Storie dei Vicoli di Napoli#9 – Gianni e i suoi cani

gianniChe il cane sia il più fedele amico dell'uomo lo hanno detto in molti, sebbene per alcuni di noi sia più vero che per altri. Lo è sicuramente per Gianni che da circa quindici anni dedica le proprie giornate a passeggiare con loro. Un lavoro di personal trainer lasciato a causa di una forte depressione, un matrimonio fallito alle spalle, una figlia che vive lontano e che vede solo nelle feste comandate, Gianni, che adesso ha sessantacinque anni, è il dog sitter più famoso della città.

Lo si incontra spesso a via Toledo fra i batuffoli di pelo delle razze toy, gli slanciati setter e i temibili mastini, seguito dai cani di strada senza guinzaglio ma che ormai conosce e chiama per nome. Dispensa carezze a tutti e, fra le code agitate e le feste interminabili, ogni tanto si ferma a parlare con gli amici di sempre, l'edicolante con cui ha fatto le scuole elementari, un anziano barista del Gambrinus. “Faccio questo lavoro per necessità, ma probabilmente lo farei anche se non ne avessi bisogno –  racconta mentre attende che gli portino un altezzoso barboncino, all'ingresso di un elegante palazzo d'epoca – Gli animali, e i cani soprattutto, sono gli unici esseri al mondo in grado di dare veramente amore. Quando noi diventiamo genitori amiamo i nostri figli perché è la natura a imporcelo. Quando ci innamoriamo di un uomo o di una donna lo facciamo sempre sperando di essere ricambiati e spesso confondiamo la passione con l'amore. Nell'amore per i genitori o per gli amici c'è sempre qualcosa, anche inconsapevolmente, che ci attendiamo in cambio. I cani sono gli unici ad esser capaci di amare senza voler nulla”. Il suo viso sorridente e abbronzato, come quello dei marinai, dei boscaioli e di quelli che lavorano all'aria aperta, è costellato di piccole rughe, tracce di una vita ricca di emozioni belle e brutte. Gianni è anche un uomo molto curato. Ha conservato del suo vecchio lavoro la passione per il fitness e fa ginnastica ogni mattina, almeno per un'ora: pesi, flessioni, addominali; e non perde l'occasione di una bella giornata di sole per abbronzarsi un po', dirigendosi magari, nel corso delle sue passeggiate con i fedeli compagni, sul lungomare. “Mi rendo conto di essere, tutto sommato, un uomo fortunato – prosegue – Vent'anni fa, quando ho perso il lavoro e ho divorziato, mi sono trovato di fronte ad un bivio: avrei potuto fare una brutta fine. Ma io sono una persona positiva e vedo il bicchiere sempre mezzo pieno, sono sicuro che è stato questo a salvarmi. Nel mio palazzo viveva una signora anziana. La figlia le aveva regalato un bastardino preso da un canile: Alfred. In genere lo faceva uscire lei, tre volte al giorno, ma quando per lavoro è dovuta andar via da Napoli, ha iniziato a chiedere in giro se qualcuno conosceva un dogsitter. Quando lo ha chiesto a me le ho risposto che lo avrei fatto io, non come lavoro ma per farle un piacere. Lei però ha insistito ed è così che ho iniziato a fare questo lavoro sul serio. Alfred è stato con me per tredici anni. Le persone del quartiere, vedendo che lo trattavo bene e che lui mi era affezionato, hanno iniziato ad affidarmi i loro animali. Insomma, è iniziato il passaparola e nel giro di sei mesi portavo a spasso, in giorni e turni alterni, ben venti cani. Quando Alfred si è ammalato e la padrona ha deciso di farlo addormentare per sempre perché soffriva troppo, io sono voluto stare con lui fino alla fine. Questa è la cosa più brutta e ingiusta: i cani vivono poco rispetto a noi. Credo di saperne il motivo. Tutti gli esseri viventi sono sulla terra per imparare ad amare: la vita è una specie di palestra. molti di noi uomini non ci riescono nemmeno in cento anni. I cani non hanno bisogno di un tempo così lungo”.

Chi non ha avuto un cane non sa cosa significhi essere amato, disse Arthur Schopenhauer. Gianni, che porta a spasso fino a dieci cani per volta, ed è sempre coperto di pelo e saliva e odora di croccantini, si sente l'uomo più amato del mondo.

Chiara Reale