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venerdì 19 Aprile 2024




Minori Migranti

Glauco Iermano spiega come sta cambiando il sistema di accoglienza 

bimbi migrantiTra le polemiche per la mala gestione dell'accoglienza minori di un ente privato in Campania denunciata nelle scorse settimane, all'inchiesta sulle speculazioni dei soggetti coinvolti nell'"emergenza nord Africa" risulta difficile capire cosa accade ai minori stranieri non accompagnati. Ci aiuta a orientarci Glauco Iermano, operatore della Cooperativa Dedalus.

Ciò che è certo è che il sistema di accoglienza dei migranti, definito dal 2011 "emergenziale" necessita sempre più un assetto stabile in linea con l'accoglienza predisposta dalla rete Sprar , Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, tipicamente italiano e d'eccellenza. In particolare allibisce pensare a come alcuni enti privati possano essere negligenti nel prendersi cura dei minori, soggetti ancora più vulnerabili, tra soggetti già vulnerabili quali sono i migranti. Glauco Iermano, operatore della Cooperativa Dedalus, ente capofila del progetto "Piccoli mondi in viaggio" per l'emergenza minori, ci spiega come sta cambiando il sistema di accoglienza dei minori non accompagnati e quali sono le problematiche emergenti.

Qual è la differenza tra l'accoglienza dei migranti adulti e quella per i minori?
A seguito dei 170 mila arrivi del 2014 (di essi solo 50.000 sono rimasti sul territorio italiano) a luglio 2014 è stato stipulato accordo Stato-Regione che coinvolge gli enti locali e stabilisce una direzione generale, separando il piano per l'emergenza da quello per l'integrazione. L'accordo arriva dopo il FAMI, fondo asilo, migrazione, integrazione, nuovo programma europeo (2014-2020) che va ad inglobare tutti i fondi precedenti inerenti l'emergenza immigrazione e che è strutturato su tre pilastri: accoglienza, integrazione e rimpatri.
I migranti sbarcati vengono presi in carico immediatamente  dalla Prefettura, a meno che non siano richiedenti asilo dunque presi subito in carico dallo Sprar, che li affida ai privati che gestiscono strutture residenziali autorizzate che accolgono fino a 100-150 persone.
Per i minori non accompagnati che sbarcano (sono circa 12 mila in Italia),  è stato stabilito un protocollo specifico del FAMI: "Miglioramento della capacità del territorio italiano di accogliere minori stranieri non accompagnati”, che prevede il loro inserimento in progetti di pronta accoglienza ad alta specializzazione della durata di 60 giorni, prorogabili a massimo 90 giorni.

Quanti sono questi progetti in Italia e in Campania?
I progetti governati dal Ministero dell'Interno sono 15 in Italia e in totale possono accogliere 750 minori, i minori che sbarcano indipendentemente dove sono arrivati, possono essere collocati in qualsiasi struttura in Italia. Ogni progetto di eccellenza è dedicato a 46/ 50 minori che vengono ospitati in strutture residenziali autorizzate di massimo 9 posti dove si fornisce vitto e alloggio e ci si occupa dei documenti. In Campania ci sono 4 progetti di pronta accoglienza per minori i cui enti capofila sono Dedalus, Cidis, Arci e Comune di Salerno. Noi di Dedalus gestiamo 46 posti suddivisi in 6 strutture in cui lavorano 60 persone tra operatori e mediatori specializzati. Da giugno 2015 abbiamo accolto 100 minori.

Scaduti i 90 giorni dove vanno i minori?
Nell'accordo Stato-Regione si è stabilito che anche i minori fossero accolti nel circuito Sprar nella categoria soggetti vulnerabili (minori, vittime di tratta etc.), gestito dal servizio centrale. Gli adulti nella rete Sprar sono 20 mila ed è uscito un nuovo bando per 10 mila posti, per i minori i posti sono circa 2.000 ma sono insufficienti. A luglio è scaduto un bando pubblico per altri 1000 posti dedicati, ma ancora non sono stati stabiliti i posti. Infatti noi abbiamo minori che sono nella nostra struttura da oltre 120 giorni e non li possiamo collocare. Questo sta creando un rallentamento anche per l'accoglienza emergenziale poiché non si liberano posti per i nuovi arrivi. Questa difformità di prassi crea problemi con i tribunali e le questure per il rilascio dei documenti.  Ad esempio i ragazzi che sono ospitati ad Acerra ancora non hanno ricevuto la tutela dal tribunale di Nola e senza tutela non si può fare la richiesta del permesso di soggiorno e attivare il trasferimento.

