Muore Mamadou Sy, presidente dell’associazione Senegalesi Caserta

Oggi il saluto alla Camera ardente allestista al Palazzetto dello Sport

MAMADOUUn ponte tra culture, un grande mediatore, un raro esempio di giustizia e umanità. Così la comunità che ruota attorno al centro sociale Ex Canapificio di Caserta ricorda Mamadou Sy, scomparso ieri, 4 novembre, dopo una feroce malattia che se l’è portato via all’età di 61 anni.

“Dei venti anni trascorsi in Italia, dieci li ha vissuti come irregolare, senza permesso di soggiorno e anche in quegli anni non si è mai risparmiato nel suo impegno di mediatore, diventando punto di riferimento per le istituzioni locali e nazionali”, spiega Virginia Crovella, attivista dell’Ex Canapificio e sua collega nel progetto di accoglienza Sprar che realizzavano insieme da 12 anni per il Comune di Caserta. In questi anni, Mamadou ha incontrato ministri e politici, tra cui Roberto Fico, Nicola Zingaretti, Livia Turco, a cui ha puntualmente riportato le istanze dei migranti e degli ultimi. 

Mamadou Sy: venti anni di impegno sociale

Mamadou, attivista, operatore sociale, presidente dell'associazione dei Senegalesi di Caserta, leader del Movimento Migranti e Rifugiati, ha lottato fino alla fine e se n'è andato salutando con gli occhi e stringendo le mani di compagni e familiari riuniti attorno a lui. Arrivato nel Nord Italia a cavallo tra il 1999 e il 2000, con un visto turistico, arrivò poi a Caserta dove iniziò a lavorare come ambulante ai semafori, lavoro che ha svolto fino al 2008. Durante questo arco di tempo, è sempre stato irregolare, senza documento, malgrado numerose richieste e manifestazioni. Dal suo arrivo a Caserta, non ha mai smesso di essere attivista e leader del Movimento Migranti e Rifugiati. Ha partecipato a tutti i tavoli nazionali, locali ed europei che si sono tenuti con istituzioni di ogni tipo e, in tanti, oggi lo ricordano con stima. 

Nel 2008 finalmente ottenne il permesso di soggiorno e poté iniziare una nuova vita, un lavoro come mediatore e poi operatore dell'accoglienza, ruolo che ha iniziato a ricoprire da gennaio 2017 col progetto Sprar di Caserta, occupandosi dell'inserimento socio sanitario dei richiedenti asilo e rifugiati. 

MAMADOU 1

Il vuoto che lascia nella sua comunità

Mamadou è stato ponte tra culture e costruttore di pace, fino alla fine.

“Tutta la comunità perde un compagno instancabile, presente, coraggioso che ci ha insegnato a vivere senza pregiudizi e con grande umanità – scrivono in una nota gli amici del Centro sociale ex Canapificio e del Movimento Migranti e Rifugiati. Abbiamo dormito insieme nelle notti di manifestazioni a Roma, nelle chiese e nei centri sociali, abbiamo camminato per chilometri di cortei, urlato insieme, cantato, festeggiato. Ci siamo disperati insieme, di fronte alle leggi più ingiuste”.

“Abbiamo visto le tue lacrime cosi amare, quando hanno sequestrato il centro sociale, perché per te - e per noi - si stava profanando un tempio di giustizia, la casa di tutti. Piangevi e pregavi, non hai mai avuto vergogna di mostrare le tue lacrime, sia quelle di gioia che di dolore. Era il pianto dell'uomo giusto che non crede ai propri occhi, non riesce a credere che si possa infierire così tanto su chi già si fa carico di così tante sofferenze. Era il pianto di chi sapeva che i sigilli su quelle porte avrebbero aperto nuove ferite, lasciato indifese migliaia di persone”, sottolineano, commossi, dalla comunità in cui lascia un grande vuoto.

L’ultimo saluto prima del ritorno in Senegal 

Tutta la comunità e gli amici di Caserta potranno salutare Mamadou, prima del ritorno del corpo in Senegal - per cui sta provvedendo l’associazione dei Senegalesi di cui Mamadou era presidente - oggi, martedì 5 novembre, dalle ore 17 alle ore 20. La Camera ardente sarà allestita presso il Palazzetto dello Sport in via Medaglie D'Oro a Caserta, adiacente allo Stadio Pinto, grazie alla collaborazione del presidente della provincia Magliocca che ha immediatamente messo a disposizione lo spazio.

La proposta per continuare l’impegno di Mamadou

I suoi compagni, gli attivisti e operatori della comunità che ruotava intorno al leader dei Senegalesi, in questi giorni sta progettando di realizzare nella Caserma Sacchi di Caserta la “Casa del Sociale”: la nuova casa del centro sociale, dell'antirazzismo, della solidarietà, del dialogo interculturale, dei diritti, che Mamadou avrebbe voluto.

“La casa del sociale di questa città avrà i tuoi occhi, il tuo sorriso, la tua forza. Sarà strumento per continuare il tuo dialogo di pace, fratellanza e giustizia”, scrivono in una dedica speciale dal centro sociale di Caserta.

M. N.