Vogliamo la bicicletta...Pedalare ci piace, eccome!

bikesharingIl bike sharing portato avanti a Napoli dall'associazione Cleanap ha dismesso un proverbio e molte altre credenze, avuto ottimi risultati in termini di coinvolgimento delle persone (14614 hanno partecipato alla sperimentazione) ma oggi è, di fatto, fermo. Come mai? Ne parliamo con Emiliana Mellone.

Il centro storico di Napoli è il più grande d’Europa, 17 chilometri quadrati dell'intera superficie urbana, patrimonio dell’umanità dal 1995: per 9 mesi è stato possibile percorrerlo in maniera gratuita, semplice e sostenibile grazie ad un progetto di ricerca dell’associazione Cleanap che ha vinto il bando “Smart Cities and Communities and Social Innovation” del MIUR – PON Ricerca e Competitività 2007-2013. Si chiamava Bike Sharing Napoli, un sistema semplice, ecologico ed economico per permetterci di vivere la città, i suoi vicoli, strade, piazze e aree pedonali a vantaggio dell’ambiente e della viabilità, ideale sia per cittadini che per turisti e semplice, proprio come andare in bicicletta. E ora?

Le nostre bici sono tutte a deposito e l'iniziativa, di base, si è conclusa come da bando il 30 settembre del 2015: va ricordato, infatti, che il nostro non era un servizio pubblico ma un progetto di ricerca con una parte sperimentale. Oltre all'innovazione che abbiamo messo in campo, l'obiettivo era, dunque, sperimentare e avere dei dati e dei risultati da cui partire per ragionare, in seguito, con le amministrazioni locali. Purtroppo, però, il Ministero sembra non esser arrivato preparato alla data della scadenza del bando: questo non è accaduto solo a Napoli ma per tutti i 56 progetti come il nostro attivati nelle regioni del Sud.

Eppure, come anticipato sul sito internet, gli sviluppatori di Bike Sharing Napoli hanno già toccato l’argomento “futuro” con il Comune di Napoli discutendo del suo prosieguo...

Sì, ma la situazione si è rivelata più complessa: il Ministero, infatti, se in un primo momento non aveva affrontato la questione al punto che ci siamo trovati a far noi da portavoce presso l'amministrazione locale, si è poi attivato - a Napoli come a Palermo - e segnalato che la procedura da seguire è diversa. Oggi aspettiamo da loro le direttive da seguire e lo facciamo fiduciosi. In seguito verranno gli accordi a livello locale anche se il Comune, in un primo momento, aveva già segnalato la volontà di far gestire il servizio dall'ANM.

Come mai siete vincolati a questa attesa? Il progetto, in fondo, è stato scritto da voi.

Fondamentalmente il Ministero ha la proprietà intellettuale dell'app e anche se noi abbiamo il know how per replicare e migliorare l'esperienza, a Napoli come ad Ischia tanto per fare un'esempio, siamo vincolati.

A proposito di miglioramenti, un aspetto su cui lavorare è il parco mezzi e stazioni: se rapportato ad altre città, anche per estensione e numero di cittadini vicino alla nostra, il numero appare esiguo.

C'è da dire che il progetto di ricerca che abbiamo portato avanti in altre città risulterebbe anomalo poiché in varie realtà europee il bike sharing nasce da una volontà dell'amministrazione comunale sostenuta economicamente da grandi gruppi come accade, ad esempio, a Londra con Santander o Barclays. Il paragone, dunque, non è così semplice da fare. Va detto, però, che il caso napoletano si è rivelato ottimo in termini di risposta dei cittadini e di risultati raggiunti e che in tante altre città di quelle interessate da questa sperimentazione ci sono degli spunti su cui si potrebbe lavorare. La situazione di attesa che viviamo aspettando una risposta dal Ministero è, allora, anche quella di vedere i frutti della bellezza che siamo sicuri questi progetti hanno seminato, a Napoli come in tutto il Sud.

RRF

Foto dal sito www.bikesharingnapoli.it