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Sabato 20 Aprile 2024




La crisi del Welfare: posti di lavoro persi e perdita di benessere per l’intera collettività

welfare sett 2018Diecimila operatori perderanno il lavoro, trentamila famiglie l’assistenza. La crisi regionale del Welfare in Campania non riguarda solo gli operatori sociali ma l’intera società napoletana che vedrà nei prossimi anni accrescere il proprio malessere. Con l’imperativo di Sergio D’Angelo: “Non è solo affar nostro” e un appello al dialogo a Comune e Regione si è chiusa l’assemblea regionale degli operatori sociali e socio-sanitari della Campania, promossa l’11 settembre da Gesco.

C’è il rischio concreto che in due-tre anni l’intero sistema di assistenza socio-sanitaria in Campania si smantelli e che diecimila operatori restino senza lavoro e circa 30mila famiglie senza sostegno e cura. È l’allarme lanciato l’11 settembre nel corso dell’assemblea indetta dal Consorzio di Imprese Sociali Gesco sui temi dell’integrazione tra pubblico e privato sociale e della crisi del sistema dei servizi sociali e socio-sanitari. L’incontro, che si è svolto in una sala conferenze del Modernissimo piena di persone ed è stato moderato da Giacomo Smarrazzo direttore di Gesco, ha visto la partecipazione degli operatori sociali, degli utenti, dei familiari e degli esponenti di numerose organizzazioni sociali tra le quali: Forum Terzo Settore Campania, Legacoopsociali,  Federconsumatori Campania, Fish/Federhand Campania, Unione Ciechi e Ipovedenti Napoli,  Associazione Tutti a Scuola, Associazione Jonathan, Cooperativa L’Orsa Maggiore,  Psichiatria Democratica, Arcigay Napoli, Cooperativa sociale, le segreterie regionali di Cigl e Cisl. 

“Stiamo assistendo a un progressivo depauperamento del welfare e del settore socio-assistenziale in particolare – ha detto il presidente di Gesco Sergio D’Angelo – dal punto di vista culturale, sociale ed economico. In nome della necessaria e condivisa riorganizzazione della sanità regionale, le Asl sono concentrate soprattutto sui presidi ospedalieri e sul numero dei posti letto, trascurando l’importanza del ruolo del territorio, del valore dell’integrazione socio-sanitaria e della funzione assicurata in questi anni dal terzo settore, mettendo in crisi le esperienze migliori e i progetti che, più di altri, avevano contribuito a creare quel poco di innovazione presente nel territorio regionale. Accorpamento e chiusura di servizi, tagli della spesa, medicalizzazione degli interventi: l’unica attenzione sembra essere alla spesa pubblica, scelta che viene pagata direttamente dalle persone. Se il trend continua così, non è difficile ipotizzare che nell’arco di due tre anni  chiuderanno tanti servizi e progetti innovativi nei settori della salute mentale, delle tossicodipendenze e delle disabilità, e questa operazione comporterà, quasi certamente, la perdita di posti di lavoro che su base regionale noi stimiamo poter essere di circa 10 mila unità e l’assistenza a 30mila famiglie”.

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Con il suo solito stile franco e diretto Toni Nocchetti dell’associazione Tutti a Scuola ha denunciato una politica che non guarda in faccia i problemi reali delle persone: “Bisogna capire quale è l’idea del Paese che abbiamo e capire in linea pratica cosa fare. Lo dobbiamo a persone come un mio vicino che ha fatto il trasportatore di mobili tutta la vita, un attento conoscitore di musica e appassionato di canto, ora che ha avuto un ictus non si può permettere di pagare qualcuno che lo assista. Anche quest’anno, nonostante il Ministero alla disabilità l’anno scolastico inizia senza assistenza per i bambini disabili. Mi fa riflettere che un’associazione con cui sono in contatto mi ha raccontato che a Milano è stato destinato un intero stabile ai ragazzi autistici e che è stato ristrutturato dal Comune che ha anche messo a disposizione dei sussidi mensili. Al Sud è come se ci trovassimo su un altro pianeta ed essere governati da chi proponeva un referendum per l’indipendenza del nord fa pensare a quanto nel Meridione rischiamo di restare indietro. Allo stesso tempo il Governo propone misure come la Flat tax favorisca i ricchi e penalizzi i poveri”.

