La donna che salvava i pitbull

coverInsieme alle sue amiche, salva cani "feroci" e li dà in adozione a famiglie che siano pronte, e preparate, ad accoglierli. Paola Carbone è un affermato avvocato, ma la passione per gli animali la accompagna da tutta la vita: “Da piccola volevo fare la veterinaria ma i miei genitori mi hanno distolto da questo pensiero e convinto a intraprendere gli studi di giurisprudenza, eppure la passione per cani e gatti non mi ha mai abbandonato”.

Tanto da spingerla a impegnarsi in prima persona a prendersi cura di cani che, altrimenti, avrebbero in sorte un destino infelice. I suoi preferiti sono i pitbull, i cani reputati più aggressivi ma di fatto tra i più bistrattati e maltrattati. “Purtroppo intorno a questi cani c’è un grosso giro di affari – spiega Paola - vengono fatti accoppiare per farne cucciolate casalinghe, i cui piccoli vengono venduti per 50/100 euro magari per il capriccio di un bambino, perché fa figo oppure, peggio, per farne cani da combattimento. Ma così come vengono presi, altrettanto facilmente vengono buttati via al primo intoppo, perché, nella maggior parte dei casi, non ci sono persone idonee a prendersene davvero cura”.

Il triste destino dei pitbul

I pitbull sono effettivamente cani non facili: “Non sono cani come gli altri, hanno bisogno di una persona esperta che li tenga, un proprietario autoritario, devono uscire spesso per sfogare e correre, ma non sono, come dicono tutti, aggressivi, sono cani buoni e molto sensibili. Purtroppo, per queste loro caratteristiche, vengono spesso maltrattati e abbandonati per strada”.

Paola riceve almeno 20 segnalazioni al giorno di questo tipo in Campania: “Sono molte di più per i pitbul che per qualsiasi altra razza, per un pastore tedesco, ad esempio, riscontriamo un caso di abbandono una volta alla settimana”. Se non fosse per l’intervento di Paola Carbone, supportata dalle sue amiche volontarie – tra cui Teresa Ciampa, vice delegata dell’Oipa, Marta Garzone, suo braccio destro, Giovanna De Cristofaro e Loredana Triola, tra le più convinte sostenitrici del progetto – questi animali andrebbero in un canile ma spesso questi posti sono strapieni e finiscono costretti in gabbia, condizione, questa sì, che li inferocisce.

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Come è nata questa “avventura”

“Tutto è nato circa un anno e mezzo fa – racconta la donna - vidi un post di una mia amica, che trovò un cane maremmano, fui subito sensibile alla causa, così la chiamai. Io ho sempre amato soprattutto i cani di grossa taglia, naturalmente ne ho due: un dobermann, Raoul, e una meticcia, Giada, che ha tre zampe perché è stata investita ma è fortissima e corre come un levriero”. L’amica la mette in contatto con la dottoressa Di Maggio, dell’Asl al Frullone, con cui tutt’oggi collabora attivamente.

Qui è dove vengono portati a Napoli i cani senza padrone, i randagi o quelli maltrattati. Stando all’iter, se non si fa vivo nessuno entro un certo periodo, questi animali vengono trasferiti nei canili. Prima che ciò accada arriva Paola: “Arrivo al Frullone determinata a salvare i cani più grossi, come pittbull, dogo argentino, cane corso, insomma quelli più difficili da sistemare anche perché fanno più paura, a differenza dei cuccioli che trovano più facilmente una famiglia”.

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L’iter per adottare un cane

Individuati i cani da prendere, Paola, insieme al suo gruppo “informale” di amiche volontarie, entra in gioco sostenendo le spese di stallo (intorno ai 100/150 euro) e quelle veterinarie, necessarie perché nella maggior parte dei casi questi animali sono messi male. Parte così la richiesta di adozione via Social e con il tamtam. “Una volta trovata la famiglia disponibile – spiega l’avvocato – Ci facciamo prima una chiacchierata, poi mandiamo loro un questionario in cui cerchiamo di avere conferma a ciò che abbiamo chiesto per verificare che effettivamente i nostri amici a 4 zampe finiscano in buone mani, indagando sui luoghi e sui modi in cui saranno educati e curati, tendendo conto che come prima cosa vengono castrati e sterilizzati”.

Da lì, dopo avere verificato che le persone che la contattano non siano in “black list” per qualche segnalazione di abuso o abbandono, c’è solo la parte burocratica da sbrigare. Un iter molto attento e scrupoloso che si conclude con la visita di una volontaria presso il domicilio dell’adottante per una indagine dal vivo e un ultimo controllo sull’idoneità al caso. A quel punto, c’è la consegna o attraverso con la staffetta (la spedizione in furgone con gabbie regolari) se la destinazione è più lontana o direttamente portando il cane a casa del nuovo proprietario se è in Campania. “Rimaniamo sempre in contatto con le famiglie per accertarci che nel tempo i nostri amici stiano bene. Vedere i cani che hai salvato, curato e coccolato, mentre corrono felici sul prato ti ripaga di tutti i sacrifici” dice emozionata la Carbone.

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Per avere maggiori informazioni o fare una donazione a favore delle attività di Paola Carbone è possibile contattarla al numero 3355320974.

Maria Nocerino