni più virtuose e commissioni con più pregiudizi, commissioni più attente nel raccogliere le testimonianze e commissioni più superficiali. Senza contare che la procedura è così lunga che la persona può aspettare anche 3 anni senza sapere quale sarà il suo destino.
La gestione della cosiddetta emergenza è insufficiente in tutta Italia: si recludono in periferia le persone e non si danno i mezzi ai Comuni per gestire percorsi di formazione e inserimento, così i migranti parcheggiate negli alberghi vivono situazioni drammatiche.

Eppure la gestione dell'"emergenza" è passata dalla Protezione civile direttamente alla Prefettura…

La differenza è che l’anno scorso in questo periodo c’era una rivolta. Oggi non c'è più questa tensione poiché il Ministero cerca di non attrarre critiche e di camuffare le problematiche che restano le stesse. Non si tratta di problematiche materiali, ma di avere il permesso per poter essere autonomi, al di là del vitto e dell'alloggio le persone non vengono seguite nella formazione e spesso gli operatori non hanno le caratteristiche adatte a fare il loro lavoro.

Per far fronte i bisogni dei profughi cosa offre Senaso?

Noi mettiamo a disposizione due avvocati esperti che seguono i singoli casi, inoltre abbiamo previsto un servizio innovativo: la preparazione alla seduta della commissione.
Ascoltiamo la storia e facciamo le domande tecniche che farebbe la commissione perché non comprendere l’importanza di una domanda ai fini della propria pratica o non saper rispondere in modo adeguato può determinare il rigetto.

Una volta ottenuto il permesso i migranti riescono a trovare lavoro in città?

In Italia i migrati continuano a fare i lavori più umili: i venditori ambulanti, i domestici, qualcuno commesso, cameriera, facchini o portieri di notte negli alberghi. Soprattutto al sud non vedi mai un migrante che lavora in banca o alla posta, al limite i più istruiti collaborano con le associazioni per la mediazione culturale con contratti saltuari.
Gli immigrati sono spesso visti dalle istituzioni così come dall’opinione pubblica come portatori unicamente di esigenze e di bisogni primari. Questo non può che consolidare un’immagine fuorviante dell’immigrato tralasciando quasi completamente quelli che sono stati definiti come i “bisogni formativi e culturali”. Ecco perché alla Senaso la formazione è centrale. Ci poniamo l'obiettivo di migliorare e sviluppare competenze professionali attraverso corsi di lingua e di informatica (abbiamo le convenzioni con una scuola per fare l'esame A2 di italiano) e in seguito di favorire incontri di orientamento nell’imprenditorialità. I servizi sono a pagamento, ma valutiamo caso per caso e andiamo incontro alle esigenze delle persone.

Napoli è una città aperta al prossimo?

L’approccio a Napoli è facile, ma creare un’amicizia duratura non lo è. Se si va in fondo ci sono forme di razzismo anche a Napoli. Finché fai lavori più umili va bene, ma se vedono che hai certe opportunità no.
La cosa bella a Napoli che non vedo altrove è la presenza di tante coppie miste, basta andare ad una manifestazione di migranti per accorgersene. Ci sentiamo più accolti qui che al nord.

A proposito di ipocrisia latente, proprio in questi giorni, il Comune di Napoli per la prima volta ha previsto l'elezione di un consigliere comunale a rappresentanza dei migranti, tuttavia questi avrà diritto di parola, ma non di voto. Cosa ne pensa?

Penso che è poco, ma è comunque un passo verso l'uguaglianza. Ci prendiamo questa novità aspettandoci però cose più sostanziali, non di facciata. Ci sono Comuni che hanno dato il diritto di voto ai migrati, mentre io vivo a Napoli da metà della mia vita, praticamente sono metà senegalese e metà napoletano, ma non posso votare. Quando lo dico in molti si meravigliano, ma è proprio così. E' strano, così come è strano che un bambino nato in Italia da genitori di un altro paese debba compiere 18 anni per chiedere la cittadinanza. A Napoli sento parlare dell'ipotesi di un assessore all'immigrazione, ma innanzitutto bisogna dare strumenti di partecipazione e protagonismo ai migranti, andare ad ascoltare cosa hanno da dire le varie comunità, fare incontri di formazione e di scambio culturale. Ma attualmente non è così, basti pensare che mai i migranti vanno a beneficiare di finanziamenti pubblici per progetti dedicati a loro, i progetti sono accaparrati da enti grandi quando dovrebbero essere i migranti stessi a gestirli.

AdG 

foto di Fernando Kaiser 

È possibile iscriversi alla Senaso srl contattando il numero di tel. 08119644076 o scrivendo all’indirizzo e-mail info@senaso.it.
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