Mariano il Pittore

Mariano si sveglia presto la mattina e per prima cosa guarda il meteo

Storie dei Vicoli 12Se non è prevista tempesta, prende pennelli, cavalletto e tele, il suo kit da lavoro, ed esce dalla sua piccola casa di via Imbriani. Mariano non ama definirsi un artista: si sente piuttosto come un operaio. “L’idraulico o l’elettricista lavorano per fare in modo che la nostra vita funzioni. – spiega Mariano mentre prende posto nel suo ufficio “en plein air” di largo Sant’Orsola a Chiaia –  Come vivremmo senza luce o senza acqua? Allo stesso modo io con le mie tele, i miei paesaggi del golfo, apro una finestra nelle case di chi non ne ha. Come farebbe un muratore con cazzuola, mattoni e cemento.  Si può vivere senza vedere quotidianamente qualcosa di bello?”.

Sessantacinque anni, padre di tre figli ormai grandi e lontani da casa, Mariano ha perso la moglie dieci anni fa per un brutto male “Quando è andata via Assuntina semplicemente è tutto finito. Letteralmente. Il forte legame che avevamo fra di noi e con i nostri figli si è semplicemente sciolto, non aveva più motivo di esistere. È stato in quel momento che ho capito che era lei la colla che ci teneva insieme e che io, appoggiandomi a lei, non avevo mai coltivato un rapporto diretto con i miei figli”.  Trovatosi ormai solo e ”senza più nulla da perdere”, ha fatto una scelta importante: quella di abbandonare il suo lavoro di barista in una storica caffetteria napoletana e vivere della sua grande passione, la pittura.

“Dipingo solo scorci e  paesaggi. Vedute sul Golfo, Palazzo Donn’Anna, Piazza del Gesù. Le cose vanno bene, non mi posso lamentare: in questo periodo a Napoli ci sono molti turisti che preferiscono acquistare qualcosa di unico piuttosto che la solita paccottiglia cinese. Per questo motivo mi dedico soprattutto a formati piccoli, dai 30x30 ai 45 x60. Perché possono essere infilati in valigia”.

Un tripudio di gialli, verdi e rossi inondano, con la piccola esposizione di Mariano, lo slargo dinanzi Palazzo Cellamare. Turisti e passanti si fermano a guardare, a prendere informazioni e a contrattare i prezzi, o semplicemente per scambiare due chiacchiere. I negozianti della zona gli portano i caffè “la maggior parte delle persone che hanno i negozi qui sono miei “collezionisti”  – prosegue  – Vorrei che mia moglie potesse vedere cosa sono diventato adesso. Lei mi diceva sempre che non avevo il coraggio di buttarmi nelle cose che amavo, ed è forse proprio questo il motivo per cui il mio rapporto con i miei figli è diventato ciò che è. Sono sicuro che se potesse vedermi adesso sarebbe orgogliosa di me. E fra i miei quadri sceglierebbe una veduta su Capodimonte e sul bosco in cui di domenica amvamo andare a passeggio insieme”.

Chiara Reale

“Le Storie dei Vicoli di Napoli” sono accompagnate dal contributo fotografico della fotografa Viviana Rasulo