Che fine fa la città solidale

ncs editoriale giuntaArriva, a poco più di un anno dalla fine della consiliatura guidata da Luigi de Magistris, la notizia di un nuovo, importante cambiamento in giunta. Nel presentare quattro nuovi assessori, il sindaco ha ribadito, in conferenza stampa, che la sua esperienza “è quella di un uomo libero che non si fa condizionare da nessuno: scelgo da solo, ascolto tutti ma mi assumo le responsabilità delle scelte”. Allo stesso tempo, ha ripetuto più volte la parola “squadra”: “se i risultati si raggiungono è merito di una squadra ma dietro c’è un sindaco che si fa carico degli errori”.

Allora caro sindaco, è su questo ossimoro, di un uomo solo alla guida di una città difficile, che da solo prende decisioni su una squadra da cambiare, “per dare ossigeno alla città”, che vorremmo riflettere.

Perché ci chiediamo, innanzitutto, in che modo un uomo solo possa rendere conto di tanti problemi della città: dal dissesto delle strade, al funzionamento del trasporto pubblico, di servizi adeguati per bambini, persone con disabilità, anziani, sofferenti psichici, giovani, immigrati, donne vittime di violenza e di tratta.

Come può un uomo solo farsi carico di tante, complesse responsabilità? Liquidando allo stesso tempo questioni nodali per il bene di Napoli con l’idea che ci vuole ossigeno e che questo ossigeno si possa trovare nella “luce, l’entusiasmo, la passione” che ha visto negli occhi di quattro nuovi assessori, “ragazzi perbene che amano Napoli”.

Ci chiediamo come possa un sindaco dare poteri e toglierli con tanta facilità, e se la sua risposta è che lei non pensa a “De Magistris” (eppure allo stesso tempo decide da solo) ma agisce affinché dopo di lei non venga “un prestanome di De Luca o di Salvini”, ci chiediamo cosa c’entri questo gioco politico con il guardare avanti, “ai ragazzi, al futuro”.

Ce lo chiediamo perplessi, da persone che hanno creduto in quella idea di welfare che otto anni fa, al suo primo mandato, aveva condiviso proprio con noi, con il terzo settore che in questi giorni le ha chiesto, inascoltato, di non togliere dalla giunta Laura Marmorale ma di dare la possibilità a un assessore – giovane, competente e con quella stessa luce che lei vede negli occhi di chi ha presentato in Sala Giunta – di proseguire nel suo lavoro, appena iniziato.

Perplessi siamo anche di fronte alla scelta di sostituire un assessore come Nino Daniele, che ha saputo rappresentare una cultura legata al sociale, all’associazionismo, alle persone e ai giovani molto di più di quanto sia stato finora sottolineato, anche da lei.

Perplessi persino che sia stato rimosso un assessore al Welfare che, al netto delle difficoltà che ha incontrato e dei problemi che in parte può aver causato, ha comunque maturato un’esperienza che rappresenta un vantaggio rispetto a chi arriva oggi a occuparsi di questo settore delicatissimo.

Perplessi senza dare giudizi di merito a quattro nuovi assessori che avranno a malapena il tempo di orientarsi a Palazzo San Giacomo e ai quali auguriamo comunque buona fortuna, perché sappiamo che ne avranno bisogno, visto che sono chiamati a sfide difficilissime.

Ma si può sostenere che la condizione anagrafica costituisca un vantaggio politico? E se così fosse, perché questa scelta non è stata fatta sin dall’inizio della sua consiliatura?

Allora ci fa piacere avere un sindaco autonomo e indipendente ma ci farebbe altrettanto piacere che fosse incline all’ascolto, come è giusto che sia da parte del primo cittadino.

Leggiamo che esiste una nuova delega, alla “città solidale”, inclusa tra quelle sociali date a Monica Buonanno. Bene: speriamo che in qualche modo possiamo realizzarla, con il contributo di tutti.

Ida Palisi