Manifestazione degli OSS

Al 31 dicembre, 620 operatori socio-sanitari saranno senza posto di lavoro a causa dei tagli della Asl Na1

manifestazione OSSIl 31 dicembre resteranno senza lavoro circa 620 operatori socio-sanitari impiegati nei servizi psicosociali e delle dipendenze della Asl Napoli 1 e gli utenti e i familiari senza servizio. Tra questi, circa 400 operatori hanno partecipato alla manifestazione indetta lunedì 8 ottobre da Cgil, Cisl, Uil e sindacati di base presso la direzione generale della Asl Napoli 1.

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La manifestazione è stata indetta perché sono partite le procedure di licenziamento collettivo da parte di Gesco e altre organizzazioni sociali riunite in Ati per la gestione dei servizi di assistenza della Asl Napoli 1 che ha indetto una gara di appalto per Napoli per una parte molto ridotta delle attività di assistenza, mettendo a bando solo alcune delle competenze per questi settori, una quota così parziale che non coinvolge neanche un terzo degli operatori impiegati. Pertanto il 31 dicembre resteranno senza lavoro circa 620 operatori e gli utenti e i familiari senza servizio.

L’Asl Napoli 1 ritiene di poter portare a compimento un progetto di trasferimento dall’attuale raggruppamento che è in proroga con l’Asl ad un altro che si è aggiudicato un altro servizio questa ipotesi è già bocciata dal Tar che ha sentenziato l’impossibilità di tale procedura perché si configurerebbe come affidamento diretto. L’Asl e i sindacati sostengono che questi servizi potrebbero già essere internalizzati e con essi gli operatori, ma questa operazione non può essere fatta se non attraverso l’indizione di un concorso. Se si pensa che al Cardarelli ne è stato fatto uno per l’assunzione di operatori socio-sanitari e vi hanno partecipato 16mila persone, gli operatori avrebbero poche o nulle possibilità di risultare vincitori, soprattutto perché gran parte di essi lavora da 10, 15 o 20 anni, ha dunque un’età compresa tra i 40 e i 55 anni che notoriamente è penalizzante in un concorso a cui parteciperebbero giovani non solo campani, ma anche di altre regioni italiane e di altri paesi.

Analoghe situazioni di quella della Asl na1 stanno avvenendo in altre Asl: è evidente che siamo in presenza di un orientamento regionale, che nelle intenzioni punta ad un’internalizzazione dei servizi che negli ultimi vent’anni sono stati cogestiti con il privato sociale che si è fatto portatore di nuove buone prassi, ha costruito progetti considerati all’avanguardia a livello nazionale, e ha raccolto uno straordinario patrimonio di esperienze. La cultura operativa, il rapporto col territorio, la capacità di instaurare relazioni con le comunità e sul territorio sono elementi interrelati che rappresentano il valore aggiunto di quello che il mondo cooperativo ha realizzato. Un esempio su tutti: la promozione di prassi per la salute mentale e la creazione di centri alternativi dopo la dismissione dei manicomi. La Asl invece dimostrando di non avere idea della storia dell’assistenza sanitaria e sociale afferma che nel giro di qualche anno le cooperative dovrebbero scomparire, là dove le Asl stesse sono prive del know how, delle competenze e delle relazioni sul territorio che hanno permesso di offrire servizi integrati di assistenza domiciliare in cui oss, educatori e animatori lavorano in modo sinergico.

La razionalizzazione ipotizzata dalla Regione Campania porterebbe da un lato ad un taglio di circa 10mila posti di lavoro e dall’altro nel notevole peggioramento dei servizi di assistenza e nel venir meno dell’opera di cura per 30/40mila persone.

Per tutti questi motivi gli operatori annunciano una nuova manifestazione per metà ottobre e nuove mobilitazioni.

AdG