Ha l'aria soddisfatta mentre fa il conto su un fogliettino di carta, alla vecchia maniera, dell'incasso della mattinata. Raccoglie quindi le banconote in un grosso rotolo racchiuso dallo stesso foglietto e lo infila nel borsello. “Vado un attimo in banca” dice ai collaboratori affaccendati dietro il bancone e fra i tavolini all'esterno, mentre Valentino, uno dei baristi “anziani” lo sostituisce alla cassa. Massimiliano ha un piccolo ma frequentato bar a via Chiaia. La sua posizione centralissima, la gentilezza dei collaboratori che, fra una battuta e l'altra si muovono svelti fra il piccolo spazio interno ed il gazebo esterno, lo rendono sempre affollatissimo ad ogni ora.
I clienti di sempre, che si danno del tu con tutti e che spendono almeno qualche minuto della propria giornata in questo luogo si mischiano ai turisti ormai numerosissimi in città in ogni periodo dell’anno. Le difficoltà ovviamente non mancano: hanno aperto tanti bar nella zona che offrono, come fa anche Massimiliano con la propria attività, anche un pranzo veloce, preparato fresco e basato su ingredienti di stagione, che i lavoratori della zona possono consumare ad un prezzo ragionevole. “Bisogna reinventarsi, capire come si orienta il pubblico e modificare l'offerta in base alla richiesta” dice Massimiliano dalla sua posizione dietro la cassa. Nella vita ha diretto varie attività: dagli esordi in una rinomata palestra del quartiere Vomero al primo bar, fino a quando non ha deciso di scendere “giù Napoli”. A renderlo differente da altri esercenti è la sua spiccata tendenza alla meditazione. Massimiliano è una persona che si interroga quotidianamente, fra le confezioni di M&M’s, pocket coffee e barrette Kellogg's, sul senso profondo della vita. E ne discute, più o meno animatamente, con i suoi clienti di sempre. Dalla politica al rapporto fra uomo e donna, dall’immigrazione a cosa voglia dire essere genitore: Massimiliano ha sempre un'opinione a cui giunge dopo una profonda analisi condotta su se stesso e sul mondo che lo circonda. “Ora ti spiego una cosa...”, esordisce quando vuole introdurti una delle sue più recenti elucubrazioni, interrompendosi continuamente per prendere ordinazioni, dare il resto e battere scontrini. Alla fine del discorso si ha sempre la sensazione che l'intenzione originaria fosse del tutto diversa dal messaggio recepito. Massimiliano ha tre grandi passioni: il figlio, il biliardo e il Vomero. E ovviamente ha creato intorno a questi suoi tre amori, le proprie filosofie. Soprattutto il quartiere in cui abita e nel quale è cresciuto è spesso oggetto delle sue riflessioni e dichiarazioni d’amore. Dal racconto dell’idillio della passeggiata in famiglia su via Scarlatti della domenica mattina all’enumerazione delle tante comodità a disposizione degli abitanti del quartiere: i supermercati più grandi, le palestre più innovative e i negozi più esclusivi. Al bar viene preso benevolmente in giro dai clienti e dai dipendenti “Ma il Vomero non è Napoli”, gli dico io scherzando, ma anche dicendo un po’ sul serio. Lui mi guarda con aria di sfida, poi dice qualcosa circa il mio essere una “radical chic”. Ed inizia a questo punto il match di sempre: si, perché con Massimiliano è sempre un po’ una gara a chi dice l’ultima parola. Lui che argomenta il mio voler a tutti i costi essere la voce fuori dal coro, l’intellettualona di sinistra, io che scherzo sulle sue passioni semplici da “italiano medio”: il biliardo con gli amici e il maxischermo sul divano alla sera. Alle nostre voci si uniscono quelle degli altri clienti che entrano, ordinano, dicono la loro e vanno via, come strumenti musicali in una Sinfonia. Ognuno con la propria esperienza di vita, aneddoti divertenti e ricordi tristi, risate e imprecazioni.
“Ah a proposito, ma te l’ho chiesto un caffè?” esordisco all’improvviso, tagliando di netto la conversazione “No. Non ancora” mi risponde Massimiliano. “Ah, come siete lenti in questo bar!” sorrido e faccio l’occhiolino a Gino, il corpulento barista “di sempre”, che è dietro al bancone e che si prepara a dire qualcosa di divertente e cattivissimo, come suo solito. Arriva la tazzina, bollente, profumatissima, con il suo prezioso contenuto. In quel momento nessuno parla. Il caffè mette tutti d’accordo.
Chiara Reale