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Mercoledì 24 Aprile 2024




Affido e adozioni da parte dei single

single adozioneUna sentenza del 26 giugno 2019 ha stabilito che una persona single possa adottare il minore di cui è affidataria. Abbiamo perciò ascoltato i pareri sull’adozione da parte dei single di: Valentina De Giovanni, avvocato, presidente dell’AMI, Associazione Matrimonialisti Italiani, di Napoli e Marco Giordano, presidente della Federazione Progetto Famiglia e docente universitario di Principi e Metodi del servizio sociale.

valentina de giovanni 1

Valentina De Giovanni, avvocata, presidente dell’AMI, Associazione Matrimonialisti Italiani di Napoli mette l’accento sulla necessità di preservare il legame costruito durante l’affido tra affidatario e minore anche quando si tratta di un single.

“Quando i bambini devono essere allontanati dal contesto familiare disagiato o problematico- spiega l’avvocato - la legge 184 del 1983 prevede la possibilità di supportare il contesto familiare con una figura affidataria per il tempo necessario a risolvere il disagio, solo se non si può in nessun modo risolvere la problematica si procede all’adozione. La sentenza del 26 giugno 2019 stabilisce l’adozione da parte di una signora di 62 anni che si è presa cura per molti anni di un bambino tetraplegico. I genitori impugnarono l’adozione dicendo che la donna era single e troppo grande di età, ma i giudici della cassazione hanno ritenuto prevalente la relazione che si era creata tra il bambino e la donna. Per una volta tanto giustizia e legislazione coincidono perfettamente perché la ratio sulla legge delle adozioni e l’affido si basa tutta sull’interesse del minore da tutelare in modo prevalente e le corti di merito e di cassazione hanno avuto la capacità di privilegiare proprio questo elemento emerso nel caso di specie. Di fatto questa sentenza ribadisce ciò che già c’era nell’istituto legislativo ovvero la possibilità di procedere all’adozione in casi particolari disciplinata dall’articolo 44 lettera B della legge 184 orientata a rendere possibile l’adozione tutte le volte in cui appare utile salvaguardare la continuità affettiva ed educativa che si è creata tra adottante e adottato. L’art. 44 1 apre il titolo IV della legge sull’adozione e precisa che i minori possono essere adottati anche quando non ricorrano i presupposti di cui all’art. 7, ovvero lo stato di abbandono dichiarato ai sensi di tale norma, nei casi specifici che di seguito elenca: lettera a: da persone legate da vincolo di parentela entro il sesto grado o da preesistente stabile rapporto, se orfano di padre e di madre; lettera b: dal coniuge nel caso in cui il minore sia figlio dell’altro coniuge, anche adottivo; lettera c; quando il minore sia portatore di handicap ai sensi della legge 104/1992, se orfano di padre e di madre; lettera d: quando via sia la constata impossibilità di un affidamento preadottivo. Nei casi di cui ai numeri a, c e d l'adozione è consentita oltre che ai coniugi anche a chi non sia coniugato quindi anche single.

Già c’erano state altre sentenze usate a favore dell’adozione di single sempre accertando l’interesse del minore ovvero che si fosse creata una relazione positiva tra affidato e affidatario. Ad esempio molti bambini in vacanza in Italia per disintossicarsi da Chernobyl sono stati adottati da famiglie e talvolta da single. Un’altra sentenza importante della cassazione è quella che a maggio ha permesso ad una coppia di fatto di adottare un bambino concepito all’estero con maternità surrogata. Alla coppia gay, come vuole la legge italiana, era stato negata la maternità surrogata, tuttavia gli è stato consentito di adottare il bambino perché il caso rientrava nei casi particolari di adozione. Sempre per tutelare il minore è anche previsto il suo consenso all’adozione se ha compiuto 14 anni, e se ha meno di 12 anni le convenzioni internazionali prevedono l’ascolto del suo parere e spesso l’istruttoria è affidata a giudici onorari che sono psicologi.

Di fatto a Napoli l’adozione da parte di single ha sempre fatto parte della nostra cultura in cui genitori con tanti figli affidavano un figlio a zii e cugini, ma talvolta anche a vicini o amici che non ne avevano avuti. Ad esempio Pino Daniele è stato cresciuto dalle zie che gli hanno permesso di imparare la musica. Chissà se sarebbe diventato un grande musicista se fosse rimasto con la sua famiglia”.

Marco Giordano

Marco Giordano, presidente della Federazione Progetto Famiglia e docente universitario di Principi e Metodi del servizio sociale punta l’attenzione sulla preferibilità di una famiglia costituita da due genitori.

“Spesso le persone che non riescono ad adottare pensano di agitare l’ostacolo con l’affido- spiega Giordano-. Ma se accolgo un bambino il presupposto è che abbia una famiglia, e durante il periodo ho il compito di favorire i rapporti con i genitori. L’affido risponde all’idea di aiuto transitorio: ci sono una mamma e papà in difficoltà e bisogna trovare nuovi zii. Infatti, se vediamo i numeri, la metà dei bambini sono affidati in via preferibile ai parenti. Solo nelle situazioni in cui la rete parentale non è capace ci si può rivolgere alla rete del volontariato solidale e in questo senso l’affidatario può essere anche una single vicina di casa che svolge il ruolo di zia.

Solo se durante l’affido quel bambino diventa adottabile e nel frattempo sono nate relazioni significative con gli affidatari, se ci sono i requisiti si può arrivare ad adottare il bambino. Ma se l’affidatario è single è privo dei requisiti per adottare in quanto single. Quando un bambino è dichiarato adottabile ci sono almeno 6, 10 famiglie che lo adotterebbero, mentre il numero cala a zero quando il bambino ha una disabilità, ecco che in questo caso nonostante l’ordinamento affermi che è meglio avere due genitori invece che uno, è comunque meglio un genitore single che il bambino resti da solo o in una casa famiglia a vita”.

Prevenire meglio che far adottare

“L’ordinamento è bambino centrico – conclude Giordano -: rispetto alla scelta giusta per il minore: l’affido, l’inserimento in comunità, l’adozione sono, in quel momento specifico, per quel bambino specifico, la risposta più opportuna per il bambino. Tuttavia il problema generale è: come si fa prevenire le cause che determinano l’allontanamento del minore? Bisogna lavorare sistematicamente sull’accompagnamento e il sostegno alla genitorialità con psicologi e assistenti sociali: se lo facessimo. Quando la famiglia è compromessa non si può più fare molto, ma se lavorassimo per prevenire il malessere e a promuovere il benessere tutta la società ne trarrebbe giovamento”.

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