Anche Rosario Stornaiuolo, presidente di Federconsumatori denuncia un paese spezzato in due: “Sono usciti in questi giorni i dati sulla refezione scolastica: se a Palermo mangiano 2 mila bambini a scuola, a Firenze, che è molto meno densamente popolata, mangiano 22 mila. Penso poi ai 300 bambini in lista d’attesa nella Asl Napoli 1 per la visita che accerti se hanno lo spettro autistico, là dove è ormai conclamato che prima arriva la diagnosi, meglio si può intervenire. Oggi non si discute di immigrazione, ma si fa diventare l’immigrazione un problema di ordine pubblico, non si parla di povertà, ma di come nascondere i poveri. Bisogna rilanciare l’idea della solidarietà, di guardare al più debole. Questa è una battaglia di tutti, bisogna creare reti, perché da soli non si va da nessuna parte”.

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Il parere degli intervenuti è unanime: siamo in presenza di un momento di regressione del Welfare, tanto che Enzo Cuomo, operatore sociale della Cooperativa Era, ha detto “Si stava meglio quando si stava peggio” facendo riferimento al periodo della lotta di Welfare non è un lusso. Negli ultimi anni tanti operatori specializzati che facevano con amore il proprio lavoro lo hanno perso perché non potevano sostenere la precarietà, “Mi hanno fatto venire paura e mi hanno fatto lasciare un lavoro che amo e mi hanno trasformato in un precario che lavora al Pronto Soccorso. C’è stata una distruzione sistematica di ciò che abbiamo costruito in questi anni, delle relazioni di cura con i pazienti poiché hanno ridotto al minimo le ore lavorative. Lotto da 4 anni per i miei diritti ma trovo un muro di indifferenza”, ha denunciato Manolo Ciancio, ex operatore della cooperativa Novella Aurora.

Dopo 10 anni dalla lotta “Il Welfare non è un lusso” si torna a lottare, tuttavia questo periodo non è trascorso invano. “Quelle del Welfare non è un lusso, sembrano immagini di secoli fa ma siamo ancora qui: abbiamo degli altissimi livelli di specializzazione e competenza degli operatori che non ci sono in altri settori. Eppure non c’è riconoscimento da parte delle istituzioni. Il Terzo settore vuole dialogare, è indispensabile ricreare un tavolo per ascoltare pensiero delle associazioni”, ha dichiarato Angelica Viola presidente dell’Orsa Maggiore.

“Se vogliamo costruire un modello di rapporti e relazioni dovremmo discutere con chi fa i progetti e portare la nostra esperienza reale – ha chiarito il referente di Fish Federhand Giampiero Griffo-, non avere servizi decisi dall’alto. Ad esempio alle persone con disabilità oggi si offre l’assistenza, ma non c’è alcun supporto e accompagnamento alla vita indipendente.  Se il welfare nasce nel dopo guerra come opera caritatevole, oggi, in una società basata sui diritti umani, il welfare dovrebbe permettere alle persone di partecipare come gli altri, superando l’ineguaglianza e l’esclusione”.  Ha concluso l’assemblea Sergio D’Angelo: “In questi anni abbiamo occupato un terreno che la politica non ha saputo occupare. Non è pensabile la scomparsa del valore di tutto ciò che abbiamo fatto perché non è solo affar nostro. Mi piacerebbe tornare a discutere con le istituzioni se ciò che stiamo patendo possa riguardare solo noi e gli operatori sociali. Il benessere delle 40 mila persone di cui vi siamo occupati in questi anni ha a che fare con il livello di benessere dell’intera collettività. Non può essere separata lotta di difesa del lavoro dalla difesa dei servizi. Vogliamo difendere ciò che si è costruito in questi anni perché è patrimonio di tutti, sta alle istituzioni riconoscerlo”. Proprio per non sprecare le competenze e le prassi sviluppate in tutti questi anni è necessario fare fronte comune e ristabilire un rapporto con le istituzioni, pertanto dall’assemblea è stato lanciato l’invito al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca di avviare un nuovo dialogo con il terzo settore e di valorizzare il modello operativo nella gestione dei servizi socio-sanitari costruito attraverso l’integrazione tra pubblico e privato sociale, orientato alla cura e all’emancipazione delle persone dal disagio,  con percorsi di socializzazione, autonomia abitativa, lavoro concreto. Presto un nuovo incontro operativo con cittadini, operatori, referenti del Terzo Settore.

Alessandra del Giudice

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