Migranti: invariato il numero, oggi ci sono meno tutele

La presentazione del Dossier Immigrazione IDOS in Campania 

IMG 20181025 110721Sono 258.524 i residenti stranieri presenti in Campania a fine 2017,circa il 5 degli stranieri residenti in Italia e incidono sulla popolazione regionale per il 4,4%, la metà circa di quanto accade a livello nazionale (8,5%).

A Napoli vive il 4,2 per cento degli stranieri presenti nella regione, mentre il numero sale a Caserta e Salerno (5,1% e 5,0%); quote più basse a Benevento (3,6%) e ad Avellino (3,5%). Sono questi alcuni dei dati emersi dal Dossier Statistico Immigrazione 2018, realizzato dal Centro Studi e Ricerche IDOS insieme al Centro Studi Confronti e presentati in contemporanea in tutta Italia (il 25 ottobre). Emerge dal dossier che in Italia il numero di immigrati è pressoché invariato dal 2013 e nel 2017 il numero degli italiani residenti all’estero (oltre 5.114.000 secondo l’Aire) è analogo a quello degli stranieri residenti in Italia (5.144.000). Nell’ambito della presentazione napoletana si sottolinea come le politiche nazionale ed europea sulle migrazioni violano il diritto umano universale: a vivere e spostarsi liberamente.

“Un recente sondaggio dell’istituto Cattaneo risulta che gli italiani hanno la percezione maggiormente distorta del tema dell’immigrazione rispetto agli altri cittadini europei. Per questo più che mai c’è bisogno di incontrarsi e condividere dei numeri che riportano alla realtà, ma anche andare oltre i dati per evitare strumentalizzazioni e per smontare discorsi razzisti”, ha detto la referente IDOS per la Campania Rosa Gatti mentre Elena De Filippo presidente della coop sociale Dedalus e docente di Migrazioni alla Federico II ha sottolineato la difficile inclusione scolastica dei minori non accompagnati e dei figli dei migranti. “La dispersione scolastica è frequente – ha detto -  Napoli è una città poco accogliente poiché minori sono le opportunità per le famiglie e i ragazzi. Infatti sono presenti solo il 13% di stranieri minorenni a fronte del 20% della media italiana”. Il professore Salvatore Strozza ha sottolineato come tutta l’attenzione mediatica ed istituzionale sia posta sugli sbarchi e gli arrivi via mare, mentre i migranti giunti via mare sono solo 1/3 del totale e Adele del Guercio rappresentante del Tavolo Immigrazione del Comune di Napoli ha spiegato che “la politica italiana tende alla negazione del diritto alla protezione considerando l’equazione migrazione-sicurezza. Colleghiamo la presenza dei migranti a questioni di insicurezza di fatto generata dagli stessi governi perché le persone non possono accedere legalmente al nostro paese poiché sono stati tagliati i corridoi umanitari. Stiamo rendendo ineffettivo il diritto a spostarsi degli esseri umani”. Francesco PrioreAvvocato Asgi, difensore dei migranti, ha chiarito le contraddizioni e i paradossi del “Decreto Sicurezza” che a dicembre si trasformerà in legge: “Precedentemente avevamo tre forme di protezione internazionali: lo status di rifugiato, la protezione sussidiaria per violenza indiscriminata e la tutela per gravi motivi di carattere umanitario.  Salvini ha di fatto cancellato queste possibilità. Il permesso rilasciato dura solo 1 anno e non è convertibile in permesso per lavoro. Quindi chiunque privo di permesso di soggiorno, anche con le migliori intenzioni del mondo, non potendo trovare un lavoro legale è costretto a lavorare a nero e può cadere nelle maglie della criminalità. Questo rende quindi la società più fragile e insicura”. Fatou Diako, presidente dell’Associazione Hamef Onlus la lanciato un monito: “Il decreto sicurezza è una vergogna per la nostra umanità. Invito tutti a partecipare tutti alla Manifestazione per dire NO al razzismo il prossimo 10 novembre”. 


I Dati del Dossier Statistico Immigrazione 2018

Secondo le Nazioni Unite, dei 7 miliardi e 600 milioni di persone che, a fine 2017, costituiscono la popolazione mondiale, oltre 1 su 30 è un migrante (cioè una persona che si trova fuori del paese in cui è nato o è residente): si tratta di 258 milioni di individui, il 3,4% di tutti gli esseri umani del pianeta. L’ineguale distribuzione dei beni e delle ricchezze a livello planetario rimane una delle principali concause delle migrazioni internazionali a livello globale: i 2/5 della ricchezza mondiale è appannaggio di 1/6 (17%; 1,3 miliardi) della popolazione della terra che abita il Nord del mondo; i rimanenti 6,3 miliardi che popolano il Sud del mondo si dividono il restante 57% delle risorse. La ricchezza media annua per abitante manifesta ancor più chiaramente la sperequazione fra Nord e Sud.

I residenti stranieri sono 38,6 milioni in UE a 28 Stati al 1 gennaio 2017-> di cui 21,6 milioni non comunitari. L’Italia non è il paese europeo col maggior numero di immigrati: in valore assoluto è il terzo dopo Germania e Regno Unito. La cosa da sottolineare è che numeri sono rimasti sostanzialmente invariati negli ultimi 4 anni: il numero dei residenti stranieri è quasi invariato dal 2013 e quello dei soggiornanti (circa 3milioni) dal 2015. La percentuale dei migranti sulla popolazione complessiva era 8,3% nel 2016.

