Coronavirus: facciamo chiarezza senza inutile allarmismo

A Napoli nessun caso

maskPartiamo dal nome: coronavirus. Si chiama così perché, ingrandito al microscopio, ha come degli spuntoni di forma circolare tutti intorno che fanno pensare a una “corona”. Si tratta di una famiglia di virus che già conosciamo, essendo principalmente responsabili di infezioni negli animali, cani, gatti ma anche cammelli. Nell’uomo provoca sintomi che vanno dal comune raffreddore fino a situazioni più gravi che si manifestano con difficoltà respiratorie o polmoniti.

Alcuni coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona, di solito dopo un contatto stretto, ma sono necessarie ulteriori informazioni per valutare la portata di questa modalità di trasmissione. Quindi, la prima raccomandazione è: prudenza e attenzione rispetto alle informazioni che si diffondono per non generare panico e (inutili) allarmismi, come è avvenuto in casi simili in passato. Il dato certo è che in Italia, non ci sono casi conclamati al momento e non c’è alcuna emergenza sanitaria.

Quanto si sa davvero del coronavirus?

È importante ricordare che essendo una “scoperta” nuova, sappiamo ancora relativamente poco delle conseguenze sull’uomo del coronavirus e naturalmente non esiste ancora un vaccino: per realizzarne uno potrebbero anche volerci tempi lunghi. Ricordiamo anche che il coronavirus ha un periodo di incubazione di 14 giorni, per quanto ci possano essere casi di soggetti asintomatici ma ugualmente contagiosi.

In teoria, il coronavirus si manifesta attraverso sintomi influenzali, apparentemente innocui. Innocui come può essere una “banale” influenza, fino a che quell’influenza si manifesta in soggetti già a rischio o con delle patologie conclamate, come sottolineano dal Ministero della Salute, ricordando che ogni anno muoiono migliaia di persone a causa delle complicanze dell’influenza.

Sono infatti circa 40mila i decessi che si registrano ogni anno in tutta l’Unione europea, il 90% si verifica in soggetti di età superiore ai 65 anni e in condizioni cliniche croniche di base (secondo i dati del Centro europeo per il controllo delle malattie).

A preoccupare è soprattutto la dimensione del contagio, ovvero il numero di persone che si ammalano contemporaneamente: l’esplosione della “pandemia” in Cina ha registrato finora 170 decessi e oltre 7.700 casi conclamati di persone che si sono ammalate a causa del coronavirus. Il sistema sanitario nazionale e globale risulta impreparato e non attrezzato a far fronte a questi numeri impressionanti, ed è questo il vero problema.

Ma quanto è davvero preoccupante la situazione e quanto riguarda anche l’Italia?  

Il Ministero della Salute fa sapere che al momento tutti i casi sospetti segnalati in Italia si sono rivelati infondati e tutti i controlli procedono regolarmente. Il Ministero ha anche dedicato al tema un sito ad hoc, oltre ad avere istituito un numero di pubblica utilità (1500), a cui ci si può rivolgere per tutti gli interrogativi. Sono oltre 400 le telefonate ricevute finora dalla sala operativa: “Sono in contatto costante con la commissaria europea alla Salute e con i colleghi europei in attesa di un prossimo confronto”, ha rassicurato il ministro Roberto Speranza, constatando come le misure messe in atto nei giorni scorsi dall’Italia siano già pienamente rispondenti a quanto già indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Cosa sta accadendo a Napoli?

La fotografia della situazione in Campania ad oggi è questa: delle tre persone ricoverate al Cotugno, nessuna è risultata contagiata dal virus. In ogni caso, la presenza del virus richiede tutta una serie di condizioni, tra cui la provenienza dall'area cinese interessata a cui si uniscono sintomi gravi. Lo rende noto la Regione, in seguito a una riunione con tutti i direttori generali delle Asl e delle Aziende ospedaliere della Campania, da cui è emersa la necessità di “invitare i cittadini ad evitare allarmismi e ad attenersi alle sole informazioni che saranno fornite dal livello regionale, per evitare di diffondere notizie prive di fondamento e confondere ogni sintomo con la presenza conclamata del coronavirus”. Intanto, in ogni Asl e negli ospedali sono attive strutture in grado di verificare le condizioni reali del paziente.

Cosa si può fare per proteggersi?

Le raccomandazioni sono le stesse che si devono seguire per prevenire l’influenza ed è sempre bene ricordarle: l’igiene delle mani (lavare spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni alcoliche, evitare di mettere le mani in faccia o in bocca) e delle vie respiratorie (starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso, utilizzare una mascherina e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino chiuso immediatamente dopo l'uso e lavare le mani), pratiche alimentari sicure (evitare carne cruda o poco cotta, frutta o verdura non lavate e le bevande non imbottigliate). Naturalmente, il Ministero raccomanda di non fare viaggi nelle zone della Cina colpite dalla pandemia.

La Regione Campania, poi, invita a incrementare le vaccinazioni antinfluenzali soprattutto in questo periodo in cui si rischia di determinare un allarme ingiustificato con affluenza immotivata e inutile nei Pronto Soccorso.

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M. N.