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Intervista a Marika Visconti, presidente di Less Onlus 

marika viscontiContinua il nostro viaggio per cogliere, attraverso le parole degli esperti, una visione delle politiche che potrebbero essere messe a punto per le persone più fragili da parte del nuovo Governo. Dopo Andrea Morniroli della Dedalus, incontriamo Marika Visconti. Alla luce del drammatico blocco dei porti, la presidente della LESS Onlus ci spiega quali sono gli stati d’animo suscitati dal nuovo Ministro degli Interni Salvini e quali i rischi concreti di arretramento delle politiche di accoglienza. 

LESS, impresa sociale Onlus, gestisce dal 2004 per conto del Comune di Napoli il progetto IARA, Integrazione e Accoglienza per Rifugiati e richiedenti Asilo inserito nella rete nazionale del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR). Inoltre la LESS gestisce anche dei Cas a Napoli, Afragola e Mugnano e dal 2018 il progetto SPRAR nel comune di Procida, il primo progetto di accoglienza in Italia in una piccola isola. 

Qual è lo stato d’animo con cui la Less guarda a Salvini Ministro dell’Interno?

C’è una grande preoccupazione. Dalla campagna elettorale fino all’omicidio di Soumayla e ora con la chiusura dei porti il clima politico si è dimostrato molto aggressivo. Dopo tutti i passi in avanti fatti in questi anni nel far considerare nella percezione comune il migrante un cittadino -dai servizi sociali tout court, ai servizi socio sanitari sempre più con fatica attenti alla diversità culturale - oggi è estremamente pericoloso fare la differenza tra cittadino italiano da tutelare e cittadino migrante da vessare. In un momento storico di particolare violenza, è facile sfogare il proprio odio verso i più deboli. Se questa cosa è tollerata anche da un punto di vista politico e addirittura incentivata questo determina una situazione di caos incredibile.

Concretamente come saranno modificate le politiche migratorie?

Finalmente si era iniziata a vedere una certa attenzione alle problematiche specifiche dei migranti e invece ora il rischio è l’aumento delle vulnerabilità. Ciò che emerge dai vissuti in modo drammatico è l’incremento della violenza subita, che le persone portano sempre di più scritta sulla pelle, oltre che come segni psicologici. La detenzione sine die nelle carceri libiche, le torture e gli abusi subiti prima di giungere in Italia producono effetti lampanti e concreti sulle persone. Più aumenta l’indifferenza europea, più la platea delle persone estremamente vulnerabili aumenta. Se da un lato in Italia si stava facendo un lavoro di sistema, ora probabilmente si ricomincerà da zero. Al di là del fatto che continua ad esserci un’estrema ignoranza dei cittadini rispetto alle politiche migratorie. È  talmente tanto costoso mettere in moto il sistema delle espulsioni che saranno i più deboli ad essere espulsi. Inoltre la creazione di grossi centri regionali di accoglienza, l’abbiamo già vissuta con l’Emergenza Nord Africa ed è stato un esperimento fallimentare poiché ha determinato situazioni di mega ghetti senza alcuna possibilità di inclusione, come nel caso del Cara di Mineo.

Uno dei temi caldi su cui fa leva il Ministro dell’Interno è quello delle infiltrazioni…

Le dichiarazioni sui “vice scafisti” riferite a chi salva le vite umane è il segno dell’incapacità di comprendere ciò che sta accadendo. Immaginare che si possano riportare indietro quelle persone o che non siano richiedenti asilo è inumano. D’altra parte le Prefetture solo ora si stanno dotando di strumenti per monitorare la gestione dell’accoglienza. E noi per primi che ce ne occupiamo vogliamo essere controllati perché questo ci tutela da chi dei fondi pubblici fa un uso diverso. Altro è dire che l’Italia non garantisce più il diritto all’accoglienza a chi è ancora richiedente asilo e fino alla decisione definitiva in merito allo status. Già il decreto Minniti Orlando ha ridotto le garanzie procedurali perché è stato eliminato un grado di giudizio, l’appello, e perché il ricorso viene effettuato a porte chiuse senza che il richiedente possa essere ascoltato.

Al momento la rete Sprar quante persone raggiunge?

Gli Sprar non raggiungono più del 20% delle persone in accoglienza, i Cas più del 70%. Il sistema preponderante dell’accoglienza è quello dei Cas e si inciderà su quello. Il precedente governo ha incentivato i Comuni ad aderire alla rete Sprar ed evidentemente questa incentivazione non ci sarà più. Inoltre, spesso anche quando le persone hanno ottenuto lo status di rifugiato hanno ancora bisogno di supporto attraverso servizi di accompagnamento all’autonomia considerata la difficoltà di trovare un alloggio e di mantenere il posto di lavoro, e il Piano per l’integrazione e i Fondi FAMI andavano nella direzione di implementare un accompagnamento di lungo periodo. Oggi, se si dichiara che gli asili nido saranno destinati solo ai bambini italiani, anche l’equiparazione tra un italiano e un cittadino immigrato viene messa in discussione. Temiamo che oltre ai diritti di cittadinanza anche i diritti umani vengano cancellati e la vicenda della nave Acquarius con i suoi 629 ostaggi ne è la prova evidente.

Alessandra del Giudice