L’Italia fanalino di coda in Europa per le politiche di genere, il lavoro femminile e la presenza di donne al Governo

I punti salienti del discorso di Laura Boldrini che ha presentato a Napoli “Obiettivo 62%”.

boldrini gescoE’ un discorso appassionato, lucido e sottilissimo quello che l’Onorevole Laura Boldrini ha tenuto la mattinata del 14 settembre nell’Aula Magna delle Imprese Sociali Gesco per presentare la proposta di legge Obiettivo 62% davanti ad una platea composta da referenti dei sindacati e delle associazioni che lottano in Campania per la parità di genere.

Guarda l’intervista all’On. Laura Boldrini

Dopo Venezia e Torino, Napoli è la terza tappa del tour nazionale della ex Presidente della Camera, Laura Boldrini, “Forza ragazze, al lavoro”, finalizzato al confronto con le realtà territoriali sulla proposta di legge “Obiettivo 62%”. Primo scopo del progetto di legge è mettere in campo una serie di misure stabili e organiche finalizzate a sconfiggere il gender price gap e ad adeguare i livelli occupazionali delle donne in Italia agli standard europei.

L'iniziativa è stata promossa dalla cooperativa sociale E.V.A. (aderente alla rete Di.Re., Donne in Rete contro la violenza e socia del gruppo Gesco), come realtà campana attiva nella tutela dei diritti delle donne, nella prevenzione  e  contrasto della violenza maschile contro le donne, impegnata da anni nell’ambito dell’inserimento lavorativo delle donne in uscita da percorsi di violenza. Obiettivo dell’incontro introdotto da Lella Palladino, presidente della rete DiRe, Donne in Rete contro la violenza, e socia fondatrice della cooperativa sociale E.V.A, è stato raccogliere spunti e opinioni, al fine di costruire un disegno di legge condiviso e promosso dal basso.

L’Aula Magna del Gruppo di Imprese Sociali Gesco (via Vicinale S. Maria del Pianto 61, complesso Inail, Torre 1, 9° piano) è gremita dalle donne referenti delle associazioni femministe e dei sindacati, nonché da donne che grazie al sostegno di progetti e case di accoglienza contro la violenza sono riuscite a ricostruirsi una vita. Tutte ascoltano in silenzio il discorso dell’Onorevole Laura Boldrini che ripercorre le tappe della lotta femminista definita “la più grande rivoluzione del 1900”. Dal 1946, anno in cui finalmente le donne diventano soggetto politico dopo millenni di totale sottomissione e irrilevanza, le donne devono aspettare il 1981 per vedere abolito il delitto d’onore e il matrimonio riparatore e solo nel 1996 lo stupro diventa un delitto verso la persona e non più contro l’onore.

Il Governo del cambiamento talebano 

“Molti indicatori ci dicono che ci sono ancora tante barriere- spiega la Boldrini-. Pensiamo alla Toponomastica: su 100 strade solo 7 sono dedicate alle donne. E se nel Parlamento ci sono il 34% di donne, all’esecutivo ci sono solo 11 donne su 63 membri. Siamo ai minimi storici. Questo è il Governo del cambiamento talebano. Abbiamo il 17% di rappresentanza femminile, rispetto al 54% della Francia e il 65% della Spagna. Il dato italiano è chiaramente più vicino al)% di Kabul che al dato dei paesi europei. Nel decreto dignità non c’è stata una sola riga sull’occupazione delle donne, come se non ci fosse un emergenza. E’ dimostrato che in tutti i paesi democratici lo sviluppo passa per la maggiore partecipazione delle donne, più è alta maggiore è il benessere del Paese. In Italia le donne sono dei gamberi, stanno tornando indietro, ad occhi bassi, non si ribellano. In che paese siamo?”

Le battaglie per le donne portate avanti da Laura Boldrini nella precedente legislatura

Tra i provvedimenti attuati da Laura Boldrini quando era Presidente c’è la ratifica della convenzione Istanbul, il decreto contro il femminicidio e la creazione di un Intergruppo delle donne nonché una sala dedicata alle madri costituenti che hanno rappresentato la politica italiana, al posto di presidente della Repubblica e del Governo uno specchio, “Perché le giovani donne che si specchiano possano pensare che un futuro in cui le donne occupano le maggiori cariche è possibile”.

