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Sabato 20 Aprile 2024




Giulia fa il doppio turno

GiuliaA casa ci torna solo per cambiarsi d’abito. Una doccia rapida, una panino al volo, un bacio al figlio Matteo, tredici anni, che da quando ne aveva dieci ha imparato a gestire casa.

“L’emergenza Coronavirus? Non ne ho la reale percezione. Fra quelle sale in cui si lotta continuamente fra la vita e la morte non mi posso permettere il lusso di avere paura”. Giulia è un’infermiera. Da oltre dieci anni lavora all’Ospedale Cotugno, da cinque è di istanza al reparto di Terapia Intensiva. Lei, come tutti gli operatori sanitari e i medici dell’ospedale specializzato in malattie infettive, da oltre un mese lotta contro l’emergenza Coronavirus, divenuta negli ultimi giorni sempre più pressante anche al Sud Italia. Da due settimane fa turni massacranti: la carenza di personale, la massiva necessità di personale disponibile, il grande afflusso di pazienti e la mancanza di posti letto comporta un sovraccarico di lavoro enorme per chi fa il suo mestiere. “Cerchiamo di rimanere umani. Di non perdere la lucidità. Il pericolo a cui siamo tutti sottoposti, quello vero, è di non vedere più uomini e donne ma solo numeri. L’infermiere così come il medico non deve perdere umanità. Il condizioni critiche come questa tutto diventa difficile. Siamo in un vortice di emergenza. Reale e immaginario. Siamo costantemente impegnati ad arginare la psicosi, i sintomi immaginati e, nel frattempo, a venire incontro a tutti i bisogni reali a cui fa fronte un ospedale come il nostro nella quotidianità”.  Nel borsone alla rinfusa ci sono le sue prossime 48 ore di vita. Giulia non sa se potrà veramente tornare  a casa stasera. La madre dormirà da lei, per non lasciare solo Matteo. “Ci chiamano eroi. Io non lo sono: amo il mio lavoro, quando ho scelto di farlo sapevo bene a cosa andavo incontro. I veri eroi sono i componenti delle nostre famiglie. Loro non hanno scelto nulla, ma accettano chi siamo e accettano il lavoro che facciamo. Il vero eroe è mio figlio”.

Chiara Reale

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