Ora che il sistema non è andato a regime. Quali sono i problemi emergenti?
Il nuovo modello di gestione dei migranti è in costruzione. Infatti noi che abbiamo vinto il bando per uno dei 15 progetti FAMI dedicati ai minori a maggio e abbiamo iniziato a lavorare il 3 giugno ancora non abbiamo firmato la convenzione. Il progetto finisce il 17 dicembre e ancora non sappiamo se ci sarà o meno una proroga fino a febbraio. Questa situazione burocraticamente poco chiara ha impedito a noi e agli altri enti privati vincitori del bando di chiedere la fideussione del 40%, quindi stiamo anticipando tutti i soldi necessari. Tra i 4 gruppi che stanno gestendo l'emergenza minori in Campania ci sono enti giovani che non hanno la possibilità di chiedere fidi. C'è una grossa sofferenza nell'anticipare tutte le spese di vitto, alloggio, fornitori, vestiario. I problemi fondamentali sono due: che gli operatori al momento lavorano senza essere pagati, l'altro è dei trasferimenti che non avvengono perché non ci sono posti a sufficienza.

Come vivono i ragazzi questo stato di sospensione?
Con il ragazzo si fa un patto, lui sa che nell'arco di 90 giorni sarà accolto nella rete Sprar dove si realizzerà un progetto personalizzato di inserimento, ma quando ciò non accade viene meno la fiducia.  Si scoraggia il ragazzo e anche l'equipe che si deve reinventare in un arco temporale più lungo per non lasciare i ragazzi parcheggiati. Quindi si creano conflitti, scioperi della fame, risse. Ecco le denunce a carico di alcuni enti campani preposti all'accoglienza in cui probabilmente la mancanza di liquidità si è sommata ad un impiego di operatori non qualificati e una gestione poco attenta.

Discorso diverso invece va fatto per i minori non accompagnati che non provengono da sbarchi…
Si infatti, l'articolo 403 del codice civile stabilisce che siano gli enti locali a prendere in carico i minori trovati sul territorio di un certo comune. I servizi sociali locali dovrebbero collocare il minore in strutture convenzionate con il Comune che però, secondo le nuove disposizioni andrebbero tutte convertite alla rete Sprar gestita dal Ministero dell'Interno e dall'Anci. Questo passaggio di competenze provoca confusione. Ad esempio il 10 settembre 2014 sbarcarono a Napoli 70 minori e c'erano le comunità comunali pronte ad accoglierli, ma rimasero bloccati poiché si dovette aspettare di collocarli attraverso il FAMI.

La settimana scorsa invece una ragazza è rimasta senza alloggio…
Spesso la Dedalus che gestisce il centro diurno Nanà per minori migranti rappresenta un punto di riferimento per i minori non accompagnati e pertanto fa da mediatore accompagnando i ragazzi alla polizia municipale. La settimana scorsa si è presentata al centro Nanà una minorenne marocchina sbarcata a Cagliari e poi abbandonata dai parenti. Io ed una mediatrice culturale l'abbiamo portata alla polizia municipale per l'identificazione e il collocamento in una struttura, ma tra polizia municipale e l'ufficio minori si sono rimpallati la responsabilità, tanto che la mediatrice culturale è stata costretta a portare la ragazzina a casa sua. Solo il giorno dopo le è stata trovata una collocazione.

Quali provvedimenti dovrebbe adottare il Governo perché il sistema dell'accoglienza sia più funzionale?
Il governo dovrebbe ridurre l'emergenziale prefettizio che al ribasso (a 28, a 23 a persona al giorno) affida le persone a privati che spesso non hanno esperienza e mettono i migranti negli alberghi senza assistenza, e dovrebbe incrementare lo Sprar che è più tutelante, funzionale, integrativo, e a gestione pubblica ovvero affidato ai comuni. Ciò che rispondo a chi mi chiede come fare è: "Lo volete subire il fenomeno o gestirlo? Se si vuole gestire bisogna affidarsi agli esperti".

 Alessandra del Giudice

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