La discriminazione contro le donne parte dal linguaggio 

“Come mai diciamo “contadina”, “operaia” ma non “avvocata” o “ministra”, come mai le professioni più umili declinate al femminile non sono considerate “cacofoniche” e quelle più elevate si? - afferma provocatoriamente l’ex Presidente della Camera- L’accademia della Crusca ci dice chiaramente che è giusto usare il femminile per le occupazioni delle donne eppure come mai chiamare un uomo “Ministra” fa ridere e chiamare una donna “ministro” no? A volte ho letto cose incredibili tipo “il ministro incinto”.  Eppure le donne sono il 51% della popolazione, allora si adattino gli uomini al femminile. Questo uso maschile del linguaggio ci dice che non si vogliono riconoscere i percorsi delle donne. Se non si dice non si è. Per questo la rivoluzione passa per il linguaggio.

Le donne e l’elefante del patriarcato 

“Spesso sono le stesse donne a non stare dalla parte delle donne – spiega l’Onorevole-. Perché stare dalla parte delle donne significa sfidare gli uomini, andare contro quel patriarcato che è come un elefante in salotto. E’ ancora fortemente interiorizzato dalle donne”.

Boldrini denuncia la presenza di questo ostracismo contro le donne anche in Parlamento: “Le deputate sono riluttanti a occuparsi di questioni di genere perché pensano di perdere l’autorevolezza, come se occuparsi dei fatti delle donne significasse non valere. Oggi in ogni ambito la parola di un uomo conta più di quella di una donna, invece ogni donna dovrebbe farsi carico nel suo ambito della lotta per le donne. Madeleine Albright dice che ci dovrebbe essere un posto speciale all’Inferno per le donne che non aiutano le altre donne a combattere gli ostacoli che loro stesse hanno dovuto affrontare”.

La proposta di legge “Obiettivo 62%”

La legge proposta dall’onorevole Boldrini è volutamente una bozza perché vuole essere una legge partecipata dal contributo delle tante donne che ha incontrato e incontrerà nel suo tour. “E’ un omaggio a Valeria Solesin- racconta- che prima di essere uccisa al Bataclan stava facendo una ricerca comparando il diritto del lavoro in Italia e in Francia. Valeria si chiedeva perché una donna nel nostro Paese debba scegliere tra famiglia e carriera. Il punto è che non c’è un sistema di welfare adeguato, tutte le responsabilità della famiglia ricadono sulla donna, basti pensare che il congedo paternale per gli uomini prima era di 1-2 giorni e noi lo abbiamo portato noi a 4 giorni e nella proposta vogliamo raddoppiarlo e raggiungere i 15 giorni. Le donne a parità di mansioni guadagnano di meno degli uomini: su 1 euro guadagnano 76 centesimi. Per questo le Nazioni Unite parlano del più grande furto della storia.  Inoltre le donne sono impiegate maggiormente nei settori a basso reddito e con contratti a termine e difficilmente raggiungono i vertici”.

Tra le misure proposte nella bozza di legge finalizzate a raggiungere il 62% dell’occupazione femminile, là dove in Italia siamo al 30% e in alcune regioni del Sud come in Campania al 20%:

  1. Razionalizzare ed estendere le misure di sostegno alla genitorialità e ai servizi di cura e di assistenza già previste.
  2. Sgravi contributivi per i datori di lavoro privati che assumano – con contratto a tempo indeterminato – soggetti di qualsiasi età, residenti nel Mezzogiorno, con una maggiorazione dello sgravio in caso di assunzione di donne.
  3. Potenziamento della conciliazione vita-lavoro (realizzando anche un rafforzamento indiretto del welfare aziendale) sostegni economici in base al reddito.
  4. Rapporti aziendali che dichiarino le differenze salariali tra uomini e donne.
  5. Promozione dell’imprenditoria femminile
  6. Lotta alle discriminazioni sul lavoro.