In Italia c’è stato un incremento di +97mila residenti stranieri -> +1,9%. Al di là di quanti migranti sono arrivati nel nostro paese c’è da dire che l’incremento percentuale è dovuto soprattutto alla diminuzione degli italiani: gli italiani sono sempre più anziani (gli ultra65nni sono 1 su 4; contro 1 su 25); con una natalità sempre più bassa (1,27 figli per donna fertile contro 1,97 per le immigrate); e sono tornati ad emigrati verso l’estero. La cosa da sottolineare è che numeri sono rimasti sostanzialmente invariati negli ultimi 4 anni: il numero dei residenti stranieri è quasi invariato dal 2013 e quello dei soggiornanti (circa 3milioni) dal 2015. La percentuale dei migranti sulla popolazione complessiva era 8,3% nel 2016.

Nel 2017 il numero degli italiani residenti all’estero (oltre 5.114.000 secondo l’Aire) è analogo a quello degli stranieri residenti in Italia (5.144.000).

I migranti forzati sono aumentati nel 2017 rispetto al 2016 (+2,4 milioni in un anno) e sono raddoppiati in 20 anni. Ma in realtà la quota che è cresciuta maggiormente è quella dei richiedenti asilo che dimostra come sia difficile attraversare i confini nazionali. Ciò che si nota è che il “boom” di sbarchi si arresta nel 2017 e che la chiusura della rotta del Mediterraneo nel 2018 ha determinato il “crollo” degli arrivi di circa il 90% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La chiusura della rotta mediterranea e gli accordi con la Libia hanno determinato un aumento vertiginoso dei morti in mare 1.728 in tutto il Mediterraneo-> 1.260 (3su4) solo nella rotta Libia-Italia (dati OIM tra gennaio e settembre 2018).

I titolari di un permesso per motivi politici fra richiesta d’asilo e protezione umanitaria sono 239.000 a fine 2017 -> di questi 187.000 erano accolti in strutture di accoglienza, appena il 13,2% nei centri Sprar (nonostante siano indicati come “buona prassi” nazionale).

Gli stranieri residenti in Italia provengono da quasi 200 paesi del mondo. Per metà sono europei (2,6 milioni) ed il 30,4% (1,6 milioni) sono comunitari: 1/5 viene dall’Africa (circa 1 milione) ed una quota poco inferiore dall’Asia; il 7,2% (circa 370.000) provengono dal continente americano, il 6,9% sono latino-americani. Le prime 5 collettività arrivano a coprire il 50% del totale; le prime 10 il 63,7%, circa i 2/3.

Queste alcune delle tendenze prevalenti (i dati in sintesi nella TABELLA ALLEGATA) 


Dossier migranti: il punto su lavoro, nascite, disparità di genere

Preoccupanti sono la diminuzione graduale e costante dal 2013 del numero di nati da entrambi i genitori stranieri e la riduzione del tasso di fecondità delle donne straniere di 1,97 (in confronto a quello delle italiane che è di 1,27) è comunque al di sotto della soglia di sostituzione ovvero 2,1. Questo significa che il sostegno alla natalità del Paese da parte dei migranti sarà sempre meno consiste con ripercussioni sul sistema di ricambio generazionale a livello produttivo e previdenziale. Sono 1.500.000 nuovi italiani a cui si sarebbero potuti aggiungere altri 1.300.000, se nel 2017 il Parlamento non avesse approvato la riforma sulla legge sulla cittadinanza: 1.300.00 è infatti il numero che si ottiene se si calcola in media 75.000 nuovi nati stranieri all’anno, dal 2010 al 2017.

I dati sui soggiornanti non comunitari che si presentano pressoché stabili dal 2015 confermano un quadro di stabilità e radicamento. Anche chi possiede un permesso di soggiorno a termine per motivi di lavoro e di famiglia manifesta generalmente un’intenzione di permanenza stabile.

La disparità di genere è elevata anche tra i migranti, per cui le donne devono subire una doppia discriminazione. Sono neet, ovvero non studiano e non lavorano il 44,3% delle donne fra i 15-29 anni (a fronte del 23,7% delle donne italiane); fra le donne pakistane, egiziane e bangladesi il tasso d’inattività sale all’80%. Le donne immigrate guadagnano il 25,4% in meno rispetto ai loro mariti o loro connazionali maschi circa 700 euro mensili in media.

Per quanto concerne il lavoro non c’è nessuna competizione con gli italiani e c’è una bassa mobilità sociale: il 67,4% dei migranti si concentra nel settore dei servizi mentre nell’industria il 25%. Quasi il 50% dei commercianti sono stranieri; il 71% dei collaboratori domestici e familiari sono stranieri; il 43% delle lavoratrici straniere è impiegata nei servizi domestici e familiari; 1/6 dei manovali agricoli ed edili sono stranieri; 1/3 dei facchini; il 18,5% dei camerieri e degli addetti alle pulizie negli alberghi e nei ristoranti. Il 34 % dei lavoratori stranieri svolgono mansioni non qualificate a fronte dell’8% degli italiani. I lavoratori stranieri a parità di mansione guadagnano in meno e risultano sovra istruiti e sotto pagati. In media un lavoratore straniero guadagna 1.000 euro al mese, a fronte dei 1300 di un italiano.