Emergenza Coronavirus: #iorestoacasa e chi un casa non ce l’ha?

Sparaviglia (Binario della Solidarietà): “Situazione drammatica, volontari senza mascherine”  

soup 3310066 960 720In questa emergenza sanitaria in cui l’unico modo per evitare il contagio da Covid 19 è rimanere a casa e osservare una serie di regole di igiene personale, che fine fanno i senza dimora, chi una casa non ce l’ha, non può lavarsi, vive per strada con tutto ciò che questo comporta, compreso il freddo rigido previsto nelle prossime ore? Chi si occupa di queste persone fragili e sole che non solo non hanno un tetto a proteggerli ma neppure accesso alle cure e, in alcuni casi, alle informazioni di massa che tanto stanno “estenuando” la maggior parte della popolazione in questo momento?

La grande macchina della solidarietà di Napoli si sta attivando ormai da giorni per garantire loro l’indispensabile: un pasto, indumenti che possano ripararli dal gelo, soprattutto alla luce dell’allerta meteo prevista per le prossime ore, un posto dove dormire, ove possibile.

Anche se in queste ore si moltiplicano le iniziative di privati che vogliono dare un contributo, le realtà che stanno scendendo in campo in questo momento sono soprattutto quelle “storiche”: Caritas con le mense, Comunità di San’Egidio, Angeli di Villanova, impegnate principalmente sul fronte della distribuzione dei pasti. Gruppo di imprese sociali Gesco, cooperativa sociale Il Camper, attive sia nella distribuzione di cibo e indumenti, sia nel servizio di strada (l’unità di strada è attiva tutti i giorni, in alcune fasce orarie). Accanto a questo c’è chi fa supporto e ascolto telefonico e online (il Binario della Solidarietà, Less, Cidis), solo alcuni ambulatori medici restano aperti, come i presidi per distribuire farmaci a chi ne ha bisogno o segnalare casi sospetti di Covid 19 (Emergency). I servizi doccia sono chiusi, resta aperto solo il Drop in della coop Dedalus (attivo in alcuni giorni della settimana e se sono disponibili mascherine e guanti). Le strutture di accoglienza restano quelle di sempre (Centro La Tenda, l’ex Dormitorio pubblico, Istituto La Palma, le strutture gestite dalla coop La Locomotiva e dalla Fondazione Massimo Leone), ma non si accettano nuovi ingressi.

SCHEDA CON RIFERIMENTI E CONTATTI

Difficile evitare l’assembramento, volontari senza mascherine

Ma le difficoltà sono enormi, a partire dalla mancanza di dispositivi protettivi, mascherine e guanti, proprio di chi aiuta questa popolazione, stimata intorno alle 1500/2000 persone solo sul territorio di Napoli. “La situazione è drammatica – spiega Enrico Sparaviglia, responsabile dell’associazione Binari della Solidarietà – perché a tutti i problemi che normalmente già ci sono, si aggiunge quello di evitare gli assembramenti. Difficile se dobbiamo distribuire pasti e indumenti”. Così il pasto caldo si trasforma in pasto da “asporto”, generalmente un cestino che contiene due panini, una bevanda e qualcosa di dolce, a seconda di quello che si riesce a fare. Per le stesse ragioni, molti servizi doccia della città, con relativo cambio di biancheria, hanno dovuto chiudere, perché era impossibile gestirli evitando i contatti con le persone.

“Nonostante questo, oggi alla mensa del Carmine, si prevede arriveranno 700 persone, quindi sarà difficile riuscire a mantenere quelle distanze di sicurezza imposte dal Governo, per non parlare del fatto che noi volontari siamo completamente privi di mascherine. Ne stiamo realizzando noi con la carta forno quante più riusciamo sia per metterle sia per distribuirle ai senza dimora, con nessuna certezza però sulla loro reale efficacia”.

