“Anime bianche”: il videoclip di Nando Misuraca sui morti sul lavoro

Il cantautore: “Mio padre, inconsapevole eroe”

nando misuraca anime biancheNando Misuraca, dopo Mehari Verde intraprende una nuova battaglia civile attraverso la musica, con un videoclip che racconta le morti sul lavoro realizzato con la Cgil. In “Anime bianche” il cantautore, giornalista e produttore discografico, racconta una storia che gli scorre nelle vene: quella di suo padre deceduto sul lavoro il 5 maggio del 1999. 

Bruno Misuraca, capocantiere geometra aveva 53 anni, moglie e due figli, quando morì nel crollo di un cortile nello storico quartiere Materdei a Napoli. La sua è una morte innocente che ancora chiede giustizia. A raccontare nel videoclip “Anime bianche” questa triste storia suo figlio Nando Misuraca, cantautore, giornalista e direttore da 6 anni di Suono Libero Music, casa editrice ed etichetta indipendente. Il video finanziato dalla Cgil è stato presentato in anteprima nel V Congresso regionale Fillea Cgil, tenutosi a Napoli martedì 16 ottobre. 

Cosa accadde il 5 maggio 1999?

Mio padre era andato a definire le ultime cose in un cortile di un condominio di Materdei dove erano appena terminati i lavori e sprofondò in una cavità di circa 30 metri apertasi sotto i suoi piedi. Nello stabile non erano state fatti dovuti controlli e le dovute bonifiche del sottosuolo dove c’era una cavità romana e che fu reso ancor più friabile dalle ingenti piogge di quei giorni. Dopo l'intervento dei mezzi pesanti, solo grazie ai cani fu individuato il corpo.

Dal 1999 sono passati quasi 20 anni, come mai ha scelto solo ora di raccontare la storia di suo padre?

I lutti si attraversano e si elaborano, ma io ho aspettato tanto tempo perché non volevo il marchio dell’orfano e non volevo suscitare pietà o peggio affermarmi come figlio di una vittima del lavoro. Questo non sarebbe piaciuto a mio padre che era un uomo di grandissima dignità che aveva un enorme rispetto e amore per il proprio lavoro. Era un uomo buono, leale ed amato da tutti. Lo chiamavano "il sindacalista" perché, da geometra capocantiere, si batteva per i diritti dei suoi operai, dai semplici caschi alle cinture di sicurezza. La vita, è tristemente bizzarra e ce l'ha tolto così, per una cosa per cui si era sempre battuto. Se non fosse sprofondato mio padre, spingendo poi ad evacuare la struttura, ci sarebbe stata una carneficina. Io all’epoca avevo 18 anni, ed ho iniziato a fare il giornalista proprio perché conobbi Arnaldo Capezzuto che era là quando è morto papà e oggi è un amico fraterno. Iniziai a collaborare con “La Verità” che è stata la mia palestra per diventare giornalista. Di fatto era la verità e la giustizia che cercavo anche per mio padre.

Una giustizia che non è mai arrivata veramente…

La verità c’è, ma i responsabili non hanno pagato, complice il nostro avvocato, incompetente. Tre sono stati i condannati: la ditta Leime nella persona del titolare Vincenzo Migliore, l'Architetto Luigi Russo (direttore dei lavori) ed il ragioniere Paolo Sansone (amministratore del condominio di Vico Santa Maria della Purità numero 44). Per loro c’è stata la condanna di un anno e mezzo di reclusione ed una provvisionale di 100 mila euro mai corrisposta per colpa di un incredibile reticolo di "scatole cinesi" abilmente tessuto dalla ditta e alla nullatenenza varia degli altri due condannati che hanno intestato le proprietà a “teste di legno”, condito con la disarmante lentezza della burocrazia italiana. Abbiamo speso oltre 50 mila euro e ci siamo indebitati pur di dare giustizia a mio padre e, ad oggi, abbiamo ricevuto un nulla di fatto, nonostante l’inenarrabile danno biologico. Lo Stato è assente per le famiglie dei caduti sul lavoro che sono morti di serie B rispetto ad altre tragedie più tutelate. Penso alle vittime di mafia o ai militari, a cui va la mia vicinanza ma che, possono godere di maggiore solidarietà dalle Istituzioni, mentre le morti bianche restano sole. Oggi l’unico strumento di sostegno statale è per far studiare i figli dei caduti sul lavoro, una misura ottenuta proprio grazie alla Cgil, ma c’è una discrepanza incredibile con i milioni di risarcimento che giustamente ottengono ad esempio le famiglie delle vittime delle mafie o i morti della polizia.

