“Salvini vieni a mangiare al Kikana!”

Parla il ragazzo maliano, chef del ristorante multietnico, vittima di attacchi razzisti

malianoBouyagui Konatè, 21 anni, è il giovane maliano, vittima la settimana scorsa a Napoli di attacchi razzisti, proprio in coincidenza della Giornata Mondiale del rifugiato. Qualcuno gli ha sparato da una macchina in pieno centro ed è rimasto ferito all’addome da colpi di fucile caricato a pallini; un gesto simile a quello avvenuto qualche giorno prima a Caserta, dove era stato accompagnato dal grido “Salvini! Salvini!”.

Konatè, però, da giovane determinato e sereno quale è, mostra di reagire bene all’accaduto: lui non smetterà di fare ciò che fa e di inseguire il suo sogno.

Bouyagui, infatti, è lo chef del ristorante multietnico Kikana nonché presidente della cooperativa sociale Tobilì, si sta facendo strada nel mondo della cooperazione, oltre che nella cucina, e guarda molto lontano. Insieme ad altri due rifugiati, e a due ragazzi napoletani, a fine 2017, ha dato vita al primo ristobar (in via del Parco Margherita 12/a, Napoli) in Campania gestito da giovani italiani e migranti insieme.

La dichiarazione all’assemblea nazionale Legacoop

Bouyagui Konate a Roma ieri ha parlato davanti alla direzione nazionale di Legacoop. Ha spiegato perché ha scelto il lavoro in cooperativa con il catering e poi il ristorante multietnico di Tobilì.

“Inviterei Salvini al mio ristorante, ma so che lui non verrebbe mai”, ha dichiarato a margine dell’incontro romano all’agenzia Dire, il giovane del Mali. “Gli cucinerei il samosa, un piatto che ho presentato a Masterchef. E siccome deve fare un po’ di dieta, anche riso con verdure, piatto semplice per uno che non deve mangiare carne, che contiene molti grassi”, dice. 

Il sogno di aprire un altro ristorante

Dopo quanto è accaduto, il giovane proveniente dal Mali, ha incassato la solidarietà di molte associazioni e istituzioni, naturalmente. Senza perdere il sorriso, Konatè, sempre nell’incontro nazionale Legacoop, ha spiega cosa significhi per lui lavorare nella cooperazione sociale: “Mettere le proprie passioni insieme per raggiungere un obiettivo comune. Io sono il presidente ma non decido nulla, il senso è che ogni decisione si prende insieme ai soci. E se non ci sarò io, ci sarà una altra persona che porta avanti lo stesso progetto”. Ora Bouyagui, che coltiva il sogno di aprire anche un altro ristorante visto il successo del Kikana, si sta occupando anche di altro. Scrive progetti, sta acquisendo competenze nuove nell’ambito dell’imprenditoria sociale e la cosa gli piace: “Un proverbio africano a cui sono molto legato dice un solo dito non può prendere nulla ma una mano può prendere tutto”.

Il Kikana: cucina, accoglienza e cooperazione sociale

Il ristorante Kikana (che fa anche catering multietnico, chef a domicilio, corsi di cucina) è gestito dalla cooperativa sociale Tobilì, in collaborazione con l’associazione Narghilé. Kikana in lingua bambarà del Mali vuol dire “vieni qua”. In Senegal “chi sei”. Già dal nome è chiara l’intenzione: il ristorante vuole essere un rifugio dei sapori, delle culture e dell'integrazione, un luogo dove esplorare nuove culture, attraverso le arti visive e musicali, ma sopratutto attraverso il cibo africano e mediorientale.

Kikana è l’ulteriore frutto di un percorso di integrazione e di inserimento socio-professionale, iniziato nel 2015 e incentrato sulla gestione di start up innovative, avviato da LESS Impresa sociale ONLUS – ente gestore del progetto IARA – Integrazione ed Accoglienza per Rifugiati e richiedenti Asilo – SPRAR Comune di Napoli.

Il progetto aveva già dato vita alla cooperativa multietnica di catering Tobilì che propone la cucina etnica come strumento di mediazione interculturale svolgendo differenti attività, quali: l’offerta di servizi di catering etnico, l’organizzazione di corsi di cucina per la preparazione di piatti tipici dei paesi africani e mediorientali, lo svolgimento di iniziative di promozione di dialogo interculturale. L’attività ha il sostegno di Coopfond, fondo di promozione di Legacoop.

M. N.