Lotta alla violenza contro le donne a partire da quella della politica

“ Se non si aumenta l’occupazione non ci sarà libertà dalla violenza” ha sottolineato Laura Boldrini vittima in prima persona della dilagante violenza sessista nell’abito della politica. L’onorevole e sua figlia sono state più volte prese di mira con beceri attacchi intimidatori attraverso il web, tra cui quello vergognoso per l’intero Paese del sindaco Camiciottoli che commentando il processo agli stupratori di Rimini ha scritto: “Potremmo dare loro gli arresti domiciliari a casa della Boldrini, magari le mettono il sorriso...”. Boldrini ha accusato pubblicamente e portato a processo Camicittoli come segno non solo di giustizia contro la violenza subita, ma come simbolo di una battaglia che interessa tutte le donne vittime di soprusi e molestie dal lavoro alla politica. Al processo si è costituita parte civile anche la Rete Di.Re.

 “Tra i paesi europei, solo in Italia c’è questo modo degradante di fare politica utilizzando attacchi sessiti contro le donne - racconta Boldrini-. Solo in Ruanda e in Bosnia ho visto la stessa modalità di intimidazione delle donne attraverso nefandezze e minacce a sfondo sessuale. In Italia sembra scontato che se le donne vogliono avere un peso nella sfera pubblica dovranno pagare sconcezze, minacce. Incontro tante ragazze che vorrebbero fare politica, ma quando vedono le reazioni degli uomini contro le donne sui media non se la sentono. Questo, da quando occupo una carica pubblica mi è accaduto ogni giorno: da Matteo Salvini, attuale Primo Ministro, che fece vedere una bambola gonfiabile dicendo che ero io, alla  nefandezza di Camiciottoli che istiga allo stupro, a Grillo che dichiarò “Cosa fareste alla Boldrini in macchina?” Quando vado all’estero e semplicemente racconto questi episodi le persone si indignano. Perché è una cosa gravissima istigare allo stupro. In Italia stiamo zitte. Se non ci indigniamo per questo, quando lo faremo? Bisogna fare squadra, reagire alla ferocia. I politici americani si sono dichiarati femministi, qui in Italia non ce ne è nessuno. Donne e uomini che hanno a cuore la democrazia devono reagire al degrado”.

La politica è specchio di una tragica realtà che riguarda tutte le donne. Su 1 milione e 400 mila donne che hanno subito molestie sul posto di lavoro, solo il 9% hanno denunciato. Per questo Boldrini propone l’istituzione di una figura di riferimento per denunciare e prevenire le molestie sul luogo di lavoro.

La lotta delle donne per la Felicità

Il discorso di Laura Boldrini si chiude con un appello a mobilitarsi: “Ci siamo rassegnate al peggio. Abbiamo introiettato l’idea che abbiamo perso. Ma non è giusto continuare a sopravvivere, abbiamo il diritto a vivere bene, ad essere felici. Per farlo dobbiamo essere unite e mobilitarci, scendere in piazza come si fa in altre città del mondo”.

I lavori hanno visto gli interventi di Elena de Filippo, docente di Sociologia delle Migrazioni all’università Federico II e presidente della Cooperativa Sociale Dedalus; Chiara Guida, referente del Collettivo 105; Clara Pappalardo, referente dell’Arci Donna Napoli; Marianna Giordano, referente dell’Orsa Maggiore e del CISMAI (Coordinamento Italiano Servizi Maltrattamento all'Infanzia) per la Regione Campania; Daniela Santarpia, coordinatrice dei progetti di inserimento lavorativo della rete Di.Re. e presidente della cooperativa E.V.A.; Maria Pia Pizzolante, referente di Futura; Alessia Tuselli, assegnista di ricerca al centro interdisciplinare di studi di genere all’università di Trento che ha denunciato il gap della presenza femminile ai vertici dell’Università.

Leggi il PDL Obiettivo 62%

Alessandra del Giudice