Lavoro senza sosta anche per le famiglie napoletane

Intanto il lavoro di chi sta accanto ai più deboli continua senza sosta: “Oggi abbiamo fatto distribuire, attraverso il Conad di piazza Garibaldi, 50 cestini, sempre stando attenti che non si creasse ressa, stiamo anche informando telefonicamente i clochard con cui abbiamo rapporti di lunga durata di tutti i rischi legati a questa emergenza”.

Accanto a questo, ci sono i pacchi alimentari per le famiglie napoletane, sempre più a rischio povertà. “Se è vero che il problema principale è quello dei clochard, non bisogna sottovalutare il rischio di impoverimento che questa emergenza sta comportando anche per le famiglie napoletane, chi, ad esempio, lavorava a nero, le tante donne che facevano le pulizie, idraulici, muratori, tutti gli invisibili che non hanno più entrate, non possono più fare la spesa e il cui domani è altrettanto incerto, perché non potranno neppure contare su ammortizzatori sociali”, sottolinea ancora Enrico Sparaviglia. 

Lo Stato ignora i senza dimora

Per il momento, nella popolazione dei senza dimora, costituita per la maggior parte da migranti, non risultano, che si sappia naturalmente, casi di contagio. Ma cosa prevede il decreto governativo per loro? Praticamente li ignora. “Rimanda la responsabilità agli enti locali, dalla Regione la palla passa al Comune, ci sono stati anche dei passi fatti dall’assessore al ramo Monica Buonanno, ad esempio il sopralluogo alla mensa del Carmine dove si segnalava la situazione di sovraffollamento più problematica. Ma al momento nulla di fatto”, spiega il responsabile dell’associazione di volontariato di Napoli.

Insomma, a farsi carico di chi vive per strada sono i volontari, o meglio chi riesce a muoversi dal proprio comune di residenza. “Altro problema – racconta Sparaviglia – è che i nostri volontari che abitano in zone fuori Napoli non riescono a venire, perché i loro spostamenti non sono contemplati nelle ragioni di stretta necessità previste dall’ultimo decreto governativo, anche se, almeno per il momento, le forze dell’ordine su questo hanno chiuso un occhio”. 

L’appello di Gesco

L’emergenza Coronavirus sta colpendo in maniera particolarmente dura le persone più fragili. Non per tutti è possibile  “restare a casa”, perché una casa nemmeno ce l’hanno, non per tutti è semplice “restare a casa”, perché questo obbligo quanto mai necessario per la tutela della salute può significare anche restare isolati e senza aiuto. Soprattutto per le persone anziane e le famiglie in difficoltà economica, che non possono contare più sul sostegno dei familiari, degli amici, delle badanti, perché il rischio contagio lo impedisce.

È a queste persone in difficoltà estrema che si rivolge l’attenzione di Gesco in queste ore, con l’attivazione di due campagne solidali: una per la fornitura di pasti ai senza dimora di Napoli, e l’altra per la consegna a domicilio di pasti, ma anche di farmaci e altri beni di prima necessità alle famiglie che sono in una situazione di isolamento e impossibilitate a garantirsi da sole quanto occorre per resistere e sopravvivere al Covid-19.

Fino ad oggi Gesco è riuscito a garantire il pasto caldo a 150 senza dimora con l’aiuto di una rete di volontariato e ad assistere con spesa e farmaci circa 100 famiglie, ma l’emergenza continua.

L’isolamento, come pure l’impossibilità di avere un pasto caldo riguarda almeno 2mila persone solo a Napoli e un numero imprecisato di famiglie che chiamano tutti i giorni la Centrale Operativa Sociale (COS) per chiedere aiuto.

Chi volesse dare una mano per acquistare materie prime (olio, pasta, pelati, legumi) farmaci e altri generi di prima necessità può contribuire facendo un versamento sul conto corrente dedicato:

IT 13 Q 05018  03400 000011277654

Intestato a Gesco Consorzio di Cooperative Sociali

e mettere nell’oggetto CAMPAGNA ADOTTA UNA FAMIGLIA, AIUTA UNA PERSONA SENZA CASA