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Il videoclip è il suo modo di lottare?

Si, mi sono deciso a raccontare in musica la storia di mio padre proprio per fare giustizia a lui e agli altri. Quando ho presentato il progetto al Segretario Generale della CGIL Fillea Giovanni Sannino, come ha detto lui stesso nel convegno “in un nanosecondo” ha scelto di abbracciare il progetto e finanziare il videoclip realizzato con la casa discografica che dirigo Suono Libero Music. Alla Cgil mi sono sentito come a casa. E’ importante per me sentire la loro vicinanza su di un tema tanto importante e mi fa ben sperare per il futuro. Voglio far conoscere la storia di mio padre e con lui aprire uno spiraglio di sensibilizzazione su tutte le morti bianche rimaste per troppo tempo nell'ombra. Ogni anno in Italia sono circa 150 le vittime sui cantieri, e con loro a morire sono le vite dei superstiti delle famiglie d'appartenenza, esattamente come è successo a noi. Uno tsunami che ti cambia la vita per sempre. Voglio portare all’attenzione del Parlamento, con la Cgil e l’associane libera, il tema della memoria e del risarcimento delle morti bianche. E’ assurdo che i lavoratori, figli dello Stato che si sono sacrificati per la collettività siano vittime di serie B e vengano dimenticati, ecco che nel brano li chiamo “numeri senza medaglie”.

Anche “Anime bianche” entrerà nel tuo disco in uscita a dicembre “Inconsapevoli eroi”. Chi sono i protagonisti di questo lp?

Nel disco ci sono 11 brani che riguardano a 360 gradi la società civile. Tranne “Mehari verde” e “Anime bianche” si tratta di brani inediti. Affronto diversi temi: della libertà di stampa, delle morti bianche, dei migranti, dell’handicap. C’è anche la canzone d’amore di una moglie che ha perso il marito ucciso dalla camorra ed ha adottato affettivamente il più giovane dei sicari. Racconto storie vere. E’ un disco che parla di un amore infinito, cristiano, non quotidiano. Gli inconsapevoli eroi sono eccellenze civili, come Siani o come mio padre che è stato un angelo ed ha salvato inconsapevolmente tante vite, sia degli operai di cui si prendeva cura, sia delle persone che abitavano in quel palazzo. Sono persone che con le loro vite hanno lanciato un messaggio forte alla società. L’undicesimo brano è una bonus track scritta con uno dei più importanti scrittori italiani che parla dell’amore di un padre per il figlio morto di malattia.

Crede che anche “Anime bianche” come “Mehari verde” possa arrivare al cuore dei più giovani?

Certo, quando ho iniziato a portare “Mehari verde” nelle scuole non pensavo che potesse spingere così tanto i ragazzi alla riflessione invece i giovani sono innamorati di persone come Giancarlo. Si iniziava l’incontro con commenti del tipo “Chi gliel’ha fatto fare a Giancarlo” e alla fine i ragazzi si rendevano conto che la vita di Siani ha un valore universale e sarà ricordata per sempre e che non è lui il perdente, ma chi l’ha ucciso perché la vita stessa se non lotti per un ideale non ha senso. Un’altra esperienza molto forte con i ragazzi l’ho condivisa insieme a Piero Pelù e Alessandra Clemente per il progetto “Santi di Periferia”. Per una settimana abbiamo lavorato a stretto contatto con i ragazzi del Centro di Giustizia Minorile di Napoli realizzando con loro una canzone che uscirà a breve. Io ho usato un metodo di scrittura creativa che spinge i ragazzi a mettere su carta le emozioni profonde staccandosi dai cellulari e dal linguaggio dei social che è piatto e omologante. Mi piace pensare che è come se avessi assunto attraverso la musica un superpotere che utilizzo per sensibilizzare su certe tematiche.

Alessandra del Giudice