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venerdì 29 Marzo 2024




Napoli Est, il riscatto dei giovani della periferia dimenticata

Io non ci stoLa criminalità organizzata non lascia in pace nemmeno la periferia orientale di Napoli che sta vivendo, nelle ultime settimane, in un vortice di violenza e recrudescenza nel quale i (tristi) protagonisti sono, purtroppo, anche i giovani. Fenomeni diversi si incrociano in un contesto delicatissimo nel quale operano, con fatica, tante realtà: scuole, parrocchie, associazioni.

Giovani violenti, “stese” anche in periferia

Le “stese”, ovvero le scorrazzate sui motorini seguite da spari in aria, sono state registrate in vari punti di Napoli Est, a San Giovanni a Teduccio ma anche a Barra. L’ultima, in ordine cronologico, quella in via Villa Bisignano. Come raccontato dal Mattino, il fatto si è verificato durante una festa in strada mentre si esibiva un cantante in omaggio a degli sposi: “Una decina di giovani arrivati su cinque scooter che, passando poco lontano dalle persone che stavano festeggiando, hanno esploso diversi colpi di pistola verso l’alto”. La cronaca dell’ennesimo episodio di terrore in una periferia che da anni è costretta a vivere – o meglio a convivere – con dinamiche criminali feroci.

La camorra cerca di riconquistare spazi

La guerra tra i sodalizi criminali per il controllo del territorio e in particolare delle attività illecite, in particolare per le piazze di spaccio. Non solo la camorra con i suoi forti interessi in un contesto socio-economico preoccupante. Sullo sfondo c’è anche la delicata questione giovanile che si lega, in alcune zone e in alcune circostanze, anche alla criminalità comune. Sono i casi in cui i giovanissimi perdono la loro ingenuità e diventano un problema, anzi una emergenza. Casi estremi diventati troppo spesso ordinari, quelli fatti di abbandono scolastico e allontanamento da ogni occasione di crescita, formazione e socializzazione. Un terreno fertile per la criminalità dei quartieri della periferia che li assolda a servizio del clan.

Un contesto precario per tanti giovani

La periferia orientale conosce tutti i problemi delle città contemporanea: la povertà, la disoccupazione, la criminalità organizzata di stampo camorristico – l’ultimo omicidio il 26 aprile nel rione Conocal di Ponticelli - che si associa e si lega alla criminalità comune. A pagarne le spese sono quei giovani troppo spesso lasciati soli. Un disorientamento che può essere anche fatale se non affrontato adeguatamente.

Il ruolo della scuola per ripristinare la “normalità”

“Il polso della situazione a volte mi sfugge di mano: non sempre ho delle risposte adeguate da poter offrire ai ragazzi” dice Anna Riccardi, docente in un istituto comprensivo a Barra, che racconta situazioni al limite come quella di genitori che sottraggono i figli alla scuola “per portare avanti la famiglia”. Ci sono “ragazzi che oltrepassano il confine delle regole senza neanche rendersi conto, senza neanche avere la possibilità di sapere e conoscere che esiste l’altra faccia della medaglia” dice la professoressa. “La scuola può e deve mettersi al servizio di queste ragazze e ragazzi ma le si deve dare la possibilità di uscire dalla burocrazia e dai soliti programmi per connetterla realmente con il territorio e i suoi cittadini” afferma Riccardi che aggiunge: “Il lavoro dell’insegnate riguarda anche la diffusione dei valori come solidarietà, onestà, non violenza, giustizia. Ma non è facile, spesso mi sento sola: abbiamo bisogno di più risorse economiche ma anche di un capitale umano che non veda la scuola come un secondo lavoro o un lavoro da 18 ore”.

Serve una nuova identità per il territorio

“Se si viene pagati 40euro per una “stesa” vuol dire che c’è una grande emergenza sociale. Una emergenza che si palesa nei dati. San Giovanni a Teduccio risulta negli ultimi posti per occupazione, abbandono scolastico, sicurezza. C’è tanto da lavorare” dice Roberto Malfatti della Cooperativa Sepofà e portavoce del movimento “Napoli Z.E.T.A.”, gruppo di realtà attive nella periferia orientale di Napoli. “I ragazzi – dice Malfatti - ci dimostrano ogni giorno, anche nelle piccole cose, che la voglia di reagire c’è. Bisogna saperla intercettare. É fondamentale dare una nuova identità al territorio, che è molto giovane ma rischia una dispersione senza precedenti”

Lo Stato esiste ma è difficile riconoscerlo in certi quartieri

Ne è convinto anche Malfatti: “La politica locale, municipale e comunale, è lontana anni luce dai cittadini e dai problemi del quartiere. Il collettivo ZETA vuole porsi proprio in questo vuoto istituzionale, portando avanti le istanze dimenticate come quelle dell’emergenza sociale, abitativa, ambientale. Non dimentichiamo che San Giovanni a Teduccio ha il tratto di costa più inquinato della città e la questione Q8 quanto mai aperta”.

di Alessandro Bottone

 

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