“Una raffica di proiettili non ci fermerà”. Parla Anna Riccardi, Presidentessa della Fondazione Famiglia di Maria

copertina famiglia di mariaScrisse il filosofo Immanuel Kant che la solidarietà “non è solo un segno bello e nobile, ma una necessità pressante, un 'essere o non essere', una questione di vita o di morte”. Ed è sicuramente una questione di vita o di morte, importante come l’aria, per i ragazzi e le ragazze del Centro Famiglia di Maria che sorge nel cuore del quartiere di San Giovanni a Teduccio.

Perché sono ancora le mele marce a far parlare di loro: la Napoli Est che ispira Gomorra, quella che fa notizia sui giornali, quella che reclude la città al cliché di “Pizza, Camorra e Mandolino”. Nella sera dello scorso 12 settembre una raffica di proiettili ha colpito il portone d’ingresso della sede della Fondazione. Un gesto intimidatorio nei confronti degli operatori che lavorano nello spazio, sempre più punto di riferimento per ragazzi, bambini e famiglie. Un luogo scomodo per la malavita perché toglie loro risorse: con i progetti culturali, le attività laboratoriali, i doposcuola il centro offre alle persone del quartiere una alternativa e un’occasione di crescita personale e collettiva. Una collettività quella di San Giovanni a Teduccio che grazie a iniziative come quelle proposte dalla Fondazione prende sempre più coscienza di sé e della propria forza. Dea ex machina di questo circolo virtuoso è Anna Riccardi, insegnante con esperienza decennale nell’ambito del sociale e nel settore dell’infanzia, da cinque anni Presidentessa della Fondazione.

“Nella storia della Fondazione, costituita nell’Ottocento come orfanotrofio e poi convertita successivamente a centro polifunzionale aperto a bambini,ragazzi e famiglie, non si sono mai verificati episodi del genere. Abbiamo sempre lavorato in tranquillità” racconta Anna, che dopo la disperazione iniziale ha ritrovato la voglia di continuare la sua battaglia, forte anche dei numerosi gesti di solidarietà provenuti da ogni angolo della città. “Quanto successo è gravissimo. E sarebbe ancora più grave se cadesse nel dimenticatoio, se passasse come un accadimento normale, fisiologico in un quartiere considerato dall’opinione pubblica “a rischio”. Per lo Stato sarebbe un alibi a cui ricorrere per lavarsene le mani. Questo non lo permetterò”.

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Alle parole seguono subito i fatti: la cittadinanza e le istituzioni sono stati chiamati a raccolta per una grande manifestazione che si terrà mercoledì 18 settembre alle ore 17 negli spazi antistanti la sede della fondazione, in via  via S. Aprea 52.

“Quanto successo, in tutta la sua negatività, ci ha resi ancora più forti e consapevoli che la strada intrapresa è quella giusta. Le famiglie si sono strette intorno alla Fondazione in un cordone d’affetto e incoraggiano tutti noi ad andare avanti.  Non nego di avere paura, ma ho intenzione di andare avanti, sperando di non essere lasciata sola come spesso accade dopo l’effetto mediatico di una notizia che ha fatto scalpore. Ringrazio le istituzioni per la solidarietà espressami, ma chiedo anche concretezza: vorremmo estendere le attività negli orari serali, potenziarle e ampliarle, ma per questo abbiamo bisogno di sostegno economico”. La positività innata di Anna Riccardi ha preso subito il posto del risentimento e della disperazione. “Confido nel fatto che chi ha compiuto questo gesto se ne sia già pentito. È una ferita inferta al quartiere in cui è nato e cresciuto, uno schiaffo ai suoi vicini di casa. Sogno una Napoli unita qui a San Giovanni a Teduccio, perché Napoli è una sola ed un episodio come quello accaduto giovedì scorso la macchia tutta. Dal Vomero a Chiaia, al Centro Storico: mercoledì tutti alla Fondazione Famiglia di